Annunciato
in pompa magna nell’incontro al Mise tra i ministri del governo
provvisorio Draghi, Invitalia, Acciaierie d’Italia e organizzazioni
sindacali, il governo ha messo nel decreto “aiuti”, fino ad un
miliardo di soldi freschi per l’azienda, un miliardo ancora poco
chiaro da dove è preso, a quale titolo. Un miliardo per fronteggiare
la crisi di liquidità dichiarata e ostentata dalla Morselli e presa
a “scatola chiusa”. Altri gruppi nazionali e mondiali
dell’acciaio anche in questa fase di crisi fanno profitti e ricavi,
invece Acciaierie d’Italia dichiara di non avere un centesimo.
Un
miliardo sostanzialmente per permettere ad Acciaierie d’Italia
acquisto di materie prime, l’attività ordinaria, per pagare
fornitori e indotto, ecc.; vale a dire per funzionare come ora, senza
nessuna contropartita. Le stesse precedenti dichiarazioni di Ministri
di rientro di parte dei cassintegrati a fronte del miliardo, sono
sparite nel nulla; anzi il Min. Orlando ha detto che finora le
ispezioni (ma quando sarebbero avvenute, chi le ha viste…?) nella
sostanza non avrebbero messo in luce irregolarità, criticità, ecc.,
e che quindi la cassa integrazione unilaterale è
legittima.
Continuerà quindi la cassa integrazione permanente
per 3500 operai (futuri esuberi), lo sfruttamento e la precarietà
sulla sicurezza dei lavoratori; al massimo si deve sperare che questi
soldi non mettano in pericolo il pagamento dell’appalto e gli
stipendi. A fronte di questa chiara politica: tutto per l’azienda,
niente e sempre peggio per gli operai, troviamo sindacati ultra
soddisfatti come la Fim divenuta ormai ufficialmente un sindacato di
Stato e di azienda; dubbi e critiche dalla Uilm ma nessuna
indicazione agli operai; la Fiom che parla del futuro per non parlare
del presente.
Chiaramente non c’è stata nessuna risposta
neanche alle timide richieste del coordinamento nazionale Rsu Fim,
Fiom, Uilm, e meno che mai aperture verso il rientro dei Cigs Ilva
AS.
Rispetto a questo ancor più si deve capire che solo la
lotta generale dei lavoratori può cambiare le cose e può pagare in
termini di interessi dei lavoratori su salario, lavoro, salute e
sicurezza, e che l’attesa favorisce solo i piani dei padroni e dei
governi al loro servizio.
Il governo Draghi lo abbiamo visto
all’opera, sul nuovo governo possibile “peggio mi sento”,
perché tutti sappiamo che Salvini, Meloni e Berlusconi sono sempre,
a prescindere, dalla parte dei padroni.
Certo ci viene difficile
parlare di lotta generale: chi la organizza, chi la fa, come e
quando?
Abbiamo dato fiducia anche noi, pur con dubbi e certezze
altre allo sciopero del 6 maggio e alla possibile continuità della
lotta. I sindacati tutti, Rsu comprese, hanno promesso una continuità
che non c’è stata e i risultati sono ora questi: con i sindacati
confederali, nonostante le parole e qualche buona intenzione presenti
in alcune dichiarazioni, una lotta anche importante viene “uccisa”
e serve alla fine a dare un miliardo ai padroni e niente agli
operai.
Bisogna rovesciare questa linea a partire dal
rovesciamento della piramide.
A settembre tutto il potere
alle assemblee
Nessuna fiducia nella direzione dei sindacati in
fabbrica.
Lo Slai
Cobas
fin da ora promuove presidi e
assemblee a tutte le portinerie dal 6 al 9
settembre - 17 settembre Assemblea nazionale a
Roma con altre realtà di fabbriche in lotta.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Taranto via L.
Andronico, 47 – 3475301704 WA 3519575628 slaicobasta@gmail.com
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