mercoledì 10 dicembre 2025

10 dicembre - MORIRE A RAVENNA DI NOTTE

 Lavoro: morire a Ravenna ancora

di Vito Totire (*)

MORTE A RAVENNA : LAVORARE DI NOTTE COMPORTA UN RILEVANTE

RISCHIO PER LA SALUTE

La valutazione del rischio deve estendersi al percorso lavoro/casa

Ennesimo lutto a Ravenna; le cronache riferiscono della morte di Nina Cristian,58 anni, operatrice sociosanitaria, a causa di un incidente stradale; assieme al sentimento di lutto per questo tragico evento emerge una domanda: se e quanto questa morte è correlata alla organizzazione del lavoro?

Lavorare di notte comporta un grave rischio per la salute; il lavoro notturno è classificato 2 A dalla IARCI (probabile rischio cancerogeno). Nel comparto sanitario non mettiamo in discussione il lavoro di notte: è inevitabile. Tuttavia la estensione del lavoro notturno in altri comparti produttivi ha assunto un significato patologico ed è legata ad una logica di produttività a tutti i costi che non tiene conto della salute di lavoratori e lavoratrici. Dove il lavoro di notte è inevitabile e socialmente giustificato occorre comunque adottare degli antidoti; non basta che un evento come quello che ha colpito Nina Cristian sia a posteriori riconosciuto come “infortunio in itinere”. Questo riconoscimento (anche se con Inail forse non si può neanche darlo per scontato) è solo un intervento del “giorno dopo”. Dobbiamo sempre chiederci cosa si può fare il “giorno prima”:

Le performance lavorative dopo i 50 anni si riducono quindi pur essendo il lavoro

notturno dopo una certa età “consentito e legale” (per così dire) questo tipo di carico

lavorativo non va trascurato e se non c’è un divieto normativo occorre porsi il problema e affrontarlo sia con i contratti di categoria che con una adeguata valutazione all’interno del DVR (documento di valutazione del rischio) aziendale

Certo il problema non è eliminare il lavoro notturno dopo una certa età e sovraccaricare di lavoro notturno i più giovani; torniamo qui alla vexata quaestio della carenza di personale e, in questo quadro generale, della carenza di personale di tutte le professioni sanitarie. QUINDI OCCORRONO MAGGIORI ASSUNZIONI PER LA TUTELA DI CHI LAVORA MA ANCHE PER LA TUTELA DELLE PERSONE ASSISTITE : è stata evidenziata da fonti autorevoli una perdita di speranza di vita dei pazienti ricoverati in ospedale in rapporto alle carenze di personale oltre che ovviamente livelli di distress occupazionale insopportabile

Occorre rendere più ergonomiche e meno costrittive le condizioni di lavoro anche con l’aumento delle pause, dei riposi e delle ferie per consentire – poiché come già detto il lavoro notturno nel comparto sanitario è inevitabile – il recupero della stanchezza psicofisica

Particolare attenzione va riservata ai carichi di lavoro familiari e sociali che si sommano (soprattutto per le donne) a quelli lavorativi/salariati, come da indicazioni ,

inascoltate, della UE a proposito della prevenzione del distress occupazionale

L’ultimo rapporto Censis (il 59°) dà indicazioni molto chiare su un sistema sanitario ormai vicino al collasso: “operatori sanitari sottopressione, cittadini in ansia”; “la fatica del sistema ricade direttamente su chi indossa il camice”; questa la realistica sintesi del rapporto Censis; anche la crescita delle aggressioni è sintomo non di pazienti o familiari più cattivi di prima ma un indice delle carenze assistenziali che non sono responsabilità degli operatori

Non è retorica, è un dato di fatto : O COMPRI CARRI ARMATI O GARANTISCI UN SSN (Servizio sanitario Nazionale) DEGNO DI QUESTO NOME

Alcuni decenni fa uno studio di una università australiana evidenziò che: “la carenza di sonno equivale, come effetti comportamentali a rischio, ad uno stato di ubriachezza di media gravità”. Non entriamo nel merito della dinamica che ha portato purtroppo al decesso della signora Cristian (può succedere di essere investiti pur guidando correttamente) ma ci pare congruo che la valutazione dei rischi includa la opportunità per chi ha fatto il turno di notte di essere accompagnato a casa da un servizio messo a disposizione della Ausl,

L’evento è grave: evitiamo di reagire rimuovendo la valutazione dei rischi.

(*) Vito Totire, portavoce Rete Nazionale Lavoro Sicuro



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