Un dipendente muore d’amianto: dirigente a processo
L’ex
presidente delle Fonderie Sorgato ha 89 anni, risponderà di omicidio colposo.
La vittima è un operaio novarese a cui nel 2008 era stato diagnosticato un
mesotelioma
01/02/2016
marco
benvenuti
novara
L’8 febbraio 2012 l’operaio Giuseppe Manzone, 60 anni,
di Novara, era morto per un mesotelioma pleurico, una grave forma tumorale
causata dal contatto con le polveri d’amianto. Era stato lui, sentito dagli
inquirenti quando ancora era in vita e si indagava per lesioni colpose (la
malattia era stata diagnosticata nel 2008), a riferire che fibre d’amianto
erano presenti nella fonderia in cui aveva lavorato alla fine degli Anni ’70.
Come è emerso in tanti casi simili, dai più noti come l’Eternit a Casale
Monferrato ad altri fra Novara e Vco (Montedison a Montefibre), il mesotelioma
è un tumore maligno caratterizzato da una latenza temporale elevata, tra i 15 e
i 45 anni, e un decorso breve di un paio d’anni.
L’intervento dell’Asl
La morte drammatica di Manzone, dai tecnici dello
Spresal (l’agenzia dell’Asl che si occupa di infortuni e malattie
professionali) è stata collegata agli anni di lavoro in fonderia, in condizioni
forse non rispettose delle normative per la sicurezza. Così, almeno, sostiene
la Procura di Novara, che chiama ora a rispondere di omicidio colposo, alla
veneranda età di 89 anni, Alessandro Peroni, già presidente o ad delle Fonderie
Sorgato di Novara fra il 1974 e il 1979, gli anni in cui Manzone avrebbe
contratto il tumore. L’imputato, difeso dall’avvocato Fabio Belloni di Milano,
ha problemi di salute e il processo è slittato a maggio. I familiari della
vittima, la moglie e una figlia, si sono costituiti parte civile con l’avvocato
Claudio Tessarin. Il loro congiunto alla Sorgato aveva lavorato solo tre anni,
dall’ottobre 1975 all’agosto 1978: era addetto al rifornimento della ghisa
fusa.
«Senza protezioni»
Secondo quanto contestato al datore di lavoro, in quel
periodo mancava la formazione dei dipendenti sui rischi legati al contatto con
le fibre di amianto, che sarebbero state manipolate senza protezione adeguata.
Nulla sarebbe stato fatto dai vertici della società per eliminare la presenza
di amianto nei processi produttivi e la diffusione delle polveri nei locali in
cui lavoravano gli operai. A Novara i grandi processi per morte da mesotelioma
si sono spesso chiusi con assoluzioni o proscioglimenti. Il più eclatante nel
2005 ai vertici di Montedison per la morte di un operaio nello stabilimento di
via Fauser. Allora non erano emerse prove di un collegamento diretto tra la
malattia e il lavoro in azienda.
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