mercoledì 1 maggio 2024

1 maggio - 1°Maggio - Appello agli operai, lavoratori e lavoratrici

 

Compagni operai, lavoratori/lavoratrici, precari, disoccupati,

questo 1 Maggio, giornata internazionale di lotta dei lavoratori, avviene nel nostro paese in una situazione caratterizzata innanzitutto dal peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dal taglio dei salari, falcidiati dal carovita/carobollette, falcidiati dal carobenzina e dai costi inaccettabili della sanità e di tutti i servizi sociali. Caratterizzata dalla disoccupazione i cui dati vengono ormai da questo governo nascosti ma si tratta di milioni di persone che non hanno un lavoro, soprattutto al sud. Caratterizzata dalla precarietà per cui la maggior parte dei contatti di circa metà dei lavoratori sono precari, a tempo determinato. Caratterizzata dalle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro: non c'è mai stata una catena così lunga di morti e anche stragi di lavoratori sui posti di lavoro (è inutile dare i numeri perché i numeri, mentre noi parliamo, aumentano). E i lavoratori che non cadono sul posto di lavoro sono spesso comunque a rischio vita, a rischio di gravi infortuni, di malattie professionali, a rischio di malattie ancora più gravi che li portano alla morte, basti pensare all'amianto.

In generale sulle morti sul lavoro abbiamo assistito davvero al massimo dell'ipocrisia e della menzogna da parte di padroni e governo. Ipocrisia, perché tutti si sono dispiaciuti, hanno fatto dichiarazioni, hanno parlato di leggi, hanno parlato di provvedimenti, quando proprio le loro leggi, i loro provvedimenti, sono parte dell'aggravamento delle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro. E quindi sono fattori di morte la legge sugli appalti, gli appalti a cascata, le leggi sul mercato del lavoro, l'intensificazione dello sfruttamento, le condizioni psicologiche e materiali con cui i lavoratori sono costretti ad accettare il lavoro in ogni condizione. E la lista potrebbe continuare.

Nascono tutti dal sistema capitalistico in cui viviamo, dal primato del profitto, che si traduce in primato del padrone. E le leggi sono a loro favore: anche quando dovrebbero tutelare i lavoratori o non sono applicate oppure vengono utilizzate dagli stessi padroni non certo per migliorare la situazione. Le leggi che vengono fatte sono sempre a favore dei padroni, cioè si trasformano gli organi di controllo in organi o inesistenti o di consulenza dei padroni. Invece che sanzioni e aggravamento di sanzioni si fa di tutto per evitare che i padroni paghino sanzioni e che prendano provvedimenti effettivi.

È cresciuta tanto l'indignazione dei lavoratori e delle masse popolari per le morti sul lavoro. Anche perché in tanti posti di lavoro i lavoratori vanno a lavorare e non ritornano o temono di non ritornare e le famiglie sono estremamente preoccupate di quello che può succedere.

Quindi sui morti sul lavoro questo 1 Maggio avrebbe dovuto comunque tradursi in una grande iniziativa nazionale dei lavoratori proprio facendo leva sulla grande indignazione che è venuta dalla catena di morti quotidiani e da stragi che si sono susseguite.

Lo stesso vale per il salario. I lavoratori sanno bene che il loro salario diminuisce sia in forma relativa che assoluta e nello stesso tempo vediamo come nessuna iniziativa per aumentare i salari sui posti di lavoro viene realmente fatta. Nessuna. È inutile che si dica che qua e là è inserita in piattaforme, che si fanno qua e là degli scioperi, ma a fronte della caduta verticale del salario non c'è altra strada che un movimento generale per un forte aumento salariale. E chiaramente ci sarebbero tutte le necessità e le condizioni per il ripristino della scala mobile. Ma di questo non solo non c'è la lotta, ma nessuno realmente ne parla e nè pensa di farlo. E quando diciamo nessuno pensiamo innanzitutto alle grandi organizzazioni sindacali confederali, le cui iniziative, anche quando sono partecipate, appaiono di per sé come inutili e impotenti, che non riescono in nessuna maniera né a incidere nelle trattative con padroni e governo, né tantomeno a dare ai lavoratori un segnale di ripresa, un segnale che è possibile costruire un'altra stagione di lotta come quelle che hanno caratterizzato la storia delle lotte proletarie nel nostro paese, basti pensare all'autunno caldo, che ridiano salario, lavoro, diritti, migliori condizioni di lavoro, di sicurezza e salute, organizzazioni in fabbrica, consigli di fabbrica che possano in qualche maniera cambiare realmente le cose, e cominciare a cambiarle le cose a partire dalla lotta, a partire dalla massa dei lavoratori che sono gli unici che possono poi raccogliere intorno a sé tutta la massa dei senza lavoro, dei precari, dei disoccupati, giovani, donne, e quindi ricostruire una capacità e un potere di lotta che dia dignità ai lavoratori.

In questo 1 Maggio tutto questo non avverrà. Le manifestazioni organizzate dai sindacati confederali al di là delle parole dette nei comizi non sono in nessuna maniera in grado di tradursi in quello che abbiamo detto, “una stagione nuova, di lotta, un nuovo autunno caldo” per usare un riferimento che normalmente è chiaro per tutti.

Per questo non è vero che non ci siano le condizioni oggettive, quelle che mancano sono le condizioni soggettive e organizzative per poterlo fare. E quando si dice questo si dice innanzitutto che manca un sindacato di classe nelle mani dei lavoratori che raccolga i lavoratori, li disciplini, gli organizzi, li educhi a questa battaglia. Soggettive perché in questa situazione è dilagata la passività dei lavoratori, la sfiducia che ha edificato anche la presenza, tra i lavoratori, di idee del tutto sbagliate, di forti forme di individualismo. E queste si sono, si può dire, si sono alimentate l'uno con l'altro. E la possibilità della loro trattazione di questa contraddizione non è all'orizzonte nell'immediata situazione. Però è chiaro che è l'unica questione.

Questo si riflette anche nelle manifestazioni. Nei due più grandi gruppi industriali che ci sono nel paese, la Stellantis nel settore auto e la siderurgia con l'ex Ilva e gli altri stabilimenti di cui il più grande è quello di Taranto, il numero dei lavoratori è proprio in questi giorni ridotto al minimo, operai falcidiati dalla cassa integrazione innanzitutto e con un futuro che sembra peggiore dello stesso presente.

Molte delle industrie ormai lavorano perché si sono inserite nel lavoro per la guerra. Un paese in cui si lavora soprattutto nelle industrie belliche dà il segno non solo del contrasto tra lavoro e interessi dei lavoratori ma nello stesso tempo rende di più i lavoratori schiavi non solo, come sempre, del profitto, ma anche di ciò che il Capitale e il profitto ha provocato: una marcia quasi inarrestabile verso la guerra, uno spostamento sempre maggiore della spesa totale verso l'industria bellica, verso i mercanti di morte, i signori della guerra.

Quindi non possiamo contare sulla classe operaia delle grandi fabbriche, non possiamo contare su un ampio spezzone di lavoratori impegnati nell'industria bellica e quindi la classe operaia sembra non avere obiettivamente la possibilità per assolvere al suo ruolo che in questo 1 Maggio viene anche enunciato: quello di essere la classe che lottando per i suoi interessi particolari e generali è in grado di rappresentare gli interessi generali e particolari di tutto il mondo del lavoro.

Le uniche manifestazioni serie che vanno appoggiate sono quelle che ci saranno in diverse città italiane in cui i lavoratori in lotta - di cui un'infima minoranza però è la classe operaia industriale - scenderanno in piazza con piattaforme, parole d'ordini assolutamente condivisibili che noi appoggiamo. E che in queste manifestazioni noi saremo presenti dove le nostre forze ce lo permettono e comunque sono manifestazioni a cui noi invitiamo a partecipare.

Ma non sono queste manifestazioni il punto di riferimento di una effettiva ripresa generale della lotta dei lavoratori, della lotta di classe, della lotta sociale e politica.

La questione fondamentale è politica. Non c'è solo il peggioramento delle condizioni degli operai e dei lavoratori. C'è il fatto che i governi sono diventati sempre più a servizio dei padroni, fino ad avere un governo dei padroni, per di più di stampo fascista - e tutti sappiamo che sono fascisti - e anche tra le masse molti fanno finta di non capire o hanno portato la loro coscienza all'ammasso. Questo governo ha un solo scopo: costruire nel nostro paese una forma di dittatura che è giusto chiamare moderno fascista.

In questo 1 Maggio vengono presentate le liste elettorali e assisteremo alle elezioni probabilmente più antidemocratiche degli ultimi tempi, fermo restando che “democratiche” le elezioni non sono mai state da tanti anni, fermo restando che una parte massiccia dei lavoratori lo ha capito e sostanzialmente non vota. Questo governo vuole trasformare le elezioni europee in un referendum a favore non solo del governo ma di Meloni e della sua famiglia, perché quel partito è una cosca familiare, è tutta una serie di personaggi che tutto hanno a cuore tranne che l'interesse dei lavoratori e delle masse popolari.

Questo fa sì che le elezioni non siano un luogo dove si possa lottare realmente per cambiare le cose, per opporsi, anzi stanno preparando leggi, vedi il premierato, per cui questo sarà reso ancora più difficile.

È impossibile non solo rovesciare i governi con le elezioni ma perfino arrivare al Parlamento con leggi con cui se prendi il 17% dei voti - perché questi sono stati i voti che ha preso al massimo Meloni, i voti reali, non le percentuali, senza gli astenuti - può portare a casa la maggioranza relativa e assoluta del Parlamento e può fare tutto quello che può e vuole.

È chiaro che le elezioni non sono né la via e né la soluzione oggi attraverso la quale gli operai, i lavoratori, le masse popolari possono far pensare i loro interessi di classe e possono incidere nella vita politica e nel cambiamento politico. Anzi. 

Prima come si dice normalmente - noi comunisti lo diciamo da sempre - si votava per scegliere quale coalizione, quale comitato d'affari dei padroni, deve comandare. Ora si va verso il fatto che anche nelle elezioni non c'è neanche questa libertà di scelta ma c'è la libertà di dire sì o no come un referendum di stampo fascista, mussoliniano, a chi attualmente governa. Basterebbe scrivere “Giorgia” sulla scheda elettorale. E questo inganno sostenuto dal controllo assoluto come mai c'era stato, neanche ai tempi di Berlusconi, delle tv della Rai, innanzitutto di quelle che sappiamo essere tv commerciali e politicamente già schierate nel campo dei ricchi e dei proprietari di queste tv, per non parlare dei giornali.

La Meloni vuole un referendum? Le masse devono dire NO. Ma non è così che avviene in queste elezioni. E quindi il NO è alle elezioni truccate volte a legittimare il potere sempre più assoluto del governo dei padroni, di questo governo dei padroni.

È chiaro che la non partecipazione alle elezioni non porta di per sé il cambiamento. È un segnale, ma non è un cambiamento, si tratta di una scelta che resta comunque una scelta passiva rispetto a un'azione attiva che consiste nella lotta. La lotta, la lotta.

La lotta generale sulle condizioni economiche dei proletari e delle masse popolari e lotta politica, perché è chiaro che non solo si tratta di rovesciare questo governo e con esso tutti i governi dei padroni, ma di costruire le condizioni sociali e politiche per un governo alternativo.

L'unico governo alternativo è il governo operaio.

Se le elezioni non sono la via, la via della lotta e della rivoluzione sono un'alternativa. In questo senso, in questo 1 Maggio lotta generale e rivoluzione dovevano essere le parole d'ordine che caratterizzassero il movimento operaio e popolare.

Infine il 1 Maggio in Italia è caratterizzato da questo ma anche in Italia esso vive dentro una situazione internazionale, perché l'Italia è un paese inserito nella catena internazionale degli imperialismi e con un ruolo di prima fila. E nel ruolo di prima fila esso è alleato principale, fino ad essere servo, dell'imperialismo americano.

L'imperialismo americano sta spingendo tutto il mondo verso la guerra. L'invasione russa dell'Ucraina viene utilizzata come pretesto per trasformare l'Ucraina in un avamposto della NATO, altro che indipendenza dell'Ucraina! Che certo è giusta e necessaria ma in un quadro in cui i lavoratori si liberino, in Ucraina, innanzitutto della loro classe dominante, che è fatta di oligarchi e fascisti, tipo Zelensky.

In questo contesto, in Ucraina ci vorrebbe una “Resistenza all'italiana”, in cui il proletariato e le sue forze armate combattono il nemico interno che in Italia furono i fascisti e cacciarono dal paese l'invasore nazista. In questo caso l'invasore sono anche truppe imperialiste occidentali che si preparano peraltro a essere presenti direttamente nello scenario e a togliere ogni dubbio che si tratta di una guerra inter-imperialista in cui i proletari di tutti i paesi sono chiamati a essere carne da macello.

Con la Palestina siamo alla guerra più criminale condotta contro un popolo degli ultimi anni, la guerra genocida, di sterminio, e la parola sterminio in questo caso è forse la parola principale per ricordare un precedente sterminio che ha caratterizzato la storia che è stato lo sterminio nazista, l'Olocausto, il genocidio non solo degli ebrei ma di ogni forma di opposizione.

34.454 morti, contati senza aver visto i telegiornali di stamattina, che allungano il numero delle vittime dei bombardamenti e delle uccisioni mirate. 77.575 feriti per modo di dire. Cifre che fanno a pugni col fatto che non ci sono ospedali e che quindi tanti feriti malati non sono censibili.

In un quadro in cui una metà, un 30%. di essi sono bambini, donne. La Palestina sta diventando non solo la terra in cui muoiono più bambini uccisi, punto e basta, ma anche la terra in cui sono tanti i bambini mai nati per le condizioni in cui avvengono, perfino la possibilità delle donne di partorire.

È certo che il cuore dei proletari e delle masse popolari più avanzate, quelli che non hanno venduto il cervello all'ammasso della classe dominante, della sua stampa e della sua televisione, è solidale col popolo palestinese ed è chiaro che nelle manifestazioni di oggi - in particolare quelle non organizzate dai sindacati confederali che sulla Palestina hanno fatto schifo col loro silenzio che in effetti è consenso - la Palestina sarà fortemente al centro di questa battaglia, di questa solidarietà. Come lo è stato il 25 Aprile.

La classe operaia in Italia è parte della classe operaia mondiale. Questa che è una verità banale è diventata una cosa non compresa, e quindi gli operai possono pensare di essere semplicemente gli operai italiani quanto tutti i padroni sono invece “multinazionali”, per così dire. D'altra parte, in un mondo caratterizzato dai padroni e dai loro servi su scala mondiale, è chiaro che l'unica alternativa sono gli operai, i lavoratori e le masse sfruttate.

I padroni alla fine, pur nelle loro contese, sono uniti su una cosa: scaricare la crisi, la guerra, il disastro ambientale, la crisi climatica, sulla pelle dei proletari e delle masse. Ed è chiaro, quindi, che quando si dice “proletari e popoli oppressi di tutto il mondo, unitevi!” non è solo una parola d'ordine che suona antica ma è l'unica soluzione, l’unica alternativa che esiste ai lavoratori del nostro paese per contribuire effettivamente a cambiare le cose, a fermare la marcia della guerra, della reazione, della miseria e a costruire le possibilità di “un altro mondo possibile”, che non può essere che un mondo caratterizzato dal potere della classe operaia e delle masse popolari.


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