(dalla stampa) Da fine novembre operaie della ex Igea
occupano una miniera nel Sulcis:
"Sono al buio, al freddo, con il passamontagna e
la ferma intenzione a non uscire da lì sotto finchè la Regione Sardegna -
azionista della ex Igea, l'azienda di bonifiche e recupero di aree minerarie
dismesse di cui sono dipendenti - non darà spiegazioni sul loro futuro.
Sotto l'elmetto hanno il passamontagna per non farsi
riconoscere. Sono le trenta lavoratrici della ex Igea - la società, di cui la
Regione Sardegna è azionista, che si occupa di bonifiche e recupero di
aree minerarie dismesse - che da questa notte occupano la miniera di Monteponi,
nel Sulcis. Una di loro - che spiega di non voler dire il suo nome per evitare
ritorsioni - racconta come è nata questa protesta. E' la prima volta che un
gruppo di sole donne occupa una miniera: non se ne andranno, assicurano, finchè
le loro rivendicazioni non otterranno una risposta.
E' la prima
volta che un gruppo di donne occupa una miniera. Perchè questa decisione è
arrivata oggi?
Noi vogliamo esprimere la nostra rabbia contro una società che non ci dà garanzie per il futuro, è da un anno che abbiamo solo parole come rispose e quindi l'unico modo per farci sentire è quello di venire qui, in condizioni di estremo disagio. Chiunque conosca la miniera sa in che condizioni siamo: sottoterra, al buio, al chiuso, al freddo, all'umido. Ma nonostante questo non molliamo.
Sono sei mesi che non ricevete lo stipendio. Quali sono le vostre rivendicazioni?
Il problema non è solo lo stipendio. Vogliamo che l'azienda risolva la crisi economica e finanziaria che da un anno affligge la nostra società, si assuma le proprie responsabilità e non risponda solo con parole, vogliamo azioni concrete.
Fino a quando siete disposte a rimanere lì?
Non abbiamo paura, vogliamo delle risposte. Abbiamo iniziato questa occupazione senza darci un limite temporale.
Noi vogliamo esprimere la nostra rabbia contro una società che non ci dà garanzie per il futuro, è da un anno che abbiamo solo parole come rispose e quindi l'unico modo per farci sentire è quello di venire qui, in condizioni di estremo disagio. Chiunque conosca la miniera sa in che condizioni siamo: sottoterra, al buio, al chiuso, al freddo, all'umido. Ma nonostante questo non molliamo.
Sono sei mesi che non ricevete lo stipendio. Quali sono le vostre rivendicazioni?
Il problema non è solo lo stipendio. Vogliamo che l'azienda risolva la crisi economica e finanziaria che da un anno affligge la nostra società, si assuma le proprie responsabilità e non risponda solo con parole, vogliamo azioni concrete.
Fino a quando siete disposte a rimanere lì?
Non abbiamo paura, vogliamo delle risposte. Abbiamo iniziato questa occupazione senza darci un limite temporale.
Nessun commento:
Posta un commento