martedì 21 gennaio 2025

22 gennaio - dal blog tarantocontro: La (s)vendita dell'ex Ilva: le parole di Jindal e la realtà per gli operai e abitanti dei quartieri

 

Uno stralcio dell'intervista

"Stimiamo investimenti superiori ai 2 miliardi di euro per il rilancio e la modernizzazione degli impianti esistenti e per i forni elettrici»

Ha detto il Director of European Operations di Jindal Steel (International), in un'intevista apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno.  Jindal è una delle 3 multinazionali (le altre due sono dell'Azerbaijan e degli Usa, che ha presentato l'offerta per l'intero gruppo di Acciaierie d'Italia- ex Ilva, e rispetto alle due sarebbe in pole position.

Nell'intervista il Director Narendra kumar Misra (che si occupa della "definizione della strategia internazionale del gruppo e dell'ottimizzazione dell'efficienza operativa") dice: «Si tratta di un'opportunità unica per espandere la nostra presenza nel mercato europeo... riteniamo che questa rappresenti una straordinaria e sfidante occasione di crescita... Qui intendiamo rispondere alle esigenze dei clienti... dei settori automotive, elettrodomestici e alimentare... Il nostro progetto mira a trasformare l'ex Ilva in uno dei principali e maggiori produttori di acciaio a basse emissioni in Europa... prevediamo una completa integrazione a monte dello stabilimento di Taranto, utilizzando le nostre miniere in Camerun, Mozambico e India. Questo garantirà un approvvigionamento diretto di materie prime, migliorando l'efficienza dei costi e la sostenibilità del processo produttivo...

E ancora: "prevediamo il rilancio, modernizzazione e il miglioramento degli impianti esistenti e per la transizione dal processo a forno al processo DRI/EAF... una capacità produttiva annuale di 5 milioni di tonnellate... Jindal ha sviluppato un piano dettagliato di decarbonizzazione...in piena conformità con le normative del Green Deal europeo e con la progressiva eliminazione delle quote gratuite di CO2 entro il 2034, dismissioni degli altoforni entro il 2030 sostituiti a Taranto da due forni elettrici ad arco... chiusura degli impianti di cokeria per rispondere alle preoccupazioni della comunità sugli impatti ambientali"; "il nostro piano industriale prevede di attrarre industrie a valle come quelle dell'automotive, della produzione di turbine eoliche e degli elettrodomestici, le quali utilizzeranno il nostro acciaio a basse emissioni..."

ALLORA TUTTO BENE? NIENTE AFFATTO:

Sul fronte dell'occupazione l'altra faccia della medaglia sono tagli : "Il nostro obiettivo - dice Jindal - è mantenere il personale necessario per gestire la transizione verso una produzione più sostenibile, adattando il numero dei lavoratori in base alle necessità operative e alle dinamiche del mercato"; tagli di almeno 3mila operai, che si aggiungono ai circa 1500 operai in cigs permanente in Ilva AS che non passeranno mai con i nuovi padroni, insieme a un uso sempre della cassintegrazione per adattare il numero degli operai alle sue esigenze produttive e alle richieste del mercato. Combinando quindi migliaia di esuberi, operai appesi ad un filo con la cassintegrazione sempre presente e operai da sfruttare di più nei momenti di richieste e a fronte di meno operai. 

Sul fronte dell'ambientalizzazione, siamo alle fantasie, usate per acquisire consenso dalla popolazione di Taranto. Il Director parla nell'intervista di "iniziative destinate a migliorare la qualità della vita a Taranto; tra cui la pianificazione urbana per la creazione di nuove aree residenziali e scuole" - ma che vuol dire? - "la promozione di attività culturali ed educative e progetti di riforestazione urbana e mobilità sostenibile" - Parole che non costano niente. Alcune anche ambigue e preoccupanti, come le nuove aree residenziali - ritornerebbe per caso il progetto (già detto nel processo "Ambiente svenduto" sdai legali dei Riva) di spostare i quartieri inquinati?

Gli investimenti, sono pochissimi. Siamo, come nel passato, con  Riva, con Mittal, ad una svendita dell'Ilva - il più grande stabilimento siderurgico d'Europa - da parte del governo, a cui, tra l'altro, si chiedono incentivi (per la realizzazione di impianti DRI e la fornitura di gas); solleticando per questo il made in Italy del governo Meloni/Urso. "Puntiamo a coinvolgere - dice Jindal - numerosi fornitori italiani... per sostenere e diffondere il concetto di "Made in Italy...".

Per gli operai, per gli abitanti di Taranto, tutta questa "elaborata" (s)vendita, rischia di portare un "già visto".

Mancano i bisogni, gli interessi operai, manca una piattaforma operaia chiara di classe, manca la mobilitazione degli operai per imporla a governo e nuovi padroni.

Questo è allora il problema che hanno gli operai. Il resto sono anche da parte sindacale solo lamentele, con timide e misere richieste.


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