Ieri più di un centinaia di operai, soprattutto cassintegrati, ha
atto un presidio/assemblea sotto la direzione di Acciaierie d'Italia.
tutti i sindacati sono intervenuti. I sindacati confederali hanno
denunciato le responsabilità del governo, della politica per
l'attuale grave situazione in corso - 3000 nuovi cassintegrati,
mancanza di sicurezza (a Genova in una settimana si sono verificati 2
infortuni gravi e ieri in contemporanea vi è stato sciopero e
manifestazione a Genova), nessuna manutenzione, impianti a rischio,
ecc.), ma in conclusione non hanno dato alcun nuovo appuntamento sia
locale che nazionale per continuare la mobilitazione dei lavoratori,
ma riproposto la richiesta dei Tavoli, e l'applicazionedell'accordo
del settembre 2018.
Usb ha ripercorso le varie tappe e, pur
rivendicando il ritiro a suo tempo dalla loro firma dell'accordo del
2018 perchè l'azienda era inaffidabile (ma avvenuta dopo molte
richieste e pressioni degli operai in questo senso - ndr), anch'esso
ha posto il ritorno a quell'accordo. Ha chiamato alla partecipazione
alla manifestazione nazionale a Roma del 22 aprile, per l'unità con
i lavoratori anche di altre vertenze importanti.
Da altri lavoratori, sia negli interventi che nel
presidio è stata anche denunciata la politica di Acciaierie d'Italia
che da un lato mette in cassintegrazione e dall'altro fa entrare o
nuovi lavoratori in particolare nell'appalto o pensionati, sotto
forma di "consulenti" (riprendendo una vecchia politica
anche dei Riva - ndr).
Nessuna, quindi, sostanziale novità.
Anche per questo, diverso è stato l'intervento
dell'operaio rappresentante Slai Cobas sc, Importante per portare
soprattutto chiarezza sul perchè della grave situazione, sulla
inevitabile politica dei governo al servizio solo degli interessi
capitalisti, e quindi sulla necessità da parte degli operai di
comprendere la partita in gioco per elevare la lotta.
RIPORTIAMO INTEGRALMENTE QUESTO INTERVENTO
Sin dal primo giorno in cui
ArcelorMittal si è insediata in questo stabilimento è stata chiara
come la luce del sole la totale mancanza di volontà di rispettare
gli accordi presi, ma d’altronde sarebbe mai potuto essere
realistico un progetto che contraddiceva sin nel più piccolo
particolare il principio sul quale si basa l’attuale sistema del
profitto? Era davvero così difficile prevedere come una maggior
occupazione avrebbe ridotto i margini di profitto della
multinazionale?
È in questo contesto che si
inserisce questa nuova macro ondata di cassintegrazione voluta
dall'azienda che, è sempre bene ricordarlo, ha anche lo Stato come
socio. Da qui dobbiamo partire per capire come non sia possibile
una conciliazione tra lavoratori e padroni, tra sfruttati e
sfruttatori, e discernere tra chi rappresenta gli uni e chi
rappresenta gli altri, in un preciso momento storico nel quale
tutte le aspettative delle masse sono state sistematicamente
disattese dalla totale incapacità dei governi di comprendere anche i
più basilari bisogni delle popolazioni in generale, e dei lavoratori
nello specifico. Dal primo novembre del 2018 ad oggi si sono
susseguiti ben tre governi, e nessuno di essi ha mai compiuto
un'azione favorevole nei nostri confronti, hanno sempre assecondato
il modo d’agire criminoso dell’azienda: dal mancato rispetto
dell'accordo alla inesistente enfasi sulla sicurezza, dai
licenziamenti pretestuosi e ricattatori alla cassintegrazione
permanente da tre anni a questa parte, sfruttando anche la cassa
COVID quando lo stabilimento è sempre stato regolarmente in marcia,
sino ad una delle manovre più infime e vergognose che l'attuale
esecutivo potesse mai concepire, e mi riferisco allo spostamento dei
fondi dalle bonifiche dell'area esterna allo stabilimento alla
presunta decarbonizzazione del siderurgico e che nonostante il parere
negativo del parlamento sono in buona parte stati sottratti. Non c'è
stata in tutti questi anni una sola decisione a noi favorevole, ma
anzi è stato un susseguirsi di atti intimidatori. Siamo tutti ben
consapevoli che la nostra forza risiede nel numero, noi non
abbiamo le capacità offensive che lo Stato ci sguinzaglia contro:
nel momento in cui protestiamo per i diritti negati diveniamo dei
facinorosi pronti alla rissa ingiustificata, nel mentre esso scatena
contro i lavoratori sia forze dell’ordine che forze armate, pronte
anche all'uso delle armi quando necessario. Ma lo Stato e le aziende,
nonostante tutto questo dispiegamento di forze, non sempre sono
vincitori e ne sono consapevoli di ciò, perché quando i
lavoratori sono uniti ed hanno la determinazione data dalla fame,
dall’immiserimento galoppante, essi divengono una forza
inarrestabile, ed a dimostrazione di ciò è possibile annoverare
il caso degli operai della ex GKN di Firenze, che licenziati tutti in
tronco per l'ennesimo caso di delocalizzazione selvaggia (anche in
questo caso una pratica mai condannata da alcun governo, neanche con
l'attuale dato che esso stesso ha quantificato con una somma in
denaro l'attuazione di questa manovra), essi, dicevo, hanno occupato
anche con la forza la fabbrica e ad oggi nessuno ha perso il proprio
posto di lavoro. Ed allora cosa fanno le aziende per eliminare la
nostra possibilità di ribellione? Ci dividono. Metterci in
cassintegrazione da due vantaggi all’azienda: come primo essa serve
a scaricare sui fondi pubblici le spese secondo lo schema di
socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti,
come secondo vantaggio essa tende a separare i lavoratori
riducendone la forza, e nel nostro caso siamo stati separati in
più gruppi, quello dei cassintegrati vita natural durante dei
dipendenti Ilva in AS, quello dei cassintegrati anch'essi "a
tempo indeterminato" dei dipendenti di Acciaierie d’Italia e
quello dei lavoratori che resteranno in forza alla fabbrica (per non
parlare poi di ulteriori due gruppi, ahimè, quello dei licenziati e
dei morti sul lavoro). Capite adesso che questa divisione non fa
altro che diluire le nostre forze facendoci illudere che ognuno dei
gruppi abbia interessi differenti dagli altri, ingannandoci nel
momento stesso in cui noi crediamo che i nostri colleghi siano in
competizione con noi, nel mentre tutti ne stiamo pagando le tragiche
conseguenze ed i padroni continuano ad arricchirsi spudoratamente sul
nostro sudore e sulla nostra disperazione. Dunque da lavoratori
dobbiamo comprendere come tra di noi gli interessi siano comuni e
come allo stesso tempo siano opposti a quelli dei nostri padroni,
per questo l'invito è a non lasciarsi abbindolare dalle tante parole
ingannevoli che pronunciano quotidianamente sulle difficoltà del
mercato. Ecco, il guerrafondaio presidente del Consiglio Draghi ha
parlato di un dialogo permanente con i sindacati, questo sappiate che
non vuol dire assolutamente aprire un confronto con i rappresentanti
dei lavoratori, bensì soltanto dare delle informative sulle
decisioni che il governo prenderà di volta in volta a giochi
conclusi. Questa nuova ondata di cassintegrazione ne è la riprova,
aperta unilateralmente dall'azienda senza aver raggiunto alcun
accordo ed avallata nuovamente dal governo, ancora più grave se si
pensa che a causa dell'emergenza Ucraina il governo stesso ha dato
il via libera all’aumento della produzione di acciaio. Questo
però invece che portare ad un rientro in fabbrica dei lavoratori ha
dato un ulteriore taglio al personale, il che vuol dire più
miseria per chi viene messo fuori e maggiore sfruttamento per chi
resta a lavorare; da che punto si guardi la situazione resta una
vittoria per l’azienda. Questa storia dei tavoli, degli
incontri e dei confronti va avanti da troppo tempo, tempo perso per
una vera rivendicazione operaia che possa mettere fine per sempre
alla situazione miserabile in cui ci troviamo, nessuno garantirà mai
giustizia per noi né farà mai i nostri interessi, che ripeto sono
opposti a quelli dei padroni (siano essi pubblico o privato non fa
alcuna differenza, entrambi devono ricavare profitto dal nostro
sangue, dal nostro sudore e dalle nostre lacrime). Solo noi
stessi possiamo e dobbiamo fare i nostri interessi, il che si traduce
in una lotta continua, prolungata e di certo sfiancante, perché sono
ben consapevole che essa non sia una passeggiata di salute, che ci si
fa male e che si può perdere, ma una o più sconfitte non si
traducono nel perdere la guerra, ma la o le battaglie, e che ogni
sconfitta può però portare nuovi insegnamenti. Ma a volte i
lavoratori vincono, ed ogni vittoria porta un'iniezione di fiducia
nella lotta, dunque che si vinca o che si perda dobbiamo continuare a
lottare, fosse solo per rivendicare i nostri diritti. Ma non è solo
per quello, è per una ragione più grande, è per rendere questo
posto dove viviamo un luogo migliore, dove i nostri figli non debbano
più patire quello che noi abbiamo sofferto sino ad ora. Tutto questo
è per dirvi che auspico un ritorno alla lotta vera, una nuova
stagione in cui gli scioperi siano all’ordine del giorno e che
si smetta di discutere con chi ad oggi è stato complice del fascismo
padronale, con chi sino ad ora ha sottratto risorse appartenenti a
questa comunità per consegnarle a chi non ne ha mai avuto alcun
diritto. BASTA CON I TAVOLI, BASTA CON GLI INCONTRI, È FINITO IL
TEMPO DELLE CHIACCHIERE, SI COMINCI A BLOCCARE LA PRODUZIONE!
Prima di concludere, voglio
esprimere tutta la solidarietà ai compagni dell’USB che sono stati
vittima di una schifosa quanto intimidatoria perquisizione di chiaro
stampo fascista la scorsa settimana nella loro sede di Roma, questo
vergognoso episodio fa il paio con il vile attacco squadrista da
parte dei teppisti di Forza Nuova alle sede della CGIL lo scorso
ottobre, episodi che sono conseguenza naturale della scellerata
quanto criminale gestione della cosa pubblica. Come sempre a pagarne
le spese in prima battuta sono i lavoratori.