martedì 10 luglio 2018

10 luglio - dal blog tarantocontro: Tavolo Ilva a Roma - nulla di fatto

Di Maio prende tempo  e non porta alcuna nuova proposta.
I sindacati confederali si dividono ma  spingono perchè ci sia un accordo rapido tutti sanno bene che  questo vuol dire esuberi, taglio dei diritti, e piano ambientale insufficiente.
Senza la lotta degli operai che fanno sentire la loro voce forte e chiara  non sarà Di Maio che cambierà qualcosa e alla fine passerà quello che padroni e governi vogliono sulla pelle di operai e cittadini.
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
347-5301704
da corriere di taranto Sull’Ilva, «dopo i quaranta giorni dal giuramento da ministro Di Maio ha chiesto la necessità di procedere ancora da approfondimenti di tutte le carte sottoposte dall’azienda e dal precedente governo, sono troppi anni che aspettiamo risposte e auspichiamo una ripresa immediata del negoziato.
Per cui abbiamo rinnovato la necessità che il ministro faccia di più e di meglio». Così il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, all’uscita dal Mise aggiungendo «siamo sicuramente favorevoli che sul piano ambientale si faccia di più e che sul piano occupazionale ci siano più garanzie rispetto a quelle date finora, ma il tempo è scaduto e per questo è fondamentale che il ministro comprenda che non guardiamo al colore di qualsiasi governo, all’impronta politica, però è decisivo che si arrivi al più presto a delle soluzioni». Per Bentivogli «non si realizza un impianto sicuro prorogando una gestione commissariale in cui sono aumentati gli infortuni e i morti sul lavoro e di sicuro non si dà prospettiva a questa azienda se continuano a passare mesi e anni. Questa vertenza è aperta da 6 anni e un’ulteriore proroga è assolutamente irresponsabile, abbiamo chiesto una risposta definitiva se si vuole o no tenere aperto lo stabilimento o chiuderlo il ministro non ha risposto direttamente ha però detto che il fatto che stia trattando con ArcelorMittal vuol dire che vorrà continuare a lavorare perché l’Ilva produca acciaio. Spero che nelle prossime settimane queste cose non siano smentite», ha concluso. Al tavolo sull’Ilva tenutosi al Mise «il ministro ha detto che ha chiesto all’azienda approfondimenti sul piano ambientale e occupazionale perché dalle carte che ha, questi due aspetti non lo convincono e vanno modificati. Il tavolo di trattativa si era interrotto proprio perché l’azienda non era disposta a cambiare posizione, noi quindi siamo d’accordo che l’azienda debba cambiarla». Così il segretario generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, uscendo dal Mise e aggiungendo «naturalmente siamo tutti consapevoli che c’è un problema di tempi e che sia inutile iniziare una trattativa finché non si ha il perimetro in cui ci muoviamo, noi abbiamo interrotto la trattativa precedente perché le condizioni che l’azienda poneva per fare l’accordo erano irricevibili, se il ministro dice che questo governo apre il tema che l’azienda debba cambiare posizione perché il piano non è convincente, noi siamo d’accordo» Per Re David, infine, «è chiaro e mi aspetto che nell’arco di pochissimi giorni ci possa essere un ritorno di questi approfondimenti». “Purtroppo non c’è stato un passo avanti, noi ci aspettavamo sicuramente qualcosa di più». Lo ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al termine dell’incontro al Mise con il ministro Luigi Di Maio sulla vertenza Ilva. «La situazione è complicata – ha evidenziato Palombella – quindi noi ci aspettavamo qualche percorso, qualche idea. Noi – ha però messo in rilievo il leader della Uilm – pensiamo che qualcosa il ministro l’ha detta. La prima è che lui non sta lavorando per chiudere gli stabilimenti, sta lavorando per trovare delle soluzioni e noi gli abbiamo spiegato che qualora prevalesse la prima ipotesi, succederebbe un disastro sia da un punto di vista ambientale che da un punto di vista occupazionale. Se non c’è questo, dobbiamo lavorare per raggiungere un’intesa. Se il Governo realmente vuole modificare il piano ambientale migliorandolo, noi non possiamo che essere d’accordo». Tuttavia, ha chiarito, «non faremo nessun accordo qualora ci indicassero esuberi, licenziamenti o perdite di posti di lavoro». Quanto ai tempi stringenti, «anche Di Maio – ha spiegato Palombella – considera il mese di luglio quello


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