La riforma del mercato del lavoro del governo Monti è solo un ulteriore,
fondamentale, tassello di quell’attacco complessivo, economico e politico,
che il capitale nazionale ed internazionale stanno attuando nei confronti
della classe operaia e delle masse popolari del nostro paese.
La situazione è già insostenibile per i lavoratori, ..........
ma nonostante questo si
vuole procedere su una strada che non sembra avere più alcun punto limite di
approdo.
Con la modifica dell’art. 81 della Costituzione e l’introduzione del
pareggio di bilancio già si delineano nuovi scenari in cui la cosiddetta
riforma del mercato del lavoro non potrà non riguardare gran parte dei
lavoratori del pubblico impiego, senza parlare di quello che una cornice
giuridica di questo tipo va a prospettare in termini di ulteriore offensiva
contro le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza della
popolazione.
Tutto questo mentre all’orizzonte prende sempre più consistenza l’introduzione,
sponsorizzata dall’Unione Europea, di nuove e radicali norme antisciopero.
Non è un caso. Sempre più oggi si erodono non solo, genericamente, le basi
del consenso sociale, ma le basi stesse della possibilità, per i lavoratori,
di condurre una vita minimamente dignitosa.
Il capitale, il suo Stato, i suoi governi, i suoi partiti, insieme all’Unione
Europea, si aspettano che in un modo o nell’altro il malcontento e la rabbia
degli operai e degli strati popolari cercheranno una strada per esprimersi
ed affermarsi.
E’ per questo che la repressione delle lotte operaie, il licenziamento dei
lavoratori scomodi, l’introduzione di nuove misure liberticide, la
prefigurazione di una sorta di partito unico al potere (si pensi a cosa
significa l’attuale governo tecnico) e la limitazione della conflittualità
tra le stesse forze politiche di potere, il disciplinamento autoritario
della conflittualità sul territorio e quindi dei movimenti di lotta, del
sindacalismo di base ed autorganizzato ed in parte della stessa Fiom, sono
una necessità vitale per il capitale industriale e finanziario, FIAT in
testa.
Se la repressione è un lato, l’altro però è rappresentato dalla necessità
che, il più possibile, i lavoratori continuino ad avere delle aspettative
nei confronti dei sindacati confederali, della CGIL e dello stesso PD.
La repressione non basta, ai padroni occorre anche l’egemonia, e se quest’ultima
è sempre più difficile, allora a maggior ragione occorre puntare sulla
demagogia della Lega e su quella dei Forconi, oppure, e soprattutto, sugli
imbrogli degli accenni al dissenso di un Bersani e degli “scioperi
generali” della CGIL.
Proprio il centro sinistra, il sindacalismo confederale, con un ruolo di
primo piano della CGIL, con il supporto sostanziale della sinistra sindacale
e della FIOM e, spesso e volentieri, della stessa sinistra istituzionale
(PRC, PdCI), sono stati tra i principali artefici dell’attuale situazione.
La disastrosa situazione in cui versa la capacità di lotta e di
mobilitazione dei lavoratori italiani, a differenza di quella di altri paesi
europei, è un esito da un lato della distruzione dell’organizzazione e delle
relazioni di solidarietà reciproca dei lavoratori e dall’altro della
centralità assunta dal centro sinistra e dai sindacati confederali in
decenni di offensiva antioperaia ed antipopolare.
Si pensi agli effetti disastrosi delle varie riforme pensionistiche, delle
privatizzazioni, della precarizzazione del lavoro con il Pacchetto Treu,
ecc., per arrivare all’oggi, all’accordo interconfederale del 28 giugno 2011
firmato tra Confindustria e CGIL-CISL-UIL (poi recepito in legge all’art. 8
dalla successiva manovra economica del governo Berlusconi) che ha
prefigurato l’attuale operato del governo e che ha ulteriormente gravemente
colpito la democrazia e la rappresentanza sindacale, ha già affossato i
contratti nazionali, derogato l’insieme dei diritti soggettivi e collettivi
dei lavoratori e aggirato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (con la
liberalizzazione dei licenziamenti per accordo sindacale ).
E’ per questi motivi che non si può continuare ad imbrogliare gli operai ed
i lavoratori facendo credere loro che c’è solo la possibilità del male
minore e che questo “male minore” è di volta in volta rappresentato dalla
CGIL e dai sindacati confederali, dal PD o dal populismo reazionario della
Lega e delle destre.
Oggi una volta per tutte, proprio per il carattere eccezionale dell’attuale
situazione di crisi economica e politica, si deve dire ai lavoratori da che
parte si sta e si vuole stare, se dalla parte dei padroni, dei sindacati
confederali e delle forze di potere, oppure dalla parte di chi vuole rompere
con questi interessi, con queste forze sociali e politiche, con queste
istituzioni, per aprire una prospettiva di fuori-uscita dalla crisi sulla
base di un programma proletario e popolare.
Se questo è il nodo da sciogliere, se si tratta oggi di aprire la
possibilità di una prospettiva di mobilitazione proletaria e popolare contro
Monti, la Fiat, il capitale, la UE, i sindacati confederali, allora bisogna
porre la centralità della questione operaia e quella della costruzione di un
polo per il sindacato di classe e per il partito di classe. Gli operai, i
lavoratori, gli strati popolari del paese, hanno ancora troppe poche
effettive lotte di resistenza, e non hanno ancora un sindacato ed un partito
che li rappresenti.
L’assemblea del 20 aprile è una proposta rivolta in primo luogo a tutte le
situazioni operaie che continuano a resistere, per questo abbiamo
simbolicamente voluto indirla all’Alfa di Arese, dove è viva una rilevante
realtà operaia che continua a lottare, in una situazione di generale
accerchiamento, mettendo a nudo un sistema di potere dove vanno a braccetto
la FIAT, il capitale finanziario, i partiti, i sindacati, la falsa sinistra,
i servizi segreti e la mafia.
In secondo luogo rivolgiamo la nostra proposta al sindacalismo di base e di
classe, alla stessa minoranza FIOM, ed alle forze politiche di opposizione,
per la formazione di una rete nazionale per la costruzione di un polo
sindacale per il sindacato di classe e di un polo politico per il partito
di classe. Come Slai Cobas siamo intenzionati a lavorare per andare a
definire e concretizzare una prospettiva di classe con chiunque voglia
sostenere, rafforzare ed organizzare la resistenza e la controffensiva dei
lavoratori e delle masse popolari.
SLAI COBAS - COORDINAMENTO NAZIONALE - WWW.SLAICOBAS.IT - 3/4/2012
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