martedì 23 dicembre 2014

2 dicembre: Anche in India i padroni assassini non sono mai condannati, Bhopal

NEW DELHI - Aadite è un cucciolo di cartapesta. Non riesce a camminare né a stare in piedi, tanto fiacchi sono i suoi muscoli. Guarda i cartoni animati alla tv come tutti bambini, ma lui non può fare altro tutto il giorno. Vive disteso, Aadite. Da sempre. Da quando è nato, nove anni fa, e gli hanno diagnosticato una paralisi cerebrale infantile. Che purtroppo non è una sciagura rara a Kabit Pura, uno dei quartieri di Bhopal - circa 720 chilometri a sud di New Dheli - che sorgono accanto al relitto della fabbrica indiana della Union Carbide, che 30 anni fa causò il più grave incidente industriale della storia: migliaia di morti e oltre 600 mila persone con danni permanenti subìti. Era il 1984. La mezzanotte del 3 dicembre era appena passata, quando quaranta tonnellate di isoscianato di metile - utilizzato per produrre antiparassitari, annoverato tra i prodotti più tossici nel amercato chimico -fuoriuscirono dallo stabilimento della multinazionale statunitense che produceva un potente pesticida. Una nube urticante avvolse la città mentre dormiva. Oltre 3700 persone morirono all'istante, altre 16mila nelle settimane e negli anni successivi. Come poté accadere? Questioni di budget, probabilmente una decisa sforbiciata ai costi di manutenzione aveva abbassato i livelli di sicurezza. Le cause della fuga di gas non sono tuttora chiarissime, fatto sta che il disastro di Bhopal non è ancora finito. Ancora miete vittime, di seconda generazione. Bambini come Aadite, che quel maledetto giorno neanche erano stati concepiti, ma che hanno madri che quando li avevano in grembo bevevano acqua contaminata dalle scorie dello stabilimento distrutto. Inquinate le falde acquifere. Nel terreno su cui svettano cupi i resti della fabbrica furono interrate o lasciate abbandonate all'aria aperta tonnellate di sostanze tossiche. Mercurio, piombo, diclorobenzene. L'organizzazione Bhopal Medical Appeal e Greenpeace sostengono da anni che le scorie hanno inquinato suolo e falde acquifere. Provocando tumori, difetti congeniti e altre malattie. Alla Clinica Sambhavna, una delle poche strutture dove i supersiti ricevono cure gratuite, continuano ad arrivare neonati con malattie congenite. "E non sono solo i figli di coloro che furono esposti al gas", spiega Satinath Sarangi. "Labioschisi, paralisi cerebrali infantili e problemi respiratori hanno un'incidenza fuori dal comune qui a Bhopal". Mai in tribunale: il risarcimento? 400 dollari. In tutto, le 500mila persone che nel 1984 respirarono i fumi hanno ricevuto una compensazione di 400 dollari dal colosso chimico. Ma sono migliaia quelli che hanno subito gli effetti successivi del disastro e non hanno visto un soldo. Alla vigilia di questo trentesimo anniversario cittadini e attivisti di Bhopal sono tornati a chiedere altri 1600 dollari per ogni sopravvissuto. Ma difficilmente verranno accontentati e avranno giustizia. I rappresentanti dell'ex Union Carbide non sono mai apparsi in tribunale. Warren Anderson, l'allora amministratore delegato della società chimica, è morto il mese scorso, vanificando del tutto i timidi tentativi del governo indiano di estradarlo. Mai nessuna bonifica. Remota appare anche l'opera di bonifica dei terreni, di cui non vogliono farsi carico né il governo indiano né la Dow Chemical, che nel 2001 comprò la Union Carbide e considera chiusa la vicenda dal 1989, quando la società concesse il risarcimento da 470 milioni di dollari ai sopravvissuti. Così, mentre continua, senza troppo fervore, la disputa su chi dovrebbe smantellare i rifiuti tossici, lo scheletro della fabbrica è ancora lì come un cimelio minaccioso di una tragedia inconclusa. La cisterna ormai arrugginita da cui fuoriuscì il materiale tossico è ancora identificabile dal suo numero seriale: E-610. E tra le erbacce e i vetri in frantumi della sala di controllo resiste - straordinaria beffa all'usura - l'avviso della Carbide ai suoi dipendenti: "La sicurezza è compito di tutti". © Riproduzione riservata India: 30 anni di inquinamento, l'eredità tossica


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