lunedì 9 aprile 2012

appello disoccupati basilicata

che l'appello apra la strada alla lotta e all'organizzazione

disoccupati organizzati - slai cobas per il sindacato di classe taranto
cobasta@libero.it

 Senza lavoro a 50 anni  «Padri disoccupati  nonostante il petrolio»

POTENZA - Questo è il testo di una lettera di un gruppo disoccupati di
Viggiano over 50 inviata, tra gli altri, alla Regione, al presidente Monti e
all'Eni. La disperazione di quanti denunciano di essere considerati «né
carne, né pesce» dallo Stato. Sono soprattutto loro l'esempio delle
contraddizioni che ruotano attorno alla Basilicata del petrolio. Che più del
Texas assomiglia a scenari del Medio oriente.

Siamo tanti padri di famiglia, over cinquanta, che da un giorno all'altro si
sono ritrovati senza lavoro, .............senza un'occupazione, come si vuol dire "in
mezzo la strada", con la disperazione e l'umiliazione di ripartire da capo.
Non siamo giovani e non siamo neanche vecchi per lo Stato, da poterci
mandare in pensione. Per chi ci governa a livello nazionale, insomma, non
siamo «né carne e né pesce». Eppure noi esistiamo e esistono le nostre
famiglie. C'è chi, a mala pena, riesce ad arrivare a fine mese con dei
piccoli lavoretti a nero, chi con un misero sussidio di disoccupazione.
Alcuni di noi hanno investito nel costruirsi una casa e oggi non hanno più
il posto di lavoro. Siamo invisibili per le Istituzioni locali che non hanno
neanche il tempo di ascoltarci. Passiamo le giornate a peregrinare alla
ricerca di un lavoro, ma non riceviamo altro che porte in faccia. Il governo
Monti, in questo periodo di crisi, ci ha detto che «bisogna stringere ancora
di più la cinghia», ma noi quale «cinghia» dobbiamo stringere se non abbiamo
neanche più i pantaloni? Ci ritroviamo, quotidianamente, con la
mortificazione di dover dire al proprio figlio che il padre non ha più lo
stipendio per aiutarlo agli studi. Siamo cinquantenni che stanno perdendo
tutto. Ed è proprio vero che l'esistenza di un disoccupato è una «negazione
al diritto di vivere peggiore della morte stessa perché nessuno ti da la
possibilità di ricominciare e rimetterti nuovamente in gioco». Oggi se un
trentenne non può costruirsi un futuro perché lavoratore precario, figurarsi
per un cinquantenne che con moglie e figli giovani spesso da mantenere, una
volta perso il lavoro, vede il proprio futuro distrutto. Ogni giorno
dobbiamo lottare con disperazione e rabbia per andare avanti. Eppure
apparteniamo tutti alla Val d'Agri, all'area definita Texas d'Europa, per il
più grande giacimento petrolifero che copre oggi il 6% del fabbisogno
nazionale. Apparteniamo a Viggiano, al paese chiamato «capitale del
petrolio». Ebbene sì. Tanta ricchezza e allo stesso tempo tanta povertà e
disoccupazione. E noi ne siamo un esempio. Oggi con questa lettera, gridiamo
a gran forza «aiutateci» a farci uscire da questo stato, prima che qualcuno
di noi si trovi a compiere gesti estremi che nella propria vita non avrebbe
mai voluto compiere. Il nostro è un grido di dolore e di rabbia e, allo
stesso tempo, di allarme a una condizione che ormai non riusciamo più a
sostenere. Non chiediamo elemosine o compassione ma il giusto rispetto per i
diritti d'una persona.

Aiutateci a trovare un lavoro che ci faccia continuare a vivere
dignitosamente e a riprendere una esistenza normale. Abbiamo cercato con le
nostre parole di esprimere la situazione di disagio che stiamo vivendo.
Grazie a chi avrà la pazienza di leggere queste poche righe, a chi avrà la
bontà d'ascoltare questo nostro grido di dolore e a chi potrà darci una mano
a risolvere questo problema

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