perchè sappiamo la situazione di sfruttamento e ricatti che si vive nelle fabbriche, in particolare quelle siderurgiche le più usuranti e pericolose per le condizioni di lavoro,
ma in particolare perchè da tempo siamo in prima fila per lottare contro tale situazione imposte dal padrone che pensa solo ai profitti, mentre per gli operai è sempre più necessario ricostruire la forza collettiva del sindacato di classe per affrontare la guerra, pena ridursi a schiavi.
In questo senso con gli operai dell'Ilva di Taranto siamo legati da tempo, non solo per le sorti delle privatizzazioni attuate dai sinistri governi Prodi che hanno svenduto la siderurgia pubblica ai privati Taranto a Riva e Dalmine a Rocca, facendone pagare i costi alla collettività ma in particolare agli operai che hanno perso diritti, salario e sicurezza armonizzando in peggio accordi migliorativi conquistati con le lotte e rapporti di forza favorevoli in cui in fabbrica le ragioni degli operai pesavano anche sul versante sicurezza e salute (basta pensare che alla Dalmine esisteva prima degli Rls una commissione sicurezza degli operai che arrivava a stabilire tra l'altro anche l'influenza dell'ergonomia delle postazioni di lavoro e delle attività da svolgere, mentre ora gli operai rinunciano ai giorni di infortunio per paura di ritorsioni aziendali e la sindacalizzaione si è ridotta al 40%.).
Ma anche perchè ci hanno dato l'esempio e aperto la strada nella lotta per la salute e sicurezza, sia per il riconoscimento dell'amianto ai fini pensionistici, una situazione tenuta all'oscuro dai confederali alla Dalmine mentre vi erano le prime morti di operai esposti e solo grazie al fatto che allIlva gli operai si erano organizzati con lo Slai Cobas Taranto, questa lotta per un diritto negato è diventata una campagna nazionale "bastamianto contro la nocività del capitale ", mostrando agli operai il vero volto del sistema democratico di sfruttamento in cui padroni-governo-stato-enti-istituzioni sono state messe sotto accusa perchè conniventi e contro gli operai.
Sia per la lotta quotidiana sulla sicurezza con l'azione quotidiana per applicare la parola d'ordine "basta morti sul lavoro per i profitti dei padroni" , attraverso, mobilitazioni, esposti, denunce e trasformando i processi in parte della lotta perchè i padroni finiscano in galera,
e la promozione del ns sindacato dello strumento adeguato per condurre questa battaglia quello della rete per la sicurezza che ha portato a manifestazioni nazionali dalla Thyssen all'ILva e a Roma contro l'operato dei governi sul testo unico, e mettendo al centro la necessità di un movimento permanente sulla sicurezza in quanto problema politico e sociale che necessità di una rivoluzione del sistema che deve essere fondato sul lavoro e non sul profitto: "si lavora per vivere non per morire", anticipando la strada per la soluzione della questione ILva prima che scoppiasse in questi mesi.
E' chiaro che la soluzione significa lottare fino in fondo in questa direzione, perchè si affermi nelle realtà delle fabbriche e nel territorio,
secondo noi non ci sono altre vie per i lavoratori, serve lotta,organizzazione, autonomia.
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