Crisi coop Il Faggio”:
dipendenti senza stipendio, la casa di riposo nell’incertezza
Patriza
Mazzarello
Ventimiglia - Alla casa di riposo San Secondo
di via Monsignor Daffra, a Ventimiglia alta, la protesta dei dipendenti della
cooperativa “Il Faggio”, una trentina in tutto, che come i colleghi di
altre strutture non hanno ancora percepito la tredicesima e lo stipendio di
gennaio, si unisce a quella dei parenti degli ospiti: 33 nella residenza
protetta, 20 nella residenza sanitaria assistita. Il motivo? Se infermieri e
personale ausiliario e sanitario temono per la perdita del posto di lavoro, nei
parenti degli anziani ospiti cresce la preoccupazione per le sorti della
struttura sanitaria, che accoglie decine di persone non autosufficienti. Che la
situazione della cooperativa fosse difficile è noto da tempo.
Ma negli
ultimi giorni è precipitata. Alla casa di riposo alcuni dipendenti,
complice le difficoltà economiche che rendono difficile anche fare benzina
all’auto per recarsi al lavoro, si sono messi in malattia. E la carenza di
personale, di fatto, riduce anche l’assistenza agli anziani: «Il personale è
straordinario. Ma sono in pochi. E se non ci fossero i parenti degli
anziani alcuni finirebbero per mangiare pasti ormai freddi e solo a tarda
sera». A farsi portavoce delle proteste del personale, ieri sono stati in
particolare Timy Perez, Maria Dolores Marino e Dolores Campus: «Siamo
preoccupati e arrabbiati. Quando noi sbagliamo qualcosa ce ne assumiamo la
responsabilità. Il Faggio ha accumulato diversi milioni di euro di debiti,
ma i suoi errori rischiamo di doverli pagare noi dipendenti. Ci sono persone
che nonostante abbiano lavorato regolarmente non hanno neanche più i soldi per
fare benzina. Il rischio che molti decidano di mettersi in malattia è concreto».
Sono preoccupati anche i parenti degli ospiti Paola Golgo, Francesca
Stradopoli, Ubers Borella, Mauro Bertolani, Alberto Anelli: «Il primo problema
riguarda il fatto che ci risultano ritardi anche nel pagamento dei fornitori. E
questo si ripercuote sulla qualità del servizio e della mensa. Il tutto a
fronte di rette di 1800-2000 euro al mese. Visto che lo stipendio dei
dipendenti è di 1200, ci chiediamo dove siano finiti i soldi. Siamo
preoccupati, nessuno dice nulla. Quale è il futuro della struttura? Si tratta
di una situazione di precarietà che fa vivere male i nostri anziani e le loro
famiglie».
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