Ieri lo Slai Cobas sc di Taranto ha portato la propria solidarietà, ma anche l'impegno ad essere al fianco delle iniziative di lotta degli operai e operaie della Tessitura Albini, che da un lavoro sicuro ora si trovano in mezzo ad una strada perchè i padroni hanno pensato bene, per aumentare i loro profitti, di chiudere a San Basilio Mottola per allargare la produzione negli altri siti, soprattutto quelli all'estero - Egitto, Repubblica Ceca - dove tagliano i costi, tagliando i salari operai e i diritti.
Gli operai presenti al presidio permanente ci hanno raccontato con rabbia, e delusione la loro grave e inaccettabile situazione, come pur essendo il loro lavoro/professionalità apprezzato - lavorano per un mercato di alto livello sia italiano che in europeo - ora non servono più... e devono, neanche, sopravvivere con una cassaintegrazione covid di 600 euro al mese.
"600 euro non bastano neanche per pagare il mutuo di 700 euro al mese per la casa... ho figli piccoli a cui devo ora negare anche il necessario"; "siamo tutti giovani... il più "anziano" di noi ha 43 anni, tanti sono sui trenta, pensando di avere un lavoro sicuro si sono sposati, hanno fatto figli, il mutuo... ora temono di vedersi togliere anche la casa". "Non vogliamo cassaintegrazione, vogliamo il lavoro!" Sono 118 giovani operai, di cui circa un terzo sono donne. Fanno il presidio per resistere, rimanere in campo, ma soprattutto per impedire che Albini venga a portarsi via i macchinari. Albini che comunque, come hanno detto gli operai, sta continuando anche ora a guadagnare da questo sito, perchè avendo messo tanti pannelli solari vende l'energia elettrica prodotta dai pannelli.
Stanno facendo da più di un mese questo presidio, 24 ore su 24. Si sono organizzati per coprire giorno e notte, nonostante le temperature caldissime di giorno e le "zanzare" di notte; sono pochi ad ogni turno per non consumare le loro energie e non molleranno!Ma per ora non c'è una reale prospettiva, il governo/Mise fa solo incontri telematici. I sindacati presenti in fabbrica - Cisl, Uil - aspettano che vi sia un nuovo acquirente della fabbrica, ma per ora non c' niente di concreto. Gli operai al presidio hanno denunciato che nessuna televisione, nessun rete nazionale si è interessata alla loro lotta.
Lo Slai Cobas nel portare la propria solidarietà e impegno a essere presente nelle prossime iniziative - sicuramente a settembre - ha portato anche un contributo frutto delle esperienze delle lotte più significative a Taranto: la necessità di elevare il livello delle lotte, renderle più incisive e più "pericolose" per padroni e governo; la necessità di unire le varie situazioni che vi sono a Taranto e provincia in cui anche sono in atto licenziamenti e chiusure; per avere visibilità serve fare lotte più dure, dare anche un messaggio "negativo" verso le Istituzioni, prefetto, Mise, ecc.
Lo Slai Cobas ha portato anche una visione più generale della situazione, le tante, troppe realtà che stanno facendo licenziamenti in massa, chiusure, e non certo per crisi; e quindi la necessità di combattere insieme una politica dei padroni che non viene assolutamente contrastata dai governi (qualunque essi siano).
Gli operai sono stati contenti della nostra "visita", della solidarietà non a parole, e ci siamo lasciati con l'impegno di rivederci presto.
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