giovedì 25 luglio 2013

La Cgil espelle i dissidenti. A Napoli fuori Elena Muffato


Un altro atto di autoritarismo è stato compiuto dalla Cgil – questa volta a
Napoli – contro una voce dissenziente alla linea politica collaborazionista
incarnata dall’organizzazione di Susanna Camusso.

a Maria Elena Muffato, attivista della Rete 28 Aprile, è stata recapitata
una lettera di espulsione dalla Fisac/Cgil con l’accusa di essere una
militante dei Carc.

Attraverso un laconico e burocratico comunicato, firmato dai dirigenti
regionali della categoria e dal segretario confederale campano, Franco
Tavella,  si è conclusa una vera e propria fase di persecuzione politica che
da alcuni mesi attanagliava e condizionava la quotidiana azione sindacale
della Muffato

Il lavorio di autentica criminalizzazione di Maria Elena si è scatenato all’indomani
dello scorso Primo Maggio quando un corteo di lavoratori, precari ed
attivisti di centri sociali e comitati contestò il comizio farsa di Cgil,
Cisl e Uil richiedendo, a gran voce, che venisse data la parola dal palco ai
delegati dei cassaintegrati di Pomigliano d’Arco e ai rappresentanti dei
comitati che si battono contro la devastazione ambientale di Bagnoli e dell’intera
area flegrea.

Da quella contestazione - oltre alle 15 denunce alla Polizia ed alla
Magistratura sporte dai tre segretari di Cgil, Cisl e Uil – è stato
formalmente aperto un dossier contro la Muffato fino alla configurazione di
una modalità di repressione del dissenso interno che si è concretizzata con
l’attuale espulsione dalla Cgil.

Questi i fatti, non inediti per la verità, simili però ad altre vicende
consumatesi nei mesi scorsi in altre città d’Italia contro aderenti alla
Rete 28 Aprile o, semplicemente, contro attivisti sindacali che non hanno
voluto disciplinarsi coattivamente all’attuale corso politico della Cgil.


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