Possiamo dire che le parole d’ordini che hanno sintetizzato la manifestazione di Roma sono due: “Contro G20 governo e padroni – classe operaia alza la testa”; “Voi G20 Noi il futuro”, perchè il corteo è stato caratterizzato dalla presenza rilevante degli operai e lavoratori rappresentata dal grosso pezzo della Gkn (da Firenze erano arrivati 12 pulman, con circa 500 persone), con all’interno anche Alitalia, e dai giovani/studenti di Friday for future.
Nel corso della manifestazione queste presenze si sono in un certo senso fuse anche nelle parole d’ordini, nei contenuti. In particolare con i giovani che hanno riconosciuto il ruolo degli operai: “Siamo tutti Gkn”, hanno assunto la loro indicazione di “Sciopero generale” e hanno radicalizzato alcune loro parole d’ordini; e con gli operai che hanno preso il loro posto d’avanguardia anche rappresentando tutti i settori in lotta. Così “operai/studenti uniti nella lotta” comincia nuovamente ad essere una realtà.
Questo è l’aspetto più positivo, diverso della manifestazione di Roma.
In questo senso il nostro giudizio è positivo, e pone un punto da non far tornare indietro per il futuro della battaglia, perchè la classe operaia cominci ad essere riconoscibile e riconosciuta e la situazione diventi più favorevole per la battaglia generale contro padroni, governo, sistema del capitale.
La presenza di 10mila manifestanti era effettiva, almeno per gran parte della manifestazione, e nei settori di operai Gkn e dei giovani è stata combattiva per tutto il corteo come alla conclusione.
Tutto sommato è stato favorevole il fatto che il percorso questa volta non fosse lungo.
Importante anche l’assenza di riferimenti a “No green pass”, anzi, alcuni striscioni erano esplicitamente per il Sì ai vaccini, No ai brevetti. (solo in fondo al corteo vi era uno striscione nero (in tutti i sensi) contro il green pass, dove c’erano gli stupidi slogan contro la “dittatura sanitaria”; ma questo gruppetto è stato isolato).
Il resto invece non va bene. In generale, infatti, questo appuntamento a Roma contro il G20 non ha visto il pieno impegno dei sindacati di base, come il Si.cobas che ha portato a Roma una presenza molto ridotta rispetto ad altre manifestazioni soprattutto dei lavoratori immigrati in altri momenti decisamente egemoni – l’impegno contemporaneo in vertenze sicuramente importanti non giustifica questa ridotta presenza, lì dove la realtà dell’attacco a 360° pone la necessità di una unità e lotta più generale. Ma anche l’Usb, il Cobas confederazione, l’Usi (che a Roma ha una certa presenza) hanno fatto una presenza quasi dovuta, senza metterci troppo impegno nella partecipazione di lavoratori e lavoratrici.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha partecipato a Roma insieme a proletari comunisti per elevare la comprensione tra i lavoratori d’avanguardia in lotta (certo, ancora pochi) che lo scontro è politico, che la lotta sindacale senza la prospettiva della lotta per porre fine al sistema di sfruttamento non può cambiare veramente la condizione dei lavoratori e delle masse popolari, e che la battaglia dei proletari è internazionale. Questo è stato espresso anche dai comizi volanti durante la manifestazione, fatti dagli operai combattivi dello Slai cobas sc.
Lo striscione portato diceva: “G20 imperialista: miseria, guerre, pandemia, distruzione per i profitti dei padroni – Unità Internazionalismo Rivoluzione”.
Per questo abbiamo realizzato durante il percorso del corteo anche una postazione internazionalista, con un grande cartello sull’India di denuncia di Modi e di solidarietà alla guerra popolare e alla grande lotta dei contadini; uno striscione contro il fascista Erdogan, e un manifesto in onore del Presidente Gonzalo dirigente del partito comunista e della guerra popolare in Perù, morto assassinato per volontà dei regimi peruviani e dall’imperialismo Usa; è stata una postazione animata da comizi volanti e slogan.
Nello stessa giornata a Palermo
lo Slai cobas e proletari comunisti, lavoratori, lavoratrici, donne,
insieme ad altre realtà del sindacalismo di base e di classe e
politiche, manifestavano in modo vivace, combattivo, in legame con
Roma.
Tornando al corteo di Roma, alla “Bocca della verità” vi sono stati dal camion (tutto sommato giustamente) solo due interventi principali, dell’area Friday for future e degli operai della Gkn.
Chiaramente l’opposizione ai “padroni del mondo” del G20, ai loro piani di peggioramento delle condizioni di vita di milioni di proletari e masse popolari in tutto il mondo, le loro false e ipocrite dichiarazioni mentre continuano a distruggere l’ambiente, richiedeva e richiede molto di più.
Ma questo lavoro tocca al sindacalismo di classe, alle avanguardie politiche più coscienti dei movimenti di lotta.
PS - Alcune considerazioni sul ruolo della Gkn.
La Gkn ha il merito – e questo si è visto bene a Roma - dopo troppo tempo in cui gli operai, come lotte e classe collettiva, sembravano spariti dalla scena, se non per alcune singole vertenze -, di aver riportato con forza e combattività in prima fila gli operai, le fabbriche (certo ancora poche e a macchia di leopardo, ma se si pensa che finora le uniche lotte importanti di cui si parlava erano quelle dei lavoratori della logistica, si vede la differenza); questo ha permesso di unire altre realtà di lavoratori, fabbriche in lotta in un fronte contro padroni e governo.
Gli operai della Gkn si sono assunti un ruolo di guardare e rappresentare gli interessi di altri settori delle masse, in primis dei giovani, studenti; questo, se pur crediamo ancora non in maniera cosciente e duratura, trasforma la situazione; dopo tanto tempo gli studenti in lotta guardano/scoprono gli operai, si uniscono alle loro parole d’ordini.
Gli operai della Gkn hanno il merito di dare coraggio/fiducia agli altri operai in lotta che è possibile non subire, fare di più, costruire solidarietà attorno alla lotta.
Il messaggio, mandato anche nell’intervento a Roma, oltre che porre la questione dello sciopero generale, ha posto una questione niente affatto secondaria – e molto in sintonia con la nostra azione in questo periodo - che l’unità si costruisce con la lotta, che chi parla di “divisivo”, senza porre la lotta per realizzare l’unità, non costruisce l’unità che serve.
Pensiamo, però, che occorre sgomberare alcune illusioni. Parlare, infatti, come la Gkn ha fatto a Roma, di “nazionalizzazione”, di “controllo operaio”, che il governo deve dare la fabbrica in mano agli operai perchè loro hanno le soluzioni, ecc. contiene la necessità, per non scadere nell’illusione riformista, che gli operai lo possano fare, e non solo gli operai della Gkn, ma la classe, ma la classe che ha in mano il potere per imporre questo. E’ vero che gli operai hanno le “soluzioni”, ma senza il potere proletario non si possono attuare.
A questo si unisce l’altra illusione, di poter continuare a decidere indipendentemente dal ruolo della Fiom e dei sindacati confederali.
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