Lo
abbiamo proposto già nel convegno
di marzo a Taranto,
lo abbiamo scritto nei giorni scorsi su questo blog, lo abbiamo
gridato al
presidio sotto la direzione Arcelor/Mittal del 4 maggio
- vedi video pubblicato sul blog tarantocontro e ripreso da questo
blog - mentre a Taranto sfilava un corteo nazionale sull'inquinamento
- e dalla
prossima settimana lo riportiamo con forza in tutte le fabbriche
in vista. tanto per cominciare, dello sciopero generale dei
metalmeccanici del 14 giugno.
Diamo spazio su questo blog a tutte le voci che dicono come noi, e speriamo più di noi, la stessa cosa.
Diamo spazio su questo blog a tutte le voci che dicono come noi, e speriamo più di noi, la stessa cosa.
CHE
COSA ASPETTANO A DICHIARARE UNO SCIOPERO GENERALE?
Maggio,
sei operai morti in due giorni. Che cosa aspettano a dichiarare uno
sciopero generale di tutte le categorie contro le morti sul
lavoro? Che cosa aspettano a fermare, con uno sciopero in tutti
i luoghi di lavoro, la produzione per 24 ore? Almeno in quelle ore di
fermata generale collettiva salviamo la vita a quattro operai, perché
questa è la media degli operai che vengono uccisi tutti i giorni sul
lavoro. Tutti quelli che lavorano nella produzione materiale sanno,
solo i capi sindacali lo ignorano, che la causa prima del
lavoro pericoloso deriva dalla pressione che è fatta sugli operai
per ottenere il massimo rendimento, che le misure per mettere in
sicurezza gli impianti costano e sono un peso negativo sui profitti.
Uno sciopero generale, ben fatto, sarebbe un colpo all’unica leva
che fa ragionare i padroni: colpirli nei loro interessi
economici. Tutto il resto lo risolvono con impegni a parole, lunghi
processi che si concludono sempre con un nulla di fatto. Uno
sciopero generale di tutte le categorie, in tutti i luoghi di lavoro
sarebbe un sistema per spingere chi lavora sotto padrone ad aumentare
l’attenzione sulle norme di sicurezza, a richiederle con più
forza, a sentirsi parte di una classe che vuol difendersi
collettivamente dalla strage che la travolge e dai padroni che la
generano. Il sindacato confederale per rispondere alla morte di sei
operai in due giorni ha inviato una richiesta di incontro al Ministro
del lavoro Di Maio, che ad oggi, 10 maggio, non ha nemmeno risposto.
Un fallimento completo della sua funzione di difesa, almeno della
pelle, dei suoi iscritti. Ormai fra i capi del sindacato Confederale
si è affermata la convinzione che gli scioperi non servano, è la
conseguenza della scelta di collaborare con i padroni al buon
andamento dell’economia e non li smuove nemmeno il fatto che i due
agenti dell’economia, l’operaio e il padrone, hanno destini ben
diversi e contrapposti: più il primo rischia la pelle tutti i
giorni e muore povero, più il secondo si arricchisce e fa la bella
vita. E’ vero che gli scioperi mal organizzati, le processioni di
sabato con fischietti e berretti, gli scioperi senza picchetti e
convinzione hanno prodotto, anche fra gli operai, disillusione sulla
loro effettiva capacità di produrre pressione sulla controparte, ma
è un grave errore. Lo sciopero è ancora un’arma che può
funzionare, basta usarla per colpire i padroni, i loro interessi,
contrapposti ai nostri, di operai. Chi dice che nella crisi gli
facciamo un favore a scioperare non sa di cosa sta parlando, è
proprio nella crisi che, nei settori dove si produce, il padrone ha
bisogno del massimo di rendimento e sottomissione ed è qui che è
più vulnerabile. La strage che si sta compiendo sotto i nostri occhi
chiede una risposta generale degli operai, collettiva,
concentrata, uno sciopero da attuare in tempi brevi. I
dirigenti di CGIL, CISL e UIL hanno i mezzi per dichiararlo, se
non lo fanno, se non si muovono nemmeno di fronte a tante morti sul
lavoro se ne assumano tutte le responsabilità. Sarà una conferma,
se ce n’era bisogno, di quanto si siano fatti coinvolgere
negli affari dei padroni, di quanto abbiano fallito nel difendere chi
lavora a salario. Tuttavia, la spinta allo sciopero per realizzarsi
non ha necessariamente bisogno di questi venduti. Lo sciopero contro
la strage operaia può realizzarsi partendo dalle fabbriche, dai
luoghi di lavoro in collaborazione diretta fra gruppi di
diverse situazioni. I sindacati che si dicono alternativi ai
Confederali potrebbero stringere in questa occasione un patto
d’azione comune. Fra i tanti scioperi generali, convocati ognuno
per sé con una serie di rivendicazioni generiche, se ne potrebbe
dichiarare uno, unitario, di tutte le categorie su un solo obiettivo:
la strage degli operai deve finire. E.A.
- operaicontro
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