mercoledì 14 gennaio 2015

14 gennaio: Effetti del Jobs Act - "nuove" assunzioni senza diritti e toglierli a quelle a tempo indeterminato



Non assumente i dipendenti delle coop": all’Icr è scontro tra lavoratori e sindacati
Un documento contro la stabilizzazione di cento persone 
di Valentina Bertuccio D'Angelo
Lodi, 13 gennaio 2015 - Non si respira una buona aria nei capannoni del colosso lodigiano dei profumi. Da settimane ormai è in corso la trattativa tra sindacati e proprietà per la stabilizzazione di un centinaio di lavoratori che passerebbero dalle dipendenze delle cooperative a quelle dirette dell’Icr. L’impresa vuole assumerli, i sindacati pure. Tutto bene, dunque? No, perché sono gli stessi dipendenti della ditta che si trova tra Lodi e Boffalora d’Adda a mettersi di traverso. La situazione in effetti è confusa e un po’ misteriosa, con le tre sigle confederali che mantengono il riserbo sull’andamento delle trattative, riprese a dicembre. A rompere il silenzio sono gli stessi lavoratori con un comunicato votato a stragrande maggioranza (150 su 170, compresa buona parte delle Rsu) nel quale chiedono «che non si dia corso all’assunzione di personale dipendente delle cooperative e/o delle agenzie interinali se non tenendo assolutamente distinti i contratti dei lavoratori delle cooperative e delle agenzie interinali dal contratto di lavoro applicato ai dipendenti Icr» e diffidano «qualsiasi organizzazione sindacale a non stipulare accordi che prevedano il passaggio con assunzione dei dipendenti delle cooperative e/o delle agenzie interinali all’interno dell’Icr, invitandole ad annullare qualsiasi negoziato in corso». Il motivo è presto detto: «la commistione dei contratti danneggerebbe, nell’ottica del Jobs Act, soprattutto il personale delle cooperative e/o delle agenzie interinali, portando una flessibilità esasperata e benefici contributivi solo per la proprietà di Icr Lodi». Tradotto, i lavoratori, che qualche giorno fa si sono riuniti in doppia assemblea insieme al sindacato indipendente Confsal, ritengono che il passaggio da contratti a tempo indeterminato (seppure sotto cooperativa) a contratti a tutele crescenti per tre anni (previsti dal Jobs Act del governo Renzi) finisca per ridurre i diritti e la sicurezza del posto di lavoro per gli ‘stabilizzati’. Non solo. Aumentando la platea di dipendenti Icr, i ‘vecchi’ dipendenti sarebbero più a rischio di applicazione della clausula di flessibilità secondo la quale l’azienda può – se la scarsa produzione lo richiede – lasciare i casa i lavoratori per 15 giorni nell’arco di un anno. La stabilizzazione, per la quale prima di Natale sindacati, proprietà e Rsu si sono incontrate due volte in Assolombarda, riguarderebbe un centinaio di persone e rientra nel quadro dell’accordo siglato, non senza difficoltà, nel luglio del 2012 quando l’azienda ottenne dal Comune di Lodi il via libera a un ampliamento del sito produttivo, in cambio proprio di queste assunzioni. All’epoca il «sì» fu plebiscitario: 106 lavoratori Icr votarono a favore, 22 si astennero, due furono contrari. Ora, a due anni dalla sigla del patto, si rimette tutto in gioco. E la tensione è alle stelle.
valentina.bertuccio@ilgiorno.net

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