lunedì 22 ottobre 2018

21 ottobre - Dal coord. naz. Slai Cobas sc - LA VICENDA ILVA COME QUESTIONE NAZIONALE

Pubblichiamo la prima parte della riunione del Coordinamento Nazionale Slai Cobas sc che si è tenuto sabato 13 ottobre e che aveva come primo punto all'OdG la questione dell'accordo Ilva.
L'intervento che segue è stato fatto da Margherita Calderazzi.
La vicenda Ilva è nazionale, e avrà sempre più influenza su tutte le altre situazioni e vertenze. Quindi bisogna trattarla, discuterla anche nelle altre sedi.
L'aggettivo più adatto in questo momento per tratteggiare la questione Ilva è: “storico”.
Hanno fatto un accordo “storico” che peserà su tutti gli altri accordi; è “storico” perchè stiamo parlando del 1° stabilimento siderurgico d'Europa e ora di uno stabilimento che sta nelle mani del primo produttore di acciaio nel mondo.
Ripercorreremo in sintesi i punti principali di questo accordo, ma, occorre dire che esso mette dei paletti che non riguarderanno solo l'Ilva ma tutte le vertenze che hanno un peso nazionale e sono attualmente al Tavolo del Mise, e sono tante. L'accordo Ilva farà da riferimento per altre vertenze, e in particolare su alcuni punti. Primo tra tutti il fatto che si dividono i lavoratori, in quelli che andranno nella nuova società, in questo caso ArcelorMittal, e quelli che resteranno nella vecchia, bad company; questa situazione di divisione dei lavoratori, in lavoratori di serie A e di serie B, è una linea che la ritroveremo dovunque, in altre vertenze.

Altra questione dell'accordo che farà da riferimento nazionale è la cancellazione dell'art. 2112, che nelle precedenti acquisizioni, che sono “cessioni d'azienda”, tutelava i lavoratori e le loro condizioni
in questi passaggi. Questo articolo diceva (dice) che nelle cessioni d'azienda non c'è bisogno di licenziare i lavoratori e riassumerli, ma, con una semplice comunicazione, gli operai passano tutti e nelle stesse condizioni che avevano prima. Questo costituiva una significativa difesa delle condizioni dei lavoratori. Ma questo articolo nell'accordo Ilva è stato cancellato; si dice esplicitamente nel testo che il 2112 non trova qui attuazione.
Terza questione. Con l'accordo Ilva si stabilisce in maniera strutturale che i lavoratori per passare dall'Ilva Spa alla Mittal devono obbligatoriamente firmare una conciliazione “tombale”, con cui i lavoratori rinunciano a ogni continuità economica, normativa, ecc. e ad ogni credito che eventualmente dovevano ancora avere. L'unico credito che viene salvato è quello che avevano con l'Ilva in liquidazione. Mentre prima con il 2112 c'era una responsabilità solidale tra la vecchia e la nuova azienda, se gli operai avevano crediti retributivi in primis dovevano rivendicarlo alla vecchia azienda, ma la nuova era chiamata in solido per garantire ciò che dovevano avere, ora, invece, si fa un azzeramento tombale, che riguarda il Tfr, mancato preavviso di licenziamento, problematiche di livello, crediti su straordinari non corrisposti, ecc., e la firma di questa conciliazione è la condizione per il passaggio.
L'altra questione, che sta venendo fuori proprio in questi giorni ma che è prevista dall'accordo, è la gestione unilaterale delle assunzioni, e quindi di chi resta nell'AS, da parte dell'ArcelorMittal.
A parte la “porcata” istituzionale dell'accordo che prevede che sia solo la Mittal a decidere chi assumere, secondo i suoi requisiti (e quali sono? ciò che mi serve per l'attività produttiva, secondo il mio piano industriale, ecc., il resto, come anzianità, carichi familiari non sono contemplati, solo nel caso in cui in un reparto i numeri degli operai risultassero superiori a quelli di assunzione previsti dalla Mittal, allora se c'è da scegliere i sindacati possono porre i criteri di anzianità, carichi di famiglia) e che quindi i sindacati non possano mettere lingua; a questa “porcata istituzionale” si aggiungono poi le “porcate minori”, il clientelismo dei capi di reparto che danno le liste di chi deve passare alla Mittal e chi no - Noi vorremmo sapere nomi e cognomi di questi capi, perchè li denunciamo pubblicamente.
Ma su questo non possono tanto strillare i sindacati perchè loro hanno firmato un accordo che dice esplicitamente che i sindacati non contano nulla nei criteri di assunzione – e una cosa da dare atto alla Mittal, al governo, ai commissari è che questo è un accordo chiaro, che non lascia niente di equivoco, nulla di incerto, tutto è stabilito, voi sindacati avete firmato, cosa volete ora?
Quindi, queste punti: esistenza della bad company, violazione dell'art. 2112, assunzione con l'obbligo di una conciliazione tombale, gestione unilaterale secondo criteri aziendale..., vogliono dire che con quest'accordo hanno ucciso qualsiasi possibilità di uso di norme che esistono ancora a salvaguardia dei lavoratori e i sindacati sono meri esecutori di un accordo scritto tra governo e padroni.
In questo senso è un accordo che verrà preso ad esempio, riferimento per tutti gli altri accordi.
Quello che noi abbiamo subito analizzato dell'accordo si sta verificando, e la verifica è sempre in peggio.
Delle assunzioni presso ArcelorMittal ne abbiamo già parlato. Che succede agli altri operai. La stampa nei giorni scorsi ha amplificato la questione di chi ha deciso di andare via con l'incentivo, parlando addirittura di 800, in realtà sono poco più di 300. Ma i numeri sono significativi. I lavoratori che restano all'Ilva AS sono 2626, in realtà però parlano di 2586, ne mancano 40, che sono questi 40? Lo diceva un dirigente dell'Ilva, Claudio Picucci, nella lettera mandata a settembre a tutti i sindacati, col titolo “procedura di licenziamento” - quindi la prima questione sono i licenziamenti, come condizione per il passaggio. Questo dirigente nel dire di quanti lavoratori in realtà ha bisogno l'AS di tenere ancora, scrive: “
l'organico dello stabilimento necessario per le attività ancora in carico all'Ilva AS.... sarà così rideterminato a valle... e sarà di numero 40 lavoratori complessivi”, questi sono i 40 che mancano, che non si tratta di semplici lavoratori, ma di capi, amministrativi, ecc. Questi sono sicuri, e non rischiano la Cig. Poi c'è il grosso da mandare via con l'incentivo – che è un bluff: si è parlato di 100mila mentre in realtà sono 77mila netti, e vale fino al 31 gennaio 2019; poi vi è una graduale riduzione fino ad arrivare a 15mila euro lordi. Se uno fa il “pari e dispari”, tra quello che doveva eventualmente avere ma con la conciliazione viene cancellato e quello che ha come incentivo se non presenta subito domanda, c'è il rischio che recupera solo il suo credito; quindi non c'è “incentivo”, e il governo risparmia, non sta dando niente di più di quello che avrebbe dovuto dare se i lavoratori potevano mantenere le loro garanzie. Quindi, di questi 2586, ne togliamo 300/500 che vanno via con l'incentivo, né restano ancora 2000, 2000 famiglie. Che fanno? L'AS al massimo ne potrà far ruotare 300 per le bonifiche minime, tutto gli altri restano in cigs - se viene confermata la cigs; perchè per esempio i fondi per il “reddito di cittadinanza” da dove li prendono? Da tutto il resto degli ammortizzatori sociali.
Sul salario. Si dice: resta quello che è. Ma c'è la storia del premio di risultato. A parte la questione economica che deve essere ancora contrattata, e che per i lavoratori conta eccome; quello che soprattutto viene fuori è il fatto che diventa una sorta di “premio” o di “castigo”; cioè verrà usato come una bacchetta per colpire gli operai e come una pacca sulle spalle per dire ”bravo” ti sei fatto docilmente sfruttare. L'accordo dice che anche sul premio di risultato sarà la Mittal a stabilirne i criteri; se questi criteri anche per un mese, in un reparto, non vengono rispettati, tu operaio per quel mese, per quel reparto non hai il premio. Secondo questi criteri di corresponsione del pdr, tu lavoratore sei responsabile non solo della produttività dello stabilimento di Taranto ma di tutti gli stabilimenti Ilva del gruppo ArcelorMittal; tu lavoratore sei poi responsabile anche della “soddisfazione del cliente” (che c'entrano i lavoratori? Di fatto viene scaricato sui lavoratori il fatto se il cliente dice l'acciaio mi piace o no). Ancora, sei responsabile della sicurezza degli impianti. Questo è della serie “fare lo spirito al funerale”. Come? gli operai subisconosulla propria pelle, a volte sulla propria vita la mancata sicurezza degli impianti, e ora diventano loro esplicitamente responsabili degli incidenti?!.
Tra un po' scaricheranno sui lavoratori anche il costo di manutenzione degli impianti – come avviene in un piccolo bar in cui se il ragazzo cameriere rompe un bicchiere lo paga lui.
Questo accordo, quindi, non solo toglie lavoro, diritti, ma introduce dei criteri, dei principi che azzerano qualsiasi barlume di diritto sindacale, diritti dei lavoratori; i lavoratori non hanno più diritti!
Tornando agli impianti e alla questione sicurezza, su questo l'accordo dice solo due parole, limitandosi a recepire tutti gli accordi in corso per la salvaguardia degli impianti; accordi che non hanno affatto evitato incidenti, infortuni.
Ma veniamo subito ad un altra questione, che è nazionale, storica, che tutti i lavoratori, tutte le realtà lavorative si troveranno ad affrontare: la questione dell'immunità. Su questo vi sono vari aspetti, ma noi vogliamo oggi mettere in rilievo una questione che è cuore della contraddizione di classe. Sappiamo che in questo sistema capitalista l'operaio è solo forza-lavoro, una merce, ma ora, si dice esplicitamente che questa merce vale meno delle altre merci, degli impianti. Gli impianti devono essere salvaguardati, e se non si salvaguardano la colpa è scaricata sui lavoratori, se invece un lavoratore si infortuna, muore, la Mittal, come ora i commissari, non è responsabile di niente, non rischia alcun processo. Noi denunciavamo in passato che Riva non aveva preso quasi mai una condanna nei processi, ma perlomeno il processo c'era, i padroni avevano un po' di fastidio. Ora invece non ci sarà neanche il processo, perchè c'è l'immunità. L'immunità, quindi, diventa una sorta di via libera a delinquere. Non c'è reato. E' reato se tu metti sotto una macchina una persona, se invece lo uccidi sul lavoro, c'è la legge, di Renzi del gennaio 2015 poi reiterata in tutti gli altri decreti, che dice che tu che hai ucciso non sei punibile.
L'accordo e i decreti Ilva andrebbero fatti studiare nelle scuole per come sono atti esemplari a difesa dei padroni. Si dice esplicitamente: il capitale può fare quello che vuole, tu sei soltanto una “rotella” - poi se la “rotella” si rompe, la posso cambiare -; il capitale è quello che produce, tu, invece, che effettivamente produci, sei zero!
Sull'addendum ambientale si è detto, e in particolare lo ha detto a pieni polmoni l'Usb, che si sono fatti passi avanti, abbiamo ottenuto... In realtà questo addendum, rispetto al piano ambientale già presentato dalla Mittal, stabilisce solo un'anticipazione dei tempi. Ma attenzione. Qui è come quando uno va a comprare con i saldi: il prezzo è ridotto del 70%... Sì, ma vediamo da dove partiva, se partiva da 200euro, anche se tu riduci del 70%, il prezzo resta sempre per me alto. Così accade all'Ilva con l'anticipazione dei tempi, per es. della copertura dei minerali. Ok, ma stiamo parlando di parchi che dovevano essere coperti già ad ottobre 2015! Quindi è un'anticipazione di un ritardo.
Nel merito l'addendum recepisce le prescrizioni contenute già nel piano ambientale 2017, che recepiva quello approvato dal governo Renzi nel 2014, che a sua volta recepiva l'Aia del 2012, che a sua volta recepiva e migliorava quella concessa al gruppo Riva nell'agosto 2011. Quindi torniamo a Riva.
Altri hanno già smascherato questo addendum ambientale, e hanno rilevato almeno tre questioni. Primo, una serie di obblighi, di prescrizione dell'Aia, vengono risolti unicamente con comunicazioni documentali post della Mittal, per dire: “le prescrizioni, le stiamo facendo”, e se si verifica che in realtà non è vero, non è che decade quell'Aia, al massimo potrà subire delle penali.
Secondo, rispetto alle emissioni si sono prese in considerazione nell'addendum solo le emissioni convogliate, sulle emissioni fuggitive, che sono le più pericolose, non si dice nulla.
Terzo, l 'avvocato Pellegrin, uno dei tre di Torino che segue le nostre parti civili al processo Ilva, ci ha inviato un lungo intervento in cui tra le altre cose dice che non è vero che non si potrebbe produrre acciaio più pulito, e cita tre sistemi produttivi che potrebbe abbattere di molto l'inquinamento: il processo Finex che viene utilizzato nelle acciaierie Posco in Corea; la tecnologia Corex, e un altro che viene utilizzato qui vicino, in Austria nella Siemens, che conserva la tradizionale cokeria ma inquinando molto meno, con la cosiddetta “tecnologia Meros”, in grado di ridurre l'impatto dell'impianto di sinterizzazione almeno del 97% per la diossina e del 90% per le polveri sottili.
Ci sono già oggi, quindi, una serie di tecnologie avanzate, già utilizzate, che potrebbero abbattere l'inquinamento. Chiaramente comportano costi.
Nell'addendum non si citano affatto queste tecnologie. C'è solo una promessa a mettere alcuni a studiare, a fare dei progetti per il futuro...
Concludendo.
Abbiamo detto all'inizio che questo è un accordo storico per l'azienda, il governo, i sindacati; ma ora aggiungiamo che potrebbe creare una situazione storica anche per gli operai.
Da una situazione molto negativa, esemplarmente negativa, gli operai possono fare di questa la leva per creare una situazione positiva per la lotta operaia. Anche voi operai dovete vedere la contradditorietà dell'attuale situazione. Certo è un po' difficile, perchè a volte gli operai sono “capatosta”. Ma oggi gli operai dell'Ilva si trovano in un consesso mondiale, in una situazione in cui i padroni si sentono forti, giganti, ma tu operaio sei oggettivamente in collegamento con gli operai degli altri stabilimenti a livello internazionale. ArcelorMIttal ha dovuto fare anche operazioni di chiusura di stabilimenti per avere l'Ilva, perchè l'Ilva è strategica, ma questo mostra come tutto sia collegato, che nessuna fabbrica può vivere in sè. Quindi, questo oggettivo collegamento degli operai con gli operai della Francia, del Canada, ecc. da elemento di forza, grandezza della Mittal, può diventare un elemento di fragilità, debolezza. Basta che gli operai di un paese lottino che tutta questa forza che si regge sul controllo, comando a livello internazionale si può incrinare. Quindi avere consapevolezza che oggi gli operai di Taranto sono all'interno e pesano in questo nuovo scenario internazionale della siderurgia che li pone in oggettivo legame con migliaia e migliaia di operai. Questo è un punto, ripetiamo, di debolezza per i padroni e di forza degli operai se lo sanno usare.


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