Botte, urla
e pazienti fuori controllo. Allarme aggressioni negli ospedali lombardi
Sondaggio
choc, il 78% degli operatori sanitari ha subito violenze
di ANDREA
GIANNI
Milano, 11 agosto 2017 - Tre aggressioni nell’arco di poche ore, lo scorso 28 luglio, all’ospedale Sant’Anna di Como, dove due addetti alla sicurezza sono dovuti ricorrere alle cure mediche. Un’infermiera di 36 anni rincorsa e picchiata da un paziente dell’area psichiatrica al San Paolo di Milano, nel maggio scorso. I casi di aggressioni ai danni degli operatori sanitari in Lombardia, secondo il sindacato degli infermieri Nursind, sono «in continuo aumento». E le misure finora attuate «non sono sufficienti». Per monitorare il fenomeno il sindacato ha promosso un questionario sul territorio nazionale, raccogliendo le risposte di 5.066 operatori del settore (una iniziativa analoga era stata lanciata nel 2013). Dai dati relativi alla Lombardia emerge che 692 operatori sanitari su 884 (il 78,28%) hanno risposto di aver subito aggressioni, fisiche o verbali, nel corso della carriera. Un dato superiore a quello nazionale (60,19%).
Sono 8.057 le giornate di assenza
dichiarate dai partecipanti al sondaggio, con un costo annuo stimato in 386.220
euro nel 2016 e in 294.831 euro nel 2015. Per frenare il fenomeno alcuni
ospedali hanno introdotto le guardie giurate. Al Sacco di Milano, invece, gli
infermieri sono stati dotati di un fischietto per richiamare l’attenzione in
situazioni critiche. «Serve un potenziamento del presidio delle forze
dell’ordine - spiega Donato Carrara, della direzione nazionale del Nursind -
per garantire l’incolumità dei lavoratori». Intanto l’assessore regionale al
Welfare, Giulio Gallera, promette che da settembre «il problema verrà
affrontato in maniera strutturata», verificando la possibilità di «aumentare il
numero delle guardie giurate nei Pronto soccorso».
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