A Pomigliano, Stellantis vuole far fuori più di mille operai, cominciando con quelli una volta confinati a Nola, e sta creando le condizioni per liberarsene.
Il “trasferimento” degli ex confinati di Nola nello stabilimento centrale a Pomigliano, dopo 15 anni, può essere visto come una vittoria solo per lo Slai che sulle cause legali basa ormai tutta la sua attività come sindacato. In realtà, come già sottolineato dal nostro giornale, è l’ennesimo favore che la magistratura fa ai padroni dell’auto in Italia. I confinati di Nola devono essere smaltiti dall’azienda e per questo motivo vengono riportati a Pomigliano.La cosa appare sempre più chiara. Dalle notizie che trapelano, si sa che la prima cosa che l’azienda propone agli operai che vengono da Nola, compresi gli RCL, è quella di accettare l’incentivo per andarsene volontariamente. Per quelli che non accettano sono due le conseguenze: o vengono impegnati in lavorazioni di linea, dove i ritmi sono insostenibili già per gli operai abituati da anni a quelle lavorazioni, o rimangono a casa in cassa integrazione.
L’obiettivo è quello di liberarsene. Se accettano le dimissioni volontarie meglio. Se non le accettano Stellantis li costringerà a farlo assegnando loro le lavorazioni peggiori e preparandosi a liquidarli individualmente con provvedimenti disciplinari, o, con la scusa della “incollocabilità”, tenendoli costantemente fuori con i quattro soldi degli ammortizzatori sociali fino a sfiancarli senza distribuire la cassa in modo equo tra tutti.
Su questo c’è una “sinergia” tra padroni e governo. Gli operai che non lavorano sono a carico della collettività con gli ammortizzatori sociali, quindi non rappresentano un costo per l’azienda, ma evidentemente questo costo “pubblico” comincia a stare stretto anche ai politici attualmente al governo. Se Stellantis li butta fuori fa un servizio anche ai politici.
Questa situazione non riguarda solo gli operai che vengono da Nola perché a Pomigliano, nonostante la Panda, “l’utilitaria più venduta in Italia” e la Tonale, il nuovo SUV Alfa, ci sono oltre mille operai in esubero.
Tavares ha dichiarato recentemente di aver risparmiato più di sette miliardi di costi nel gruppo. Questo è avvenuto tagliando sulla sicurezza e sui servizi, ma anche accorpando mansioni e aumentando i ritmi in modo da produrre di più con meno operai.
Difendere gli interessi degli operai significa prima di tutto finirla con la politica del taglio dei costi. Meno sicurezza, meno operai, più fatica per quelli che lavorano migliorano il portafoglio di azionisti e dirigenti, ma peggiorano drasticamente la condizione degli operai.
Nelle elezioni a Pomigliano dei delegati alla sicurezza, la Fiom è risultato essere il primo sindacato. Da essa gli operai che l’hanno votata si aspettano risposte su questi problemi, non richieste su piani industriali e coinvolgimento dei politici per il sostegno al settore auto. Già pretendere l’equa distribuzione delle ore di cassa fra tutti gli operai potrebbe essere un primo parziale segnale.
F. R. -da operai contro
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