venerdì 16 novembre 2012




SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 23/10/12



INDICE



Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it

POSIZIONE DI MEDICINA DEMOCRATICA IN MERITO ALL'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA 
AMBIENTALE (AIA) PER L'ILVA DI TARANTO



ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it

"...UN TRENO CARICO DI STRESS": RICERCA PSICOFISIOLOGICA SU MACCHINISTI E 
CAPITRENO, CONVEGNO PRESENTAZIONE RISULTATI. ROMA, 21-11-2012. 1° AVVISO.



USB Perugia perugia@usb.it

INQUINAMENTO A SPOLETO



CUB Sanità della Provincia di Torino

ASL TO 1 A RISCHIO ESPOSIZIONE ALL'AMIANTO E LA CHIAMANO SANITA'


Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

MATTIA PASCAI IL GIOVANE MORTO SUL LAVORO LAVORAVA IN NERO E NON E' NEPPURE 
CONSIDERATO UN MORTO SUL LAVORO NON DISPONENDO DELL'ASSICURAZIONE



Erika nilams@alice.it

DA FREE ITALIA DIECI VALIDI CONSIGLI PER PROTEGGERSI DAL CELLULARE



Senzapatria News anarres56@tiscali.it

ILVA DI TARANTO: NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA



COBAS Ravenna cobasravenna@libero.it

TARANTO: DRAMMATICI DATI - L'APPELLO DELLA RETE NAZIONALE



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Da: Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it

Data: 18/10/2012 10.58

A:

Ogg: POSIZIONE DI MEDICINA DEMOCRATICA IN MERITO ALL'AUTORIZZAZIONE 
INTEGRATA AMBIENTALE (AIA) PER L'ILVA DI TARANTO


POSIZIONE DI MEDICINA DEMOCRATICA IN MERITO ALL'AIA PER L'ILVA DI TARANTO.
http://www.medicinademocratica.org/article.php3?id_article=432

Con queste note si intendono portare all'attenzione alcuni aspetti relativi 
al documento in questione sia in merito al suo scopo che ai contenuti. Si 
premettono alcune considerazioni generali fondate sui seguenti tre aspetti.

Da quanto riportato nelle premesse dell'atto lo stesso si basa 
essenzialmente su un documento (un "piano complessivo di adeguamento") 
"presentato dall'azienda con nota DIR 175/2012 del 25.09.2012" , i contenuti 
dello stesso vengono "accettati" o meglio si "ritiene che l'esercizio 
dell'impianto potrà avvenire nel rispetto da parte dell'Azienda del piano di 
adeguamento presentato e del relativo crono programma come modificato dalla 
Commissione IPPC".

Nelle pagine precedenti si afferma anche che il gruppo di lavoro di 
revisione della AIA rilasciata il 4.08.2011 era incaricato anche di 
"concludere il parere tecnico per i profili concernenti : a) l'integrazione 
nella documentazione istruttoria dell'ordinanza del GIP del Tribunale di 
Taranto, nella parte riguardante la disposizione per il risanamento 
ambientale degli impianti" nonché di applicare le BAT del settore 
siderurgico licenziate dalla Commissione Europea con decisione 2012/135.

Il parere istruttorio in questione è intermedio ovvero si riferisce ad 
aspetti considerati prioritari e vanno a sostituire parzialmente le 
prescrizioni della AIA vigente "che riguardano le aree oggetto di 
sequestro".

Appare stridente l'esito della comparazione tra due diverse premesse 
dell'atto : da un lato la presa d'atto dell'emersione delle emergenze 
ambientali connesse con l'esercizio degli impianti e dall'altro 
l'affermazione che le modifiche dell'AIA vengono definite accettando 
integralmente le proposte dell'Azienda (con qualche ritocco sul 
cronoprogramma). Sembra che venga affermato, implicitamente, un ruolo 
"subordinato" del gruppo istruttore chiamato ad una semplice valutazione 
della congruità delle proposte aziendali.

Per una valutazione congrua di tali aspetti occorrerebbe disporre 
dell'intera corrispondenza tra Gruppo istruttore (e gruppo di lavoro) e 
gestore, richiamata nelle premesse del parere in esame, ma dagli elementi a 
disposizione tale conclusione appare avere un fondamento.

Dalle notizie stampa inoltre il parere istruttorio intermedio in esame non 
riguarderebbe solo le "aree sottoposte a sequestro" ma costituirebbe anche 
una "risposta" alle questioni oggetto del provvedimento di sequestro 
preventivo del 25.07.2012 emesso dal GIP Dr.ssa Patrizia Todisco quasi che 
le prescrizioni e le autorizzazioni ivi contenute fossero finalizzate alla 
modifica del decreto stesso se non al dissequestro delle aree interessate. 
E' evidente che ciò è incongruo in quanto è pacifica la differenza (le 
competenze e gli atti connessi) tra un procedimento giudiziario per reati 
penali contro l'ambiente e la salute collettiva (si rimanda alle imputazioni 
richiamate nella ordinanza del Giudice del riesame del 7.08.2012) ed 
eventuali inadempienze di un gestore nella attuazione delle prescrizioni di 
una AIA (nei casi previsti e puniti dall'art. 29 quaterdecies del Dlgs 
152/06).

Tenendo conto della forma del documento in esame si seguirà l'ordine ivi 
previsto e, per ogni prescrizione o per gruppi di prescrizioni, verranno 
fornite osservazioni e/o evidenziate le criticità che si ritiene opportuno 
evidenziare. Sul piano di monitoraggio ci si limita ad alcune considerazioni 
generali non avendo potuto approfondire adeguatamente il tema per il tempo 
limitato a disposizione dall'invio del parere.

Ci si riserva comunque, su tutti i temi del parere in questione, la 
presentazione di ulteriori note e osservazioni. Il parere inizia (e si 
conclude - v. punto 3.10) con il rinvio di ulteriori momenti di riesame : al 
completamento del "documento per la valutazione del danno sanitario"; alla 
valutazione della fattibilità del progetto "installazione filtri a maniche a 
valle del MEEP" progetto di copertura dei parchi primari (che costituisce 
anche la prescrizione 1, presentazione entro 60 giorni di progetto e sua 
realizzazione entro 36 mesi).

La indicazioni relative alla (possibile) installazione di filtri a maniche 
nella fase di agglomerazione (non è chiaro se ci si riferisca alla emissione 
E312) fa emergere un aspetto procedurale non secondario. La commissione 
istruttoria e il gruppo di lavoro in questo caso (come in diversi altri che 
emergono dall'esame delle prescrizioni contenute nel parere) non sono state 
in grado di definire quali siano le caratteristiche tecnologiche che il 
gestore deve adottare per l'esercizio dell'impianto in grado di soddisfare i 
principi previsti dalla normativa IPPC. In particolare l'adozione delle 
migliori tecniche disponibili. Si ammenta che sancire che una tecnica 
disponibile non sia applicabile a un impianto esistente non può che 
determinare una AIA che definisca i termini e i tempi di dismissione di quel 
dato impianto. Considerato che il parere in questione (come pure la 
precedente AIA) non determina la cessazione di nessun impianto (eccezion 
fatta di quegli impianti ed attività che che l'impresa stessa ha definito di 
voler cessare, come l'esercizio dell'altoforno AFO/3 e l'attività di 
recupero di zolfo da rifiuti) occorre ritenere che il gruppo istruttore ha 
considerato tutti gli altri impianti e attività adeguati o adeguabili alle 
BAT.

Se tale considerazione è corretta il parere contiene diversi passaggi in 
contrasto con tale conclusione, per la parte relativa alla "adeguabilità" 
alle BAT, ogni qualvolta si prescrive al gestore di presentare "valutazioni 
di fattibilità" e non progetti esecutivi finalizzati alla realizzazione di 
specifici interventi (semmai prospettando diverse alternative tecnologiche 
di equivalente risultato).

Non si può lasciare al gestore la "valutazione" della fattibilità o meno di 
applicazione di una BAT, questo è (dovrebbe essere) compito del Gruppo 
istruttore. Le prescrizioni dalla 2 alla 4 riguardano interventi di 
riduzione delle emissioni diffuse dai cumuli dei materiali nei diversi 
parchi/depositi (Riduzione giacenze stoccaggi parchi primari del 30 % 
rispetto al valore medio del 2011 e diminuzione altezza massima dei cumuli; 
riallocazione dei cumuli del parco minerali - entro 30 giorni ; 
realizzazione di edifici chiusi per le aree di deposito di materiali 
polverulenti diversi dai parchi primari (entro 1 anno). Dalla prescrizione 7 
alla 12 vengono indicate come prescrizioni gli "impegni del gestore" 
concernenti attività gestionali finalizzate alla riduzione delle emissioni 
diffuse dai cumuli e dalla movimentazione dei materiali.

Analogamente, le prescrizioni da 13 a 15 indicano le prescrizioni gestionali 
relative alle giornate ventose (wind day ovvero presenza per un intero 
giorno di velocità del vento superiori a 5 m/s, per un periodo di almeno 3 
ore di provenienza dal IV quadrante e assenza di precipitazioni). Tali 
aspetti verrebbero risolti (o quasi) definitivamente con la prescrizione 1, 
ovvero con presentazione entro 60 giorni di progetto e realizzazione entro 
36 mesi della copertura integrale (?) dei parchi primari.

Se la prescrizione della copertura è certamente condivisa, i tempi di 
realizzazione e la non precisa individuazione (e quindi completezza) delle 
aree interessate ne riducono fortemente la valenza (anche tenendo conto che 
questo tema è sollevato da anni dalle popolazioni residenti e anche oggetto 
di sentenze di condanne precedenti al procedimento in corso).

Prescrizione 20 - divieto di utilizzo di petcoke e catrame. Si concorda con 
il divieto, si sottolinea che l'AIA vigente consentiva l'utilizzo di tali 
materiali, pur essendo caratterizzati da concentrazioni maggiori di elementi 
problematici (zolfo ma non solo), sul presupposto che i sistemi di 
abbattimento esistenti sarebbero bastati a rendere "non significativo" 
l'impatto aggiuntivo ipotizzabile.

Prescrizione 21 - utilizzo di sottoprodotti (qualificati come tali 
dall'azienda). Pur non disponendo della documentazione aziendale in materia 
si ritiene che quanto indicato nella AIA sia comunque inadeguato. La 
prescrizione subordina l'utilizzo dei (presunti) sottoprodotti alla 
presentazione di documentazione attestante il rispetto delle condizioni di 
cui all'art. 184 bis comma 1 DLgs 152/06. Considerato che l'attività 
suddetta viene svolta nell'ambito di una attività di AIA è opportuno, 
all'inverso, che sia l'autorità competente a fissare le specifiche 
condizioni (caratteristiche, fasi e modalità di utilizzo dei 
"sottoprodotti") in virtù delle quali viene riconosciuto e consentito 
l'utilizzo di "sottoprodotti".

Inoltre, nonostante, si faccia riferimento alle BAT della Decisione UE 
28.02.2012 non si è trovata traccia di verifiche ovvero di prescrizioni 
specifiche sul tema dei sottoprodotti (v. punto 1.1.4 della Decisione 
suddetta).

Prescrizione 22 - l'utilizzo (recupero) di rifiuti quali rottami ferrosi e 
scaglie di laminazione. Le attività previste e indicate nella AIA vigente 
(9.6.4.5 e 9.6.4.7) riguardano sia l'attività di messa in riserva per la 
produzione di materia prima secondaria (o EOW) - R13 che quella di recupero 
(riciclo) R4. La prescrizione introdotta riguarda la "preventiva evidenza" 
che le caratteristiche emissive (si suppone riferite alla attività R4) siano 
conformi all'allegato 1, sub allegato 2 del DM 5.02.1998. In realtà tale 
condizione andava verificata in sede di valutazione della domanda di AIA 
anche in quanto - all'atto della domanda - l'azienda aveva in essere una 
comunicazione in procedura semplificata per il recupero dei rifiuti e in 
itinere la trasformazione della stessa in autorizzazione ordinaria. Pertanto 
l'AIA deve definire nel dettaglio, tenendo conto delle modalità effettive 
del recupero dei rifiuti, le prescrizioni (anche) emissive (a partire ad 
esempio dalla definizione dei parametri per l'applicazione della formula di 
definizione dei limiti prevista dal sub allegato citato).

Inoltre, nonostante, come già detto, si faccia riferimento alle BAT della 
Decisione UE 28.02.2012 non si è trovata traccia di verifiche ovvero di 
prescrizioni specifiche sul tema

Prescrizione 23 - si prende atto dell'intenzione dell'azienda di disattivare 
l'attività di recupero dello zolfo dai rifiuti che lo contengono (CER 
060603).

Prescrizione 24 - si dichiara che le tabelle relative ai limiti emissivi 
dell'AIA vigente si riferiscono a portate normalizzate secche (e non tal 
quali). Si tratta pertanto solo di una specificazione relativa alle modalità 
di espressione dei dati emergenti dal monitoraggio (sorprende che tale 
specificazione fosse assente nella AIA vigente che era pertanto viziata da 
una indeterminatezza non secondaria nelle modalità di espressione e 
valutazione dei risultati dei sistemi di monitoraggio delle emissioni in 
atmosfera).

Prescrizione 25 - si prescrive che i filtri a tessuto, per l'abbattimento 
delle polveri, siano dotati di sistema di registrazione della pressione 
differenziale

Prescrizione 26 - riguarda un crono programma relativo alle misure in corso 
e programmate per evitare l'insorgere di rischi di inquinamento ambientale 
conseguente alla cessazione definitiva delle attività esercitate o di parte 
di esse. Si tratta di una prescrizione che presenta stranezze considerato 
che, per impianti che (in toto o in parte) vengono chiusi definitivamente 
esiste già una prescrizione generale della redazione del piano di ripristino 
ambientale che comprende le attività di tutela ambientale.

Prescrizione 28 -sempre nei giorni ventosi viene prescritta una riduzione 
del 10 % nei punti di emissione più significativi di benzopirene (con 
portata superiore a 100.000 Nmc/h e superiori a un flusso di massa di 0,5 
g/h). Al di là della valutazione sulla significatività di tale obiettivo di 
riduzione non è chiaro rispetto a quale valore "standard" si applicherebbe 
la riduzione suddetta.

Considerato che si fa riferimento a una bolla emissiva dovremmo dedurre che 
il confronto va fatto con tanti flussi quanti sono quelli composti da uno o 
più "blocchi" da 100.000 Nmc/h ovvero, considerando un limite emissivo (DLgs 
152/06) di 0,1 mg/Nmc, rispetto a un numero imprecisato di flussi di 10 g/h 
(che andrebbero pertanto ridotti o meglio mantenuti non oltre 9 g/h).

Tenuto conto del riferimento contenuto nella prescrizione ai punti di 
emissione E422, E423, E424 (cokefazione), E312 (agglomerazione), E134, E137, 
E138 (altoforni 1, 4 e 5)ci si confronterebbe con un flusso complessivo 
("bolla emissiva") di quasi 5.160.000 Nmc/h pari a 515 g/h alla 
concentrazione limite del Dlgs 152/2006 (con una riduzione pertanto a 463,5 
g/h). Quanto sopra a fronte di emissioni dichiarate di IPA da parte del 
gestore (riportate nella AIA vigente) di due o tre ordini di grandezza 
inferiori a quelle previste nel DLgs 152/06 e di un limite prescritto nella 
AIA vigente per gli IPA pari a 0,08 mg/Nmc. Per quanto sopra si ritiene 
indispensabile una riduzione significativa del limite del benzoapirene 
rispetto a quello stabilito in AIA nonché, ove si individuino valori 
percentuali di riduzione correlati a diversi punti di emissione, oltre alla 
fissazione di un limite di concentrazione anche un definito limite di flusso 
di massa (come fatto, per esempio, nella prescrizione 41).

Verrebbero escluse comunque punti di emissioni significativi (es. E426-E427 
della cokeria, 94.000 Nmc/h ognuna in quanto di poco inferiori alla soglia 
di massa indicata e considerata pari a 100.000 Nmc/h) come pure le emissioni 
dal raffreddamento agglomerato ed in particolare l'E325 (portata circa 
400.000 Nmc/h) per la quale, nella AIA, è stato fissato un limite per gli 
IPA; ma anche l'AFO/2 che non risulta in dismissione né con revoca della 
autorizzazione come l'AFO/3.

Prescrizioni 29÷31 prescrizioni generali relative alla cokeria La 
prescrizione 30 indirettamente approva la nota dell'azienda (DIR 33 del 
23.02.2012) relativa al monitoraggio delle emissioni diffuse di polveri, IPA 
e benzene. Si considera, in primo luogo, improprio che in una AIA anziché 
indicare prescrizioni e condizioni autorizzative si "rimandi" a un documento 
del gestore. Inoltre si segnala che la suddetta prescrizione rimanda ad 
accordi tra il gestore e l'ente di controllo la definizione delle metodiche 
di campionamento. Tale aspetto invece dovrebbe essere incluso nel piano di 
monitoraggio ed è inopportuno rinviarlo a successivi atti esterni alla AIA.

Una modifica di tali indicazioni risultano ancora più necessarie quando 
(come nella prescrizione 32) si riportano obiettivi di riduzione (del 10 % 
nei wind day) delle emissioni diffuse di IPA; non chiarendo rispetto a quale 
valore e con quale modalità validata di misurazione e stima.

Nella prescrizione 31 vengono fissati dei limiti di flussi di massa di 
polveri dall'insieme dei punti di emissione dell'area di cokeria nonché 
dalle torri di spegnimento. Tali flussi vengono stimati sulla base di 
concentrazione delle emissioni (post-adeguamento, non vengono specificati 
tempi nel parere) pari a 10 mg/Nmc e 25 g/t per le torri di spegnimento (v. 
anche prescrizione 48).

In questo caso le concentrazione delle emissioni di polveri per i punti di 
emissione suddetti sono stati rivisti rispetto a quanto indicato nella AIA 
vigente (v. prescrizioni 38, 41, 45 e 50). Il limite del benzopirene (0,08 
mg/Nmc) andrebbe rivisto (ridotto) anche per questa area.

Prescrizioni 33-37 - riduzione emissioni diffuse cokeria Diverse tra queste 
prescrizioni rimandano (senza alcuna specificazione di dettaglio relativa 
agli impianti in questione) a misure BAT definite dalle UE (BAT 43, 45, 47, 
59).

Alle suddette BAT sono infatti associati dei livelli di emissione di polveri 
(in sostanza < 10 mg/Nmc) che sono stati "riversati" nelle prescrizioni 
sulle concentrazioni emissive di alcuni ben definiti punti (v. prescrizioni 
38, 41, 45 e 50) ma non è chiaro invece come la richiesta di attuazione 
delle BAT citate sulle emissioni diffuse si applichi; per l'esattezza come 
si riduca l'esistenza stessa di emissioni diffuse in questa fase lavorativa.

La risposta contenuta nella prescrizione 36 appare inadeguata. La 
prescrizione 36 richiede uno studio, entro 6 mesi, per valutare il 
"convogliamento delle emissioni diffuse oggi non convogliate" connesse ad 
alcune fasi di trasferimento del coke dallo sfornamento allo spegnimento. 
Tale prescrizione appare impropria e indice di un approfondimento inidoneo 
del parere in esame (e ancor più della AIA vigente rilasciata). Non va anche 
dimenticato che con la prescrizione 27 (di carattere generale) viene 
richiesto un aggiornamento della valutazione delle emissioni diffuse. In 
altri termini il Gruppo istruttore non ha ancora una visione completa di 
tale problematica sollevata più volte (e particolarmente sottolineata per 
l'entità delle emissioni correlate, nel caso della cokeria, nella ordinanza 
del Tribunale del riesame di Taranto, sulla scorta delle relazioni dei CTU).

La emissione diffusa, per definizione normativa, è l'emissione tecnicamente 
non convogliabile. Il Dlgs 152/06 definisce la emissione tecnicamente 
convogliabile come la " emissione diffusa che deve essere convogliata sulla 
base delle migliori tecniche disponibili o in presenza di situazioni o di 
zone che richiedono una particolare tutela". Risulta pertanto pacifico che, 
nell'ambito di una procedura di AIA, occorre valutare la presenza di 
emissioni diffuse al fine di verificare se le stesse siano o meno 
convogliabili e, in caso affermativo, imporne il convogliamento all'esterno 
(previo trattamento di abbattimento) e non chiedere al soggetto controllato 
di "valutare" la convogli abilità delle emissioni diffuse.

La prescrizione 39, ad esempio, anche se parzialmente va proprio in questa 
direzione nel disporre di completare la chiusura degli edifici della 
preparazione miscela del coke e "conseguentemente captazione e 
convogliamento dell'aria degli ambienti confinati" con un limite 
all'emissione di polveri pari a 10 mg/Nmc; analogamente le prescrizioni 51, 
57, 63 relative rispettivamente agli edifici trattamento coke, di 
agglomerazione/sinterizzazione e altoforni..

Anche la prescrizione 40 appare maggiormente "corretta" ovvero coerente con 
il richiamo alla BAT corrispondente (44) relativa alla riduzione della 
durata delle emissioni visibili in fase di caricamento della miscela. In tal 
caso si dispongono (ancorchè richiamando i metodi contenuti nella BAT 46) le 
modalità di verifica del rispetto della prescrizione stessa.

Prescrizione 41 - limiti emissione cokefazione, vengono sostituiti, 
riducendoli, i limiti previgenti con due step ("da subito" e "post 
adeguamento"). All'adeguamento effettuato i limiti indicati sono quelli 
corrispondenti alla soglia inferiore della BAT 49 ad eccezione delle polveri 
per le quali viene indicato un valore intermedio del range indicato nel 
documento UE. L'aspetto non condivisibile rimane quello dei termini di 
adeguamento che vengono fissati "comunque non oltre il termine dell'8 marzo 
2016" ovvero quello previsto dal documento UE sulle BAT del comparto 
siderurgico.

Le prescrizioni 42 e 44 hanno lo scopo di attuare, rispettivamente, le BAT 
46 (riduzione percentuale emissioni visibili) e 48 (riduzione emissioni di 
acido solfidrico ovvero tenore di zolfo nel gas di cokeria).

Analogamente la prescrizione 46 (BAT 54 sullo spegnimento delle scorie), la 
prescrizione 48 (BAT 51 sul fattore di emissione di polveri per tonnellata 
di coke prodotto).

La prescrizione 53 prescrive una riduzione delle emissioni di polveri 
soprattutto della emissione E312 (agglomerazione) che si rammenta ha una 
portata di ben 3.400.000 Nmc/h. La riduzione viene espressa in flusso di 
massa "parametrato per il camino E312 a 10 mg/Nmc" , la modifica della 
tabella 293 della AIA vigente (prescrizione 55 - tabella 6) per la 
concentrazione limite è però pari a 20 mg/Nmc (e non 10 mg/Nmc) ed è 
riferita a "campioni casuali raccolti in un arco di tempo minimo di 
mezz'ora", prescrizione non chiara visto che (prescrizione 89) per questo 
punto di emissione viene prevista la realizzazione di un monitoraggio in 
continuo con SME).

Più corretta risulta essere la prescrizione 67 ove il limite di 10 mg/Nmc 
per le polveri (emissioni altoforni, fase colaggio ghisa e loppa) è riferito 
ad una media giornaliera.

Sui tempi di attuazione (post adeguamento) rimane l'incognita (prescrizione 
56 e 60 per le polveri, prescrizione 64 per NOx e SOx) di un arco di tempo 
indefinito rispetto al termine del 8.03.2016.

La prescrizione 68 (acciaieria) definisce obblighi di captazione e 
abbattimento di fumi in diversi punti e fasi della lavorazione nonché di 
chiusura di parti degli edifici (entro il 31.12.2013).

Al di là di valutazioni di congruenza sulla tempistica si evidenzia la 
stranezza per cui nel parere alcuni interventi sono più definiti di altri 
(anche se afferiscono a problematiche analoghe) e con tempistiche 
maggiormente precise e ridotte rispetto ad altre, pur apparentemente simili.

Quanto già detto in merito alla tempistica (al 2016) vale anche per le 
prescrizioni 69, 71, 72, 73 (emissioni acciaieria individuate nelle tabelle 
299, 300, 301 della AIA vigente) relative al limite di emissione delle 
polveri.

La prescrizione 81 (emissioni torce) rimandano a successivi valori di soglia 
in tonnellate/giorno (di portata dei gas avviati in torcia, si suppone) 
oltre i quali l'azienda dovrà effettuare comunicazioni all'ente di 
controllo.

Il tema delle emissioni di gas in torcia viene correttamente indicato come 
oggetto di interventi di riduzione (prescrizione 82) ma il parere rimanda a 
uno "studio di fattibilità tecnico-economica" da parte del gestore (entro 6 
mesi) senza che emergano delle indicazioni (ed eventualmente delle 
prescrizioni ancorchè parziali) riferite ad interventi possibili per la 
riduzione di tale sistema di "smaltimento" dei gas avviati in torcia dai 
diversi impianti. Per l'emissione di PCDD/F i punti di emissione considerati 
(in primis l'E312 - impianto di sinterizzazione - agglomerazione) è stato 
fissato un limite in AIA di 0,4 nanog/Nmc sulla base della L.R. 44/2008.

Per i punti di emissione dell'acciaieria (v. pescrizione 69) è stato fissato 
un limite per le diossine (0,1 ng/Nmc di PCDD/F ITEQ) corrispondente a 
quello stabilito dal Regolamento CE 850/2004 come modificato dal Regolamento 
CE 304/2009 (allegato V parte 1). Si ritiene che tale parametro, con i 
limiti indicati per l'acciaieria, sia da adottarsi anche per l'emissione 
E312 (sinterizzazione) come pure per i punti di emissione corrispondenti 
agli altoforni.

Sono state previste modifiche del piano di monitoraggio ed in particolare 
sono stati prescritti dei sistemi di monitoraggio esterni: "rete di 
monitoraggio in continuo della qualità dell'aria attraverso l'adozione di 
sei centraline" perimetrali - prescrizione 84; monitoraggio "ad alta 
risoluzione temporale lungo tutto il perimetro dello stabilimento" nonché 
sistema di monitoraggio in continuo IPA, BTEX e polveri su macchine 
caricatrici e sfornatrici delle cokerie - prescrizione 87; rete di 
biomonitoraggio (prescrizione 91). Il contenuto di tali monitoraggi viene in 
parte rinviato al contenuto di un verbale ARPA (24.08.2012) e in parte a 
modalità da definire con "l'ente di controllo".

L'indefinitezza della funzione di tali misure, in particolare nel caso in 
esame, non è condivisibile. Il rischio concreto è la produzione di "dati 
conoscitivi" slegate da azioni di adeguamento nel caso di sforamento di 
soglie definite.

Per inciso, tali soglie non potranno essere semplicemente limiti stabiliti 
da norme - ad esempio di qualità dell'aria - ma dovranno essere definite (e 
vanno già definite in AIA) considerando che la fonte principale di 
contaminazione è rappresentata dagli impianti in esame e pertanto le soglie 
dovranno essere tali da "attivare" un risposta ben prima che possano essere 
superati i livelli limite normati nelle zone abitate.

Pertanto il parere di AIA è carente sia della precisa definizione di 
contaminanti da considerare e di soglie di "allarme" sia di identificazione 
degli interventi prescritti o prescrivibili dall'ente di controllo al 
raggiungimento di tali soglie. Con riserva di presentazione di ulteriori 
note e memorie anche in relazione alla messa a disposizione di ulteriore 
documentazione del gestore allo stato non disponibile per vincoli di 
segretezza apposti nell'ambito della procedura di AIA.



Distinti saluti.

Per il Direttivo di Medicina Democratica Onlus

Il Vicepresidente - Marco Caldiroli



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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it

Data: 19/10/2012 0.52

A:

Ogg: "...UN TRENO CARICO DI STRESS": RICERCA PSICOFISIOLOGICA SU MACCHINISTI 
E CAPITRENO, CONVEGNO PRESENTAZIONE RISULTATI. ROMA, 21-11-2012. 1° AVVISO.



ancora IN MARCIA !

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908



"...UN TRENO CARICO DI STRESS"


STRESS LAVORO CORRELATO: UNA RICERCA PSICOFISIOLOGICA SU MACCHINISTI E 
CAPITRENO, UN METODO A DISPOSIZIONE DI TUTTI

CONVEGNO: Roma, 21 novembre 2012, ore 8,30 - 17,30 Sala Congressi, Facoltà 
di Sociologia, Via Salaria. 113

1° Avviso

Si è conclusa la ricerca sullo stress lavoro correlato per i macchinisti ed 
i capitreno, effettuata nei mesi scorsi tra i lavoratori che prestano 
servizio sui treni.

Il progetto, realizzato su scala nazionale, si è svolto sotto la direzione 
scientifica del prof. Vezio Ruggieri, titolare della Cattedra di 
Psicofisiologia clinica della Facoltà di medicina e psicologia 
dell'Università "la Sapienza" di Roma.

La ricerca è stata condotta con la partecipazione attiva dei lavoratori 
mediante il confronto in "'gruppi omogenei".

Durante la giornata saranno illustrati i dati ottenuti ed il metodo 
utilizzato per l'individuazione dei fattori di stress cui sono soggetti i 
lavoratori addetti a mansioni così atipiche

Metodo partecipativo e questionario multischeda, elaborati in questa 
occasione con i ferrovieri, si prestano - con gli opportuni adattamenti - ad 
essere estesi anche ad altri settori.

Per i partecipanti all'iniziativa e' previsto il rilascio di crediti ECM.



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Da: USB Perugia perugia@usb.it

Data: 19/10/2012 12.33

A:
Ogg: INQUINAMENTO A SPOLETO



Questa è la notizia riportata su Umbria 24

http://www.umbria24.it/spoleto-acqua-contaminata-batteri-fecali-procura-
indaga-avvelenamento-colposo/123952.html



SPOLETO, ACQUA CONTAMINATA DA BATTERI FECALI: LA PROCURA INDAGA PER
AVVELENAMENTO COLPOSO
I CARABINIERI SI PREPARANO A FAR VISITA AGLI UFFICI DELLA VUS
SANTOCCHIA: "SITUAZIONE MIGLIORATA, OCENELLI ANCORA CONTAMINATA"
LA PROCURA HA APERTO UN FASCICOLO D'INCHIESTA

Scritto il 18/10/12

di Chia.Fa.

Sulla delicata vicenda della contaminazione fecale dell'acquedotto, la 
procura della Repubblica di Spoleto ha aperto un fascicolo d'inchiesta, 
ipotizzando a carico di ignoti il reato di avvelenamento colposo delle 
acque. I carabinieri della Compagnia di Spoleto, in queste ore, faranno 
visita agli uffici della Vus, gestore del servizio idrico, per acquisire, su 
mandato del procuratore capo Gianfranco Riggio, diversi faldoni di 
documenti.

L'INCHIESTA

L'obiettivo è accertare eventuali responsabilità sull'origine 
dell'inquinamento da Escherichia Coli (E.coli) che da lunedì pomeriggio sta 
tenendo con il fiato sospeso diverse migliaia di cittadini. I rubinetti, 
infatti, resteranno chiusi almeno fino a venerdì in attesa che l'Arpa 
fornisca alla Asl i risultati preliminari delle analisi eseguite giovedì 
mattina. L'ordinanza con cui è stato vietato l'uso dell'acqua a scopi 
alimentari, dunque, resta in vigore in tutti i territori inseriti 
nell'ordinanza firmata dal sindaco Daniele Benedetti.

SANTOCCHIA: "SITUAZIONE MIGLIORATA"

E giovedì mattina sono arrivati i risultati delle analisi eseguite 
mercoledì. "Gli esami eseguiti - ha dichiarato il dottor Franco Santocchia, 
direttore del dipartimento Prevenzione dell'Asl 3 - permettono di affermare 
che la situazione è nettamente migliorata tanto che i livelli di 
contaminazione si registrano ancora solo in una delle zone dell'ordinanza 
sindacale, la località Ocenelli, zona all'estremità della rete idrica 
interessata dall'inquinamento dove gli effetti della disinfezione con cloro 
operata dalla VUS si registreranno più tardi".

"Questa mattina - prosegue Santocchi - si è comunque proceduto a ripetere in 
controlli in località Ocenelli e, a scopo cautelativo, in altri punti della 
zona interessata nei giorni scorsi dalla contaminazione. L'esito delle 
analisi su tali prelievi e su quelli eseguiti in altre zone del Comune di 
Spoleto - ha concluso il dottor Santocchia - saranno comunicati dal 
laboratorio Arpa domani mattina e pertanto riteniamo opportuno attendere 
tali dati per sciogliere ogni riserva sulla potabilità dell'acqua".

POZZI DI SAN NICOLO'

Sull'origine della contaminazione restano sotto stretta osservazione quattro 
pozzi che dalla crisi idrica della scorsa estate alimentano, insieme alla 
sorgente Argentina, l'acquedotto dell'Alta Marroggia. Il sospetto, 
confermato anche dall'Asl 3, è che le recenti piogge abbiano originato delle 
infiltrazioni ai pozzi di San Nicolò da cui, è evidente, sarebbe scaturita 
la contaminazione. Vus, invece, ha escluso "categoricamente che 
l'inquinamento dell'acqua sia causato dalle cisterne, peraltro non 
utilizzate nella zona in questione".



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Da: CUB Sanità della Provincia di Torino

Data: 19/10/2012 22.49

A:
Ogg: ASL TO 1 A RISCHIO ESPOSIZIONE ALL'AMIANTO E LA CHIAMANO SANITA'


ASL TO 1 A RISCHIO ESPOSIZIONE ALL'AMIANTO E LA CHIAMANO SANITA'

L'edificio comunale di Via Monte Ortigara 95 che ospita diversi Servizi 
Sanitari dell'ASL TO1 (Consultorio Famigliare, Consultorio Pediatrico, 
Neuropsichiatria Infantile e Sert) è interamente costruito con pannelli 
d'amianto.

Ciò implica, su dichiarazione del Servizio di Prevenzione e Protezione della 
stessa ASL, un rischio di esposizione ai danni dell'amianto di grado medio 
alto.

Un rischio che incombe quotidianamente sulla salute e sulla sicurezza degli 
operatori sanitari che vi lavorano e sui pazienti che lo frequentano: 
neonati, donne gravide, minori con distrubi psicologi e più in generale 
cittadini, ignari del rischio che stanno correndo.

Lavoratori e cittadini inermi che rischiano di ammalarsi e morire di 
mesotelioma pleurico per aver respirato fibre d'amianto: una conseguenza 
gravissima ed estrema resa più probabile dallo stato di degrado e 
semi-abbandono in cui versa la struttura.

La CUB Sanità da tempo ha cercato un confronto con la direzione della ASL TO 
1 su questi temi trovandosi di fronte ad una chiusura netta. Per di più, in 
questo come in altri casi, la Direzione dell'ASL TO 1 ha utilizzato la 
normativa sula cosiddetta "fedeltà aziendale" per rendere difficili le 
denunce di quanto avviene da parte dei lavoratori.

Per ironia della sorte, al centro del giardino (incolto) che circonda 
l'edificio si erge, come un lugubre monito, una statua dedicata ai Caduti 
sul Lavoro.

Ma davvero non è possibile prevenire le morti sul lavoro invece che 
commemorarne le vittime a posteriori? Noi crediamo che sia possibile e 
doveroso, specialmente da parte di un'istituzione pubblica che è preposta 
proprio alla tutela della salute.

CUB Sanità della Provincia di Torino

Torino, 19 ottobre 2012



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Da: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

Data: 20/10/2012 9.27

A:

Ogg: MATTIA PASCAI IL GIOVANE MORTO SUL LAVORO LAVORAVA IN NERO E NON E' 
NEPPURE CONSIDERATO UN MORTO SUL LAVORO NON DISPONENDO DELL'ASSICURAZIONE



Mattia Pascai il povero giovane morto cadendo dal tetto di un capannone 
lavorava in nero e senza le protezioni prescritte dalle norme sulla 
sicurezza.

La cosa surreale è che non è neppure considerato un morto sul lavoro dalle 
statistiche ufficiali.

La Procura di Cagliari ha aperto un'inchiesta sul tragico infortunio sul 
lavoro avvenuto il giorno 17 a Mattia Pascai di soli 25 anni, tragedia 
avvenuta nella zona industriale di Elmas. Secondo gli inquirenti, Mattia 
Pascai, l'operaio quartese di 25 anni che ha perso la vita cadendo dal tetto 
di un capannone, lavorava in nero ed era senza l'imbragatura, il casco e le 
scarpe prescritte dalle norme sulla sicurezza.

Dopo aver colpito il mondo del lavoro con la riforma Fornero, anche questo 
governo, e chi l'appoggia, come il precedente che aveva come ministro 
Sacconi, sta contribuendo in modo drammatico anche a far diminuire le 
normative sulla sicurezza del lavoro.

L'allungamento dell'età della pensione anche per lavori rischiosi, lo 
svuotamento delle tutele individuali sull'articolo 18 e il calo dei 
controlli faranno aumentare drammaticamente gli infortuni anche mortali.

Ma la cosa ancora più tragica e surreale è che anche questo povero giovane 
non è considerato un morto sul lavoro dalle statistiche ufficiali e questo 
perché non ha nessuna assicurazione.

Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul 
Lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.com



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From: Erika nilams@alice.it

To:

Sent: Saturday, October 20, 2012 3:28 PM

Subject: DA FREE ITALIA DIECI VALIDI CONSIGLI PER PROTEGGERSI DAL CELLULARE



Da: http://www.free-italia.net/

Vogliamo ora trattare l'argomento sulla pericolosità dei cellulari con nuove 
evidenze emerse di recente e con una lista di 10 raccomandazioni da tenere 
sempre ben presente.

Cominciamo dalle evidenze.

Lo Studio Interphone (13 paesi) il cui capo progetto è Lennart Hartell, 
autorevole scienziato svedese, stima che un'esposizione di più di 27 minuti 
al giorno alle radiazioni emesse dal cellulare in un arco di 10 anni, 
aumenta considerevolmente la possibilità di insorgenza del glioma, che è un 
cancro al cervello.

Anche in seguito al fatto che l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul 
Cancro ha inserito l'utilizzo dei telefoni cellulari come possibile fattore 
cancerogeno, in Italia il Consiglio Superiore di Sanità il 15 Novembre 2011 
ha invitato il Ministero della Salute a promuovere l'utilizzo degli 
auricolari per limitare i rischi e ha chiesto ai genitori di limitarne 
l'utilizzo nei bambini, solo in caso di effettiva necessità.

Come riporta il libro di Riccardo Staglianò dal titolo "Toglietevelo dalla 
testa", il Tribunale di Brescia che ha stabilito un risarcimento a carico 
dell'Inail per un ex-manager che è stato purtroppo colpito da un tumore alla 
testa, mentre lo stesso procuratore di Torino, Guariniello, sta indagando su 
un caso analogo, come riporta il Corriere della Sera.

Un'altra evidenza importante è il fatto che le compagnie di assicurazione 
come Swiss Re e Lloyd's non coprono i rischi delle compagnie telefoniche, 
dato che hanno ipotizzato uno scenario di insorgenza di tumori al cervello 
molto forte fra il 2020 e 2030 per chi oggi è forte utilizzatore: in pratica 
lo danno per certo e non vogliono assumersi il rischio finanziario delle 
class action che verranno, come già accaduto in precedenza per il fumo.

Fatte queste premesse eccovi i dieci consigli per limitare i rischi dei 
cellulari:

1.  NON farli usare ai bambini, se non in caso di emergenza. Tollerati gli 
SMS ma meglio ridurre anche quelli. In Francia non a caso è vietata la 
pubblicità dei telefoni cellulari rivolta ai minori di 14 anni.

2.  Utilizzare sempre gli auricolari con cavo, non quelli wireless. Anche il 
vivavoce è comunque meglio.

3.  Se c'è poca rete, poco campo (lo vedete dalla barre sul display) non 
effettuare chiamate. Sarà necessaria più potenza radiante, quindi più 
radiazioni.

4.  Usarlo meno possibile in movimento, come in treno ed in auto: meno 
segnale, più radiazioni.

5.  Non mettetelo vicino alla testa in fase di chiamata dove le radiazioni 
sono più forti, aspettate la risposta (vivavoce come soluzione possibile).

6.  Non tenete il cellulare in tasca, né nel taschino della camicia o della 
giacca.

7.  Cambiate orecchio e riducete la durata delle chiamate.

8.  Utilizzate la linea fissa, il vecchio e caro doppino, se potete, o 
strumenti di instant messaging come ad esempio Skype

9.  NON addormentatevi con il cellulare vicino alla testa, ad esempio 
usandolo come sveglia.

10. Scegliere un modello che abbia un basso valore di SAR (tasso di 
assorbimento specifico delle radiazioni).



Cercate poi di seguire queste sagge raccomandazioni.



Fonte:

http://www.ecplanet.com/sites/ecplanet.
com/files/Le_10_regole_per_usare_bene_il_cellulare.pdf

APPLE - Associazione Per la Prevenzione e Lotta all' Elettrosmog

PROGETTO EDUCATIVO SULL'ELETTROSMOG CAMPAGNA PER L'USO SICURO DEL CELLULARE

Riviera Mussato, 103

35139 Padova

telefono 049 87 50 240 / 049 87 16 382

fax 049-8750240

www.applelettrosmog.it

info@applelettrosmog.it

APPLE (Associazione Per la Prevenzione e Lotta all' Elettrosmog) è una 
Associazione di Promozione Sociale, apartitica e senza fini di lucro, 
iscritta al Registri del Comune di Padova e della Regione Veneto.

Nata nel 2001 a Padova si occupa di inquinamento elettromagnetico a livello 
locale, regionale e nazionale; ha funzione di coordinamento e sportello 
informativo per cittadini, comitati spontanei e associazioni localmente 
impegnate su questo tema.

L'Associazione, che aderisce alla Rete Nazionale No Elettrosmog ha come 
obiettivi principali:

-         la divulgazione di informazioni tecniche e scientifiche sulle 
tecnologie che emettono campi

-         elettromagnetici (C.E.M.) e sugli effetti biologici e sanitari 
conseguenti;

-         la promozione della tutela della salute dell'uomo e dell'integrità 
dell'ambiente dalle esposizioni ai C.E.M.

APPLE "PROGETTO SCUOLA" PROGETTO EDUCATIVO SULL'ELETTROSMOG.

Un percorso finalizzato alla conoscenza critica ed all'uso ottimale delle 
tecnologie che emettono campi elettromagnetici, presenti sia all'interno 
delle abitazioni sia nell'ambiente esterno. Il progetto, rivolto alle scuole 
primarie e secondarie, può essere sviluppato durante l'anno scolastico, in 
relazione alle esigenze dei docenti.

L'elettrosmog, come altre forme di inquinamento, è invisibile all'occhio 
umano, ma non per questo è "meno pericoloso".

L'uso del telefono cellulare è oggi molto diffuso: lo utilizza il 98% dei 
giovani tra i 14 e i 19 anni.

Ormai è diventato uno strumento irrinunciabile per comunicare, ma deve 
essere utilizzato con precauzione.

Alcuni studi epidemiologici recenti documentano un nesso tra uso prolungato 
del cellulare (e del cordless) e tumori di vario tipo alla testa.

Tali studi indicano che gli effetti dovuti all'uso del cellulare non sono 
solo di tipo termico (riscaldamento dei tessuti), ma anche di tipo biologico 
(effetti neurologici - induzione di tumori).

Per questo motivo, nell'uso del cellulare, è indispensabile seguire il 
PRICIPIO DI PRECAUZIONE, cioè la MINIMIZZAZIONE dell'ESPOSIZIONE.

I telefoni cellulari sono dispositivi che emettono e ricevono onde radio ad 
alta frequenza (microonde da 900 MHz a 2200 MHz): queste collegano ogni 
cellulare ad una rete di stazioni radio base, in modo da permettere agli 
utenti di fare e ricevere chiamate.

E' possibile conoscere la quantità di energia da radiofrequenza assorbita da 
un corpo esposto ad un campo elettromagnetico come quello prodotto dal 
cellulare (o dal cordless).

Questa quantità è espressa in TAS (inglese SAR), ossia Tasso di Assorbimento 
Specifico. L'unità di misura del TAS (o SAR) è ilWatt/Kg. Il TAS tiene conto 
del solo effetto termico sui tessuti. A parità di potenza emessa è maggiore 
per il bambino rispetto all'adulto.

Più il TAS è ridotto, meno radiazioni emette il cellulare.

Controllate le emissioni dei vostri cellulari al momento dell'acquisto, cioè 
il livello di TAS (SAR) in Watt/kg.

TELEFONA CON IL CERVELLO! 10 REGOLE PER L'USO CORRETTO DEL TELEFONINO

1.    Usa l'auricolare per diminuire l'effetto delle onde elettromagnetiche 
sulla tua testa (no blue-tooth) o In auto, per legge, devi usare solo il 
viva voce . Oppure usa il viva voce: l'intensità del campo elettromagnetico 
diminuisce rapidamente con l'aumentare della distanza!

2.    Evita le lunghe telefonate, alterna spesso l'orecchio durante le 
conversazioni e limitane drasticamente la durata (alcuni minuti); quando fai 
una chiamata aspetta che ti rispondano prima di avvicinare il cellulare 
all'orecchio.

3.    Telefona quando c'è pieno campo (tutte le "tacche") altrimenti il tuo 
cellulare aumenta la potenza delle emissioni sul tuo orecchio.

4.    Durante la notte non tenere il cellulare acceso sul comodino o, 
peggio, sotto il cuscino (le onde elettromagnetiche disturbano il sonno). 
Non ricaricarlo vicino al letto!

5.    Durante il giorno non tenere il telefonino acceso in tasca o a 
contatto con il corpo: appena puoi riponilo sul tavolo, negli indumenti 
appesi, nella borsa o nello zaino.

6.    Non tenere il cellulare acceso negli ospedali o dove sono presenti 
apparecchiature elettromedicali, sugli aerei ed in presenza di persone con 
dispositivi quali pacemaker o apparecchi acustici.

7.    Al cinema, a teatro, a SCUOLA tieni il cellulare spento e utilizza 
l'opzione segreteria. Il cellulare a SCUOLA è VIETATO dalla legge!

8.    L'uso del cellulare da parte dei bambini dovrebbe essere limitato alle 
sole chiamate di emergenza!

9.    Quando acquisti un cellulare nuovo informati sul livello delle sue 
emissioni (TAS in Watt/kg, l'intensità di campo elettrico in V/m).

10. All'interno degli edifici il cellulare aumenta la sua potenza di 
emissione: nei luoghi chiusi cerca di usare la rete telefonica fissa (non il 
cordless).



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From: Senzapatria News anarres56@tiscali.it

To:

Sent: Sunday, October 21, 2012 7:05 AM

Subject: ILVA DI TARANTO: NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA


ILVA DI TARANTO: NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA
6 ottobre 2012

Da Umanità Nova n.30 del 7 ottobre 2012.



La vicenda dell'Ilva di Taranto è solo la punta di un iceberg che ha portato 
alla luce, in maniera definitiva e radicale, il grande problema che il mondo 
del lavoro si porta dietro da qualche decennio ovvero: la totale assenza di 
un punto di vista di parte o, meglio, di classe che metta la produzione 
industriale al servizio dei bisogni delle popolazioni e non a quella del 
capitale e del profitto sempre e a qualunque costo.

Se si entra nello specifico della vicenda Ilva, si può capire come gli 
intrecci tra politica, industriali, media e sindacati "governativi" sia 
l'espressione di una cornice di valori e di un progetto sociale che è 
mefitico per gli abitanti di Taranto come per tutto il resto del paese. Il 
fatto, poi, che debba essere la magistratura a scoperchiare il malaffare e 
porre sigilli, andando di fatto a commissariare la politica e l'economia 
nazionale, è il risultato di una logica economica e sociale perversa che 
scambia lavoro e salute, qualunque sia il costo sociale che questa 
rappresenta. Così è avvenuto per alcuni casi più recenti dove a pagare caro 
il prezzo del rapporto capitale-lavoro sono stati, ancora una volta, i 
lavoratori e i territori che "ospitano" grandi siti produttivi: Casale 
Monferrato con l'Eternit, la Thyssenkrupp di Torino con la sua, colpevole e 
dolosa, negligenza in merito alla sicurezza sul lavoro, ma anche la stessa 
Val Susa dove si criminalizza un intero territorio accusandolo di voler 
bloccare posti di lavoro e sviluppo mentre dall'altra parte, pur consapevoli 
delle quantità d'amianto che si sprigionerebbe nell'aria, si mette in 
pericolo la salute e l'economia, in prospettiva, di un intera valle. Questi 
esempi solo per citare i casi più eclatanti e noti, ma non dimentichiamo i 
numerosi siti produttivi medio-piccoli dove sicurezza e rispetto per la 
salute e l'ambiente sono messi da parte a discapito del profitto.

Nello specifico tarantino mai come in queste ore stiamo assistendo ad una 
vera e propria divaricazione sociale - non a caso definita "frattura" in un 
documento subito stigmatizzato dalla politica tradizionale - che vede 
contrapposti - in una dinamica sociale nuova per il nostra paese - esigenze 
e metodi di lotta che, per alcuni versi, ci riportano alle esperienze 
dell'azione diretta in auge in terra di Puglia fino alla metà degli anni 
'60. Infatti a fronte di un, progressivo, arretramento della Fiom (finora 
apertamente schierata con Uilm e Fim e . con la proprietà) acquista sempre 
maggior forza e consapevolezza il movimento che si riconosce nel comitato 
spontaneo nato il 30 luglio scorso che ha apertamente contestato i vertici 
confederali nella "storica" giornata del 2 agosto scorso.

Emblematico in questo contesto la posizione assunta dal Comitato di 
cittadini e lavoratori liberi e pensanti nei confronti delle 44 ore di 
sciopero proclamate - in queste ore - dalla Fim Cisl e dalla Uilm da cui la 
Fiom si è dissociata e la USB l'ha bollata di protesta "telecomandata" dal 
padronato. Di fronte ai blocchi stradali che penalizzano la città 
immediatamente posti in essere da queste forze il comitato ha risposto 
bloccando l'ingresso C a tutti i mezzi in entrata ed in uscita con il 
dichiarato intento di bloccare la produzione (e danneggiare Riva) piuttosto 
che nuocere alla città.

Ma è chiaro che in questo clima di scontro - creato ad arte da alcune forze 
sociali che temono di perdere i privilegi fin qui acquisiti - le opinioni e 
le aspirazioni di chi intende andare fino in fondo nella difesa 
intransigente del diritto alla salute e di quello al lavoro - anche a costo 
della chiusura degli impianti con la, conseguente, perdita dell'unica fonte 
certa di reddito - appaiono un po' spente e, sicuramente, soffocate dal gran 
chiasso mediatico che - sulla vicenda Ilva - si sta facendo in queste ore.

Quella che si sta consumando a Taranto, dunque, non è solo la 
cristallizzazione "plastica" del conflitto tra capitale e vita sociale 
sostenibile.

Non è solo la denuncia e cacciata dei sindacati filopadronali dalla fabbrica 
e dalla piazza. Quello che sta accadendo a Taranto è molto di più. E' la 
comunità del rione Tamburi, i precari, i disoccupati e in prima battuta gli 
operai della fabbrica stessa, che rifiutano di farsi schiacciare ancora una 
volta da un ricatto occupazionale intollerabile e cercano di rovesciarlo. 
Ricatto che quando l'Ilva si chiamava Italsider e le morti che portava a 
Taranto avevano il marchio dello Stato, era ordito dal pubblico (lo stessa 
gestione pubblica che ha segnato i sogni, gli orizzonti, il colore del cielo 
e persino l'urbanistica di una Taranto che sembra uscita da una cartolina 
del socialismo reale) e ora invece, dopo la svendita della fabbrica, 
continua a essere attuato dal privato, una gestione comunque capace di 
speculare anche sugli aiuti dello Stato, grazie a finanziamenti di bonifiche 
più volte erogati, ma mai realizzate. E' la caduta, in ultima istanza, 
dell'elemento centrale che in Italia ha tenuto in piedi per decenni forza 
padronale e rappresentanza sindacale e che ha depotenziato i conflitti 
sociali e le battaglie per la costruzione di un welfare degno di questo 
nome: l'apologia del lavoro, l'ossessione salariale, la paranoia da piena 
occupazione. Una caduta pesante, simbolicamente ma anche praticamente. E' 
una caduta che innervosisce e fa perdere lucidità alla controparte (in 
primis ovviamente la controparte più vicina alla linea di frattura sociale) 
che inizia a dare patenti di "parassitismo sociale" con parole che sembrano 
formulate dal peggior Emilio Fede su TG4 (cfr. Landini su Repubblica) e 
arriva, ovviamente e puntualmente, alla repressione (più di quaranta 
compagni denunciati per aver spostato qualche transenna e urlato qualche 
slogan nella contestazione del 2 agosto scorso in piazza della Vittoria).

Per questo il messaggio di rottura sociale è arrivato forte e chiaro: 
reddito e diritti contro il ricatto occupazionale, senza accettare 
fallimentari elargizioni caritatevoli (vedi qualche misera e becera legge 
regionale sperimentata in Campania o nel Lazio e che, a quanto pare, si 
intenderebbe estendere anche alla vicenda Alcoa) o dispositivi mediati dai 
sindacati di cassa integrazione.

Le prossime ore e giorni saranno cruciali per capire quali strumenti saranno 
utilizzati nei confronti dei "non allineati" per indurli a più miti consigli 
ma una cosa si può affermare fin da subito e non è una frase fatta ma la 
pura realtà: da oggi a Taranto, e non solo, nulla sarà più come prima.



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Da: COBAS Ravenna cobasravenna@libero.it

Data: 23/10/2012 11.56

A:
Ogg: TARANTO: DRAMMATICI DATI - L'APPELLO DELLA RETE NAZIONALE



ILVA, PEGGIORANO I DATI SULLA MORTALITA' NELLE DONNE MAXI-AUMENTO DEI TUMORI

La mortalità a Taranto è più alta rispetto al resto della regione del 14 per 
cento per gli uomini e dell'8 per cento per le donne, mentre si ammalano di 
tumore il 30 per cento in più degli uomini e il 20 per cento in più delle 
donne rispetto al resto della provincia. Sono i dati contenuti nel Progetto 
Sentieri dell'Istituto superiore della sanità sui siti inquinati relativi 
agli anni 2003-2009. Nelle donne l'incidenza dei tumori è più alta con dati 
che oscillano tra il 24 e il 100 per cento, mentre per gli uomini rispetto 
alla media della provincia le possibilità di morire di tumore aumentano fino 
al 419 per cento. E nei bambini crescono le malattie nel primo anno di vita. 
"Dai risultati presentati emerge con chiarezza uno stato di compromissione 
della salute della popolazione residente a Taranto", scrive il ministero 
della Salute.

Il più 11 per cento si riferisce all'eccesso di mortalità rilevato a Taranto 
rispetto alle aspettative di morte di tutti i cittadini residenti in Puglia.

Si tratta di un dato ricavato dalla media tra l'eccesso di mortalità del 14 
per cento registrato tra gli uomini e quello dell'8 per cento rilevato nelle 
donne nel periodo tra il 2003 e il 2009.

Per gli uomini l'eccesso di mortalità per tutte le cause nel periodo che va 
dal 2003 al 2009 rispetto alla media regionale è del 14 per cento. Per tutti 
i tumori è più 14, per cento malattie circolatorie 14 per cento, malattie 
respiratorie c'è un eccesso del 17 per cento, per i tumori polmonari si 
raggiunge il più 33 per cento e c'è un più 419 per cento di mesoteliomi 
pleurici. Rispetto al resto della provincia, invece, per gli uomini che 
vivono tra Taranto e Statte si registra un più 30 per cento di tumori. Nel 
dettaglio c'è un più 50 per cento del tumore maligno del polmone, più 100 
per cento per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene e delle altre 
vie urinarie (esclusa la vescica), più 30 per cento per il tumore della 
vescica e per i tumori della testa e del collo, più 40 per cento per il 
tumore maligno del fegato, del 60 per cento per il linfoma non Hodgkin, del 
20 per cento per il tumore maligno del colon retto e quello della prostata e 
al 90 per cento per il melanoma cutaneo.

Per le donne a Taranto invece è stato rilevato un eccesso di mortalità 
rispetto al resto della regione per tutte le cause nel periodo tra il 2003 e 
il 2009 dell'8 per cento. I decessi legati ai tumori sono più 13 per cento, 
per le malattie circolatorie più 4 per cento, per i tumori polmonari più 30 
per cento e per il mesotelioma pleurico più 211 per cento.

In particolare, rispetto però stavolta ai dati della provincia nel sito di 
Taranto e Statte si registra un incremento totela dei tumori del 20 per 
cento e nello specifico dei tumori al fegato (+75%), linfoma non Hodgkin 
(+43%), corpo utero superiore (+80%), polmoni (+48%), tumori allo stomaco 
(+100%), tumore alla mammella (+24%).

I bambini si registrano incrementi significativi di contrazione malattie per 
tutte le cause nel primo anno di vita.



L'APPELLO DELLA RETE NAZIONALE

La Rete ha deciso di organizzare un convegno nazionale a Taranto che 
definisca anche tramite dibattito, analisi, confronto,tra tutti i 
partecipanti la piattaforma e data di una possibile manifestazione nazionale 
nel fuoco della lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli 
operai Ilva-indotto e le realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso 
dalla Rete sarà aperto a tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che 
vogliano contribuirvi, a Taranto come a livello nazionale.

Il Convegno si terrà ai primi di dicembre.

La Rete si assume le sue responsabilità di ridare a tutti uno strumento 
nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è già stato per Testo 
Unico, Thissenkrupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto precarietà/morti sul 
lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva di Taranto, 
dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la possibile 
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.



RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO

Roma 6 ottobre 2012





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