Abdalla
Elhag Ali Mohamed il 19 dicembre scorso aveva preso il megafono a una
manifestazione in solidarietà ai lavoratori della Saeco per parlare della
situazione alla Metalcastello spa. Era stato cacciato "per opinione"
Abdalla Elhag Ali Mohamed, l’operaio e delegato Fiom
“licenziato per opinione” dalla Metalcastello spa, dopo che il 19
dicembre scorso aveva preso il megafono a una manifestazione in solidarietà ai
lavoratori della Saeco per parlare della situazione nell’azienda per la quale
lavorava, sarà
reintegrato.
“A seguito dell’impugnazione del licenziamento e della
manifestazione, da parte della società, della disponibilità a un confronto
serio sulla vicenda – spiega in una nota Alberto Monti, segretario
generale Fiom Cgil di Bologna – è stato possibile raggiungere un accordo
che ha portato alla reintegra nel posto di lavoro del delegato”. Un’intesa che
scongiura il procedimento legale che le tute blu avevano già annunciato contro
l’azienda “a tutela del lavoratore e delegato”, e che rappresenta un epilogo
positivo almeno per uno dei tre casi di “licenziamenti per opinione” denunciati
dal sindacato di Maurizio Landini nelle ultime settimane. La vicenda di
Mohamed, infatti, era cominciata il 19 gennaio scorso, quando a un corteo in
solidarietà ai lavoratori della Philips-Saeco, sul cui capo pende
l’annuncio – mai ritirato dalla multinazionale olandese, nonostante le
trattative con il governo e con la Regione Emilia
Romagna – di 243 licenziamenti, aveva preso parola per raccontare della situazione
alla Metalcastello. “Erano i giorni in cui l’azienda aveva disdettato
l’applicazione dei contratti di lavoro senza prima interpellare i sindacati – spiega
Monti – contravvenendo agli impegni presi e imponendo un regime di orario non
concordato”. Mohamed di questo aveva parlato alla manifestazione, ma le sue
parole erano state considerate, dal colosso metalmeccanico dell’Appennino
bolognese, “gravemente lesive” della propria immagine, e così, per
quell’intervento in pubblico, l’11 gennaio Mohamed era stato cacciato. Sulla
lettera di licenziamento l’azienda aveva contestato al delegato Fiom di aver
detto, “in presenza di centinaia di persone” e “dopo aver premesso di essere un
dipendente” della Metalcastello, che “la società avrebbe licenziato 50
persone senza pensarci due volte”, che il sindacato in fabbrica è stato
“scavalcato”, che la direzione dell’azienda “assumerebbe un atteggiamento
dittatoriale e imporrebbe le ferie, non intendendo l’azienda aprire la cassa
integrazione”, e che 5 operai recentemente sono stati lasciati a casa “senza
motivazione”. La Metalcastello, tuttavia, aveva negato che il licenziamento
fosse stato “per opinione”: “Non c’entra nulla – aveva replicato l’ad
Stefano Scutigliani alla Fiom, dopo che le tute blu avevano denunciato il
caso – il licenziamento è stato per giusta causa, ma non posso dirne le
ragioni. Se non che non sono quelle dette dal sindacato”. Prima che il caso
potesse arrivare davanti al giudice, tuttavia, le parti si sono accordate, e
Mohamed tornerà al lavoro. “Si potrà così riprendere il confronto sindacale
sulle scelte e le politiche aziendali, come è normale che sia quando ci sono
fasi di cambiamento importanti negli assetti organizzativi o regolativi in
un’azienda – dicono soddisfatte le tute blu bolognesi – la Metalcastello è una
realtà produttiva solida, attiva e radicata nel territorio, dove, a quanto
riferisce, è intenzionata a rimanere, quindi ben diversa, anche storicamente,
da altre realtà aziendali nelle quali invece situazioni di forte crisi o scelte
di delocalizzazione come per la Saeco, mettono a repentaglio centinaia di posti
di lavoro”. Restano aperti, invece, i casi degli altri due lavoratori e delegati
Fiom licenziati nelle ultime settimane, “sempre – sottolinea il sindacato dei
metalmeccanici – per aver detto la loro opinione”: Luca Fiorini, sindacalista e
operaio cacciato dalla Basell di Ferrara a inizio anno, in seguito a un
alterco avvenuto durante una trattativa
per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, e un lavoratore della Oam di
Rastignano, in provincia di Bologna, mandato via dall’azienda per aver
avuto un diverbio con il titolare e con un collega prima delle festività natalizie.
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