Sudafrica: l'Arcelor Mittal
sconfitta dagli
Redazione
Contropiano
Il colosso
dell’acciaio Arcelor Mittal dovrà rendere pubblico il piano ambientale relativo
al suo impianto di Vanderbijlpark, nella regione del Gauteng, la stessa di
Johannesburg e Pretoria. Lo ha deciso la Suprema corte d’appello sudafricana
accogliendo il ricorso di un’organizzazione ambientalista, Vaal Environmental
Justice Alliance (Veja).
Da anni Arcelor Mittal, principale produttore d’acciaio in Sudafrica, è sotto accusa per i livelli di inquinamento nell’area, anche per quanto riguarda il terreno e le falde acquifere. Tra il 2008 e il 2012 l’azienda dichiara di aver speso 1,2 miliardi di rand per risolvere questioni ambientali, la metà dei quali relativa all’impianto di Vanderbijlpark.
Veja aveva chiesto tuttavia che fosse reso noto il piano ambientale ventennale di Arcelor Mittal, nel quale erano comprese anche le proposte per la riabilitazione del sito del Gauteng. La compagnia aveva rifiutato, sostenendo che non vi fossero i requisiti per rendere pubblico il documento (secondo la legge, deve essere in gioco la protezione di uno specifico diritto) e che in ogni caso il piano – redatto anni fa – non rifletteva più le sue politiche ambientali.
La tesi difensiva è stata rifiutata dai giudici: “Non c’è spazio per il segreto” in materia ambientale, hanno stabilito, ricordando inoltre che Arcelor Mittal è “un importante, se non il più importante inquinatore” nella zona.
Da anni Arcelor Mittal, principale produttore d’acciaio in Sudafrica, è sotto accusa per i livelli di inquinamento nell’area, anche per quanto riguarda il terreno e le falde acquifere. Tra il 2008 e il 2012 l’azienda dichiara di aver speso 1,2 miliardi di rand per risolvere questioni ambientali, la metà dei quali relativa all’impianto di Vanderbijlpark.
Veja aveva chiesto tuttavia che fosse reso noto il piano ambientale ventennale di Arcelor Mittal, nel quale erano comprese anche le proposte per la riabilitazione del sito del Gauteng. La compagnia aveva rifiutato, sostenendo che non vi fossero i requisiti per rendere pubblico il documento (secondo la legge, deve essere in gioco la protezione di uno specifico diritto) e che in ogni caso il piano – redatto anni fa – non rifletteva più le sue politiche ambientali.
La tesi difensiva è stata rifiutata dai giudici: “Non c’è spazio per il segreto” in materia ambientale, hanno stabilito, ricordando inoltre che Arcelor Mittal è “un importante, se non il più importante inquinatore” nella zona.
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