Redazione
pubblicato il 09 Marzo 2022, 18:18
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe è sceso in piazza martedì mattina, 8 marzo, con le lavoratrici degli asili, delle pulizie Amat, delle mense degli ospedali, delle pulizie scuole, badanti, operaie dell’appalto ex Ilva, messe comunali, ecc, unite al di là delle appartenenze sindacali – come sindacati di base vi era lo Slai Cobas e Usb – “perchè uguale è lo sfruttamento, l’aumento del carico di lavoro a pochissime ore e miseri salari, i rischi di perdere il lavoro, la repressione quando si lotta, l’attacco alla salute, ai diritti come donne; ma soprattutto perchè uguale è la ribellione e la determinazione di lottare, nell’8 marzo e dopo l’8 marzo. Le lavoratrici dello Slai Cobas però mostrano una diversità, la diversità di avere nelle loro mani ogni aspetto della lotta, senza delegare a “uomini dirigenti” nessun momento. Questo è frutto della presenza e battaglia del Mfpr”. Al presidio/assemblea in piazza Castello, erano presenti anche tanti lavoratori, “anch’essi in lotta per il lavoro, contro la precarietà, contro la chiusura di fabbriche per la delocalizzazione, contro la miseria della cassintegrazione, ecc., lavoratori che hanno visto nella giornata dell’8 marzo, nello sciopero delle donne la “MARCIA IN PIU'” che le donne portano, perché tutta la vita deve cambiare”. La mobilitazione delle donne ha richiamato in piazza anche realtà di lotta sociali, politiche, “dalla Fgc, al Comitato di quartiere, alla Casa occupata, ecc. Striscioni, cartelli, l’intervento di una compagna del Mfpr hanno posto con chiarezza il bisogno della rivoluzione; perché niente di meno della rivoluzione e del ruolo centrale in essa delle donne può portare alla liberazione delle donne e a trasformare la terra e il cielo. In questo è stato posto, in questa giornata internazionale delle donne, il legame con le donne in lotta negli altri paesi, portando in particolare la solidarietà con le combattenti comuniste indiane represse, sottoposte a torture sessuali nelle prigioni, uccise, ma sempre più in prima fila nella guerra popolare”. “Le lavoratrici hanno approvato la mozione delle donne contro la guerra imperialista: noi non possiamo stare dalla parte di nessuno dei predoni imperialisti; siamo al fianco delle donne Ucraine, concludendo che il miglior sostegno alle masse popolari, alle donne sotto le bombe e in fuga è lottare contro il nostro paese e governo imperialista che dà armi, soldi, soldati non per aiutare la popolazione ma solo per partecipare al bottino. Uno striscione, deciso nell’Assemblea nazionale donne/lavoratrici del 1 marzo, sintetizzava la determinazione delle donne in questo 8 marzo: “Noi non ci stiamo! Noi combattiamo” sottolineano dallo Slai Cobas. Verso la fine del presidio vi è stato l’incontro di una delegazione delle lavoratrici di vari posti di lavoro e il Commissario prefettizio del Comune, “che fino ad oggi non aveva mai risposto alle richieste di incontri, ma oggi la forza delle lavoratrici l’ha “convinto”. Un incontro che le lavoratrici dello Slai Cobas hanno gestito portando la loro combattività e rabbia, contro parole di circostanza e vuote; strappando alla fine un nuovo incontro per avere reali risposte alle loro richieste” concludono dallo Slai Cobas.
(leggi gli articoli dello Slai Cobas https://www.corriereditaranto.it/?s=Slai+cobas&submit=Go)
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