giovedì 25 ottobre 2018

25 ottobre - LA CONDIZIONE OPERAIA - IL CASO SICILIA - Dall'intervento dello Slai Cobas sc di Palermo al coordinamento nazionale Slai Cobas del 13 ottobre

La condizione operaia è strutturalmente legata al sistema capitalistico e ai risultati della lotta di classe. In questo momento storico è la crisi mondiale da sovrapproduzione che detta le principali azioni e reazioni. E in questo momento il proletariato subisce doppiamente i colpi della crisi che da  un lato causa licenziamenti, aumento della disoccupazione, difficoltà di reinserimento nel processo produttivo, eventuale sopravvivenza con sussidi o caduta vera e propria nel sottoproletariato, dall'altro, la necessità dei padroni di “uscire dalla crisi” porta a schiacciare ancora di più la classe per riprendere almeno a “stare sul mercato” spremendo contemporaneamente ulteriori profitti. 
Attualmente la “resistenza” operaia, per lo meno nei paesi imperialisti, consiste fondamentalmente nel tentativo di salvaguardare il posto di lavoro, il livello salariale e i diritti conquistati con la lotta.

I padroni devono continuare a fare profitti se vogliono sopravvivere come capitalisti (vedono la crisi come opportunità, anche se molti di loro nel caos generale periscono e vengono spesso mangiati dai più grandi, si sviluppa infatti una grande azione di Fusioni e Acquisizioni) e quindi mobilitano tutte le loro energie per trovare le forme per rilanciare i loro affari:
Ristrutturano per affrontare meglio la concorrenza spietata (tutti quelli che possono fanno lo stesso) passando come dicono loro da fabbriche labour intensive a capital intensive, insomma riducono il
numero di operai e aumentano il numero di macchine, aumentando di conseguenza la produttività e a sua volta la concorrenza tra gli operai. Se possono spostano la produzione in altri luoghi più favorevoli per manodopera-costo del lavoro e condizioni generali, fiscali, più favorevoli, aumentando in questo modo il grado di estrazione di plusvalore. Oltre a questo “normale” metodo, aggiungono, quando possono, anche l’allungamento della giornata lavorativa vera e propria con altri mezzi: revisione dei contratti (orari di lavoro, riduzione/cancellazione dei diritti), “incentivi", ecc. Inoltre, visto che quasi tutti i settori produttivi sono “saturi” allargano l’ambito della produzione in settori sempre “nuovi”, ad altissima intensità di capitale (tecnologia, internet, ecc.) dove si riversano i capitali “liberi” e che in un primo tempo permettono profitti più alti.
Utilizzano i governi per avere leggi contro gli operai che aiutano i loro sforzi di maggiore sfruttamento. I dazi e la conseguente guerra commerciale sono una delle forme “legali” di guerra tra i capitalisti (quando non possono allargare nell’immediato il campo della guerra guerreggiata). Ma questa guerra commerciale di tutti contro tutti si ripercuote sulla produzione generale restringendola e accentuando la crisi.
La fabbrica resta sempre il centro della produzione capitalista. 
L’agricoltura vede diminuire il numero di lavoratori, mentre i cosiddetti servizi si gonfiano smisuratamente, soprattutto quelli che i padroni chiamano servizi all’impresa e quindi i soli veramente importanti, ma in ogni caso “non si può vivere di servizi”! L’umanità nel suo attuale sviluppo necessità di una quantità enorme di beni materiali, di prodotti come mai prima.
Alcune caratteristiche si ritrovano nel contesto della Sicilia, di cui poi vedremo due casi specifici: Fincantieri e Blutec (ex Fiat Termini Imerese).
Dai dati - dal Rapporto Svimez 2013
Popolazione residente anagrafica 2012, migliaia 4.999,9
Unità di lavoro agricoltura 125,5
Unità di lavoro industria 220,7
Industria in senso stretto 125,1
Costruzioni 95,6
Unità di lavoro servizi 1.056,8
Unità di lavoro in complesso 1.403,0
(CONTINUA)


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