lunedì 27 aprile 2020

I PADRONI VOGLIONO RIAPRIRE AD OGNI COSTO


I PADRONI VOGLIONO RIAPRIRE AD OGNI COSTO -DUE -
ANCORA PROTOCOLLI E ACCORDI SINDACALI CHE SPALANCANO LE PORTE DELLA BREMBO: MA NON SCRIVONO COME SI CONCILIA DIFESA DA CONTAGIO CON I RITMI E LA PRODUTTIVITÀ.
ALLE CONDIZIONI DEI PADRONI NON CI PUÒ ESSERE SICUREZZA






Brembo spa, dischi e sistemi frenanti, multinazionale presente con importanti impianti anche in Cina. Una delle aziende che ha preso atto direttamente sul campo degli effetti del coronavirus in Cina all’inizio della pandemia, ma che ha continuato a produrre in Italia senza protezioni fino a metà marzo.
Questo lo ricordiamo agli operai ammaliati dalle strisce per terra nuove di zecca, dagli opuscoli informativi, dalle mascherine apparentemente in abbondanza dall’anticipo per la Cigo. Nessuna fiducia.
Oggi anche Brembo spinge per riaprire. Parole d’ordine: protocolli, accordi sindacali, misure di protezione individuali, indicazioni stringenti ai lavoratori per comportamenti ‘responsabili’.
(questo metodo per i padroni equivale a definire futuri responsabili)

Un vademecum aziendale, comunicati della direzione e delle Rsu confederali, che vorrebbero essere convincenti.
Ma in tutti, si parla di mascherine, ben vengano, si parla di distanziamento in entrata e in uscita, in mensa, delle modalità per le aree ristoro e per gli spogliatoi; si descrivono tutti i punti dove si possono trovare saponi, gel e tutte le circostanza che li rendono necessari e come smaltire responsabilmente fazzoletti guanti mascherine.
Le misure sanitarie sono importanti e vanno applicate e rispettate.
In questo caso sono però tutte a senso unico.
Nessun opuscolo, nessun accordo spiega agli operai, una volta che sono entrati in fila indiana, che hanno disciplinatamente preso posto al lavoro, come sia possibile conciliare le misure di sicurezza con la produzione, con i ritmi di produzione.
Come possono essere conciliate le misure di sicurezza individuali nelle linee o alle macchine, con la fatica, con il caldo dei reparti, con la polvere e fumi comunque presenti in fabbrica?
Lavarsi le mani ogni volta che si starnutisce, ben venga. Ma sulle linee di montaggio Brembo ogni secondo è codificato. Ogni pausa ha una causale e un tempo di fermo macchina, giustificato o sanzionato.
Quanto è valutato il ‘fermo per lavaggio mani, fermo per sostituzione mascherina bagnata dal sudore, tempo di attesa al bagno per l’accesso senza assembramento…’. Nei vademecum aziendali leggiamo che l’accesso al bagno è invece contingentato!!!
Nei vademecum, negli accordi sindacali scritti per aprire le porte della fabbrica, non si legge che la produzione deve essere ridotta del 10, 20, 30, 40%(?) per tenere conto delle difficoltà lavorative derivanti dal rispetto delle misure di sicurezza, sempre.
Quello che non hanno scritto è che in queste condizioni l’operaio si dovrà abituare, dovrà convivere con il disagio dei mezzi di protezione, ovvero produrre e non andare troppo per il sottile, perché le buone norme, servono per entrare e uscire dalla fabbrica. La produttività sulle macchine è un’altra cosa.

Non vogliamo gli operai eroi. Come gli infermieri. Osannati mentre si ammalavano e morivano in trincea senza protezioni.
Riaprire le fabbriche ora è una forzatura di Confindustria.
Ma il problema si pone tale e quale anche il 4 di maggio e anche più avanti. Nulla dal fronte scientifico ci da una garanzia su una fine certa del rischio contagio.

Gli operai devono partecipare direttamente alla definizione delle norme di sicurezza.
Serve organizzare nei reparti delegazioni liberamente decise per trattare i tempi, le condizioni di rientro, le condizioni di lavoro con il coronavirus.
Perché tutti suonano la musica di Confindustria: mascherine come passpartout per spalancare le porte senza condizioni. Porte che si richiuderanno inevitabilmente sul profitto.
GLI OPERAI DEVONO TROVARE DA SE LA PROPRIA STRADA, DECIDERE IN AUTONOMIA, RIBELLARSI.
SENZA LOTTA E ORGANIZZAZIONE NON C’È SICUREZZA






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