L’assemblea in piazza a Mottola, convocata dai lavoratori della Tessitura Albini di Mottola, organizzati dallo Slai cobas, ha avuto una buona riuscita e ha aperto la strada ad una nuova fase di lotta che ha come obiettivo la riapertura della fabbrica con il ritorno ìal lavoro di tutti gli attuali lavoratori e lavoratrici.
Pur in condizioni atmosferiche non ideali e tenendo conto della vergognosa decisione del Sindaco di Mottola di negare la sala con motivi pretestuosi, l’assemblea ha raccolto l’adesione e la partecipazione di un gruppo significativo di operai della Tessitura, insieme alla partecipazione di operai di fabbriche di Taranto, Cemitaly, ex Ilva, di precari degli appalti pubblici e dello spettacolo, di studenti, di soggetti politici e sociali solidali, a Mottola come a livello provinciale.
In occasione di questa assemblea è stato realizzato un collegamento telematico in piazza con gli operai del Collettivo di fabbrica della GKN di Firenze, con rappresentanze sindacali da Bergamo operanti agli stabilimenti di Albini, con un giornalista del Corriere di Taranto che segue da tempo la vicenda ed è solidale con i lavoratori; così come durante l’assemblea sono venuti Telenorba, giornalisti ed emittenti locali interessati ad informare su questa nuova iniziativa che può dare una svolta alla vertenza.
L’assemblea è stata interamente gestita dagli operai della Tessitura organizzati con lo Slai cobas, uno di loro l’ha aperta informando sullo stato delle cose, sul disagio dei lavoratori che dopo quattro mesi di presidio e di attesa non vedono ancora nessuna luce nel loro futuro. Non solo, ma si trovano di fronte a
ritardi burocratici nella corresponsione della cassintegrazione che per i lavoratori e le loro famiglie è il reddito unico o principale per mantenere figli, famiglie, pagare mutui, ecc.Gli operai intervenuti hanno denunciato questa situazione e sollecitato tutti gli operai ad organizzarsi, ad essere presenti, indipendentemente dalla tessera sindacali, perché qui non è una questione di sigle ma di unità nella lotta sugli interessi comuni del salario, del lavoro, dei diritti e della dignità dei lavoratori.
Durante l’assemblea sono intervenuti altri lavoratori della Tessitura e in particolare Grazia ha sottolineata la gravità della condizione delle lavoratrici, rappresentandone le difficoltà e i bisogni; le lavoratrici vogliono e devono avere un ruolo di prima fila in questa lotta e possono farlo se partecipano, prendono la parola.
Chiara e netta è stata la critica ai sindacati confederali, in fabbrica, sul territorio e a livello provinciale, che davvero poco hanno fatto finora per rendere visibile la vertenza, richiamando stampa e televisione, per dare forza alla lotta e per pretendere ai Tavoli in Prefettura e Regione soluzioni serie e collettive e non certo quelle presentate dall’azienda che pretende di rientrare in fabbrica e intanto offre la miseria di 4mila euro perché i lavoratori si licenzino, e affida alla Vertus un incarico che pretende di insegnare ai lavoratori come fare curriculum, come aprire una e-mail, come fossero ragazzi alle prime armi, per una prospettiva tuttora inesistente di ricollocazione che comunque si pensa individuale e precaria.
“Tutto questo non può essere - ha dichiarato forte e chiaro lo Slai cobas negli interventi dei propri rappresentanti provinciali – da stasera la lotta ricomincia. Vogliamo nuovi incontri e seri con Regione e Prefettura che si devono svolgere con la partecipazione dei lavoratori. Vogliamo una soluzione collettiva con un nuovo padrone, se c’è, o con lo Stato che si fa carico dell’azienda nazionalizzandola”.
Una linea raccolta dai lavoratori e le forze presenti che sono intervenute. Forte e molto applaudito è stato l’intervento di Giuseppe della Cemitaly, ex Cementir, che ha raccontato quello che è successo alla ex Cementir: cassaintegrazione senza futuro, corsi inutili, incentivi assolutamente inadeguati, con lavoratori isolati e lasciati senza possibilità di lotta dai sindacati confederali maggioritari in questa fabbrica. Per questo Giuseppe ha detto: ora basta! Uniamoci, diventiamo più forti insieme, lottando insieme possiamo combattere i piani delle aziende che chiudono le nostre fabbriche e se ne vanno via dopo aver preso fondi pubblici e che nel caso della Cementir hanno contribuito anche al disastro ambientale del territorio e non fanno alcun tipo di bonifica, nella quale potrebbero essere utilizzati gli stessi lavoratori.
Gentile, rappresentante di una forza di sinistra, è intervenuto per dire che tutta la città di Mottola deve far sentire la sua voce di sostegno ai lavoratori, deve rilanciare la vertenza, partecipare alle iniziative, perché tutto il territorio ha bisogno di lavoro e non si può accettare che una fabbrica che aveva aperto una strada allo sviluppo venga chiusa e gli operai abbandonati e mandati a casa. E’ interesse di tutte le organizzazioni sindacali unirsi attorno a questo.
Positiva e ben accolta dai lavoratori è stata la presenza degli studenti che hanno detto di essere “figli di lavoratori” dell’ex Ilva come delle altre fabbriche del territorio in crisi, che sanno bene quello che succede nelle famiglie quando si perde il lavoro, così come quello che sta succedendo nelle scuole dove al disastro pandemia si aggiunge la situazione inadeguata delle scuole e un futuro di disoccupazione e lavoro precario.
Bene accolto è stato l’intervento di un compagno della Casa occupata della città vecchia di Taranto nonché rappresentante dei lavoratori dello spettacolo, pesantemente colpiti nel periodo della pandemia dalla mancanza di lavoro, nonostante l’importanza del loro lavoro anche per fare andare avanti programmi televisivi molto conosciuti. Il compagno ha detto che loro ci sono, come sono stati alla Gkn di Firenze, pronti a sostenere e a partecipare a tutte le iniziative di lotta, pensando anche all’autogestione della fabbrica se necessaria, e rendendo difficile la vita a Sindaco e Istituzioni locali che hanno dimostrato così scarsa considerazione per i lavoratori.
Ma naturalmente la cosa più importante di questa assemblea à stata la partecipazione ad essa degli operai della GKN di Firenze, che nel loro intervento hanno fortemente solidarizzato con la lotta, fatto un invito a renderla forte, chiara, determinata, hanno denunciato che le delocalizzazioni sono diventate in questo paese costanti per chiudere le fabbriche, dalla Gkn di Firenze alla Whirpool , alla Fedex, a tante realtà meno conosciute ma altrettanto importanti per il mondo del lavoro. Ma è ora – ha detto il lavoratore del Collettivo della Gkn - che ci si unisca tra le fabbriche, in ogni territorio e a livello nazionale, si presenti il conto a padroni e governo, si ostacolino con tutte le forme di lotta necessarie i loro piani, si arrivi ad uno sciopero generale. Il Collettivo della GKN è pronto – ha promesso ai lavoratori in piazza – a venire giù a Taranto per dare il massimo contributo a questa lotta.
Interesse e indignazione ha accolto l’intervento del compagno dello Slai cobnas di Bergamo che in questi giorni ha affrontato la situazione all’Albini di Bergamo; incontrando i lavoratori la prima cosa che questi hanno detto è che i padroni di Albini di Bergamo considerano la fabbrica di Mottola già chiusa senza problemi e che quindi possono procedere tranquilli alla ristrutturazione e agli esuberi nei due stabilimenti di Bergamo; cosa che naturalmente comincia a creare opposizione tra i lavoratori e lavoratrici soprattutto in questi stabilimenti. Si è creato con questo intervento un primo legame tra gli operai e operaie di Bergamo e la nuova fase della lotta alla Tessitura, che speriamo di poter concretizzare nelle prossime settimane con una manifestazione a Bergamo.
Importante è stato l’apporto informativo chiaro del giornalista Gianmario Leone sulla vicenda della Tessitura di Mottola da lui seguita dall’inizio, necessario affinché i lavoratori abbiano una conoscenza autonoma; così come importante, e accolto con interesse, è l’impegno solidale espresso a seguire le iniziative dei lavoratori, in una situazione in cui pochissimi mass media sia locali che soprattutto nazionali ne parlano.
Durante l’assemblea vivace è stata la discussione tra gli stessi operai della Tessitura presenti, tra quelli ora organizzati nello Slai cobas e gli altri iscritti agli altri sindacati intervenuti; un dibattito non per dividersi ma per unirsi, per affrontare insieme la nuova fase della lotta necessaria in maniera forte ed incisiva, per “vedere le carte” di chi, come l’On. Turco, è venuto ad annunciare, a promettere che ci sarebbe un nuovo gruppo industriale disponibile a rilevare lo stabilimento e perfino ad allargarlo. Tutte cose che possono avvenire se ci sono i fatti, nuove manifestazioni a Mottola, iniziative di blocco della statale, ecc.
Nelle conclusioni si è detto: riapriamo gli incontri e le iniziative verso Prefettura e Regione, diamo ad essi un ultimatum perché si affronti seriamente la vertenza, la si porti a Roma al Mise per avere soluzioni reali e non solo ammortizzatori sociali, perchè si metta fine ai ritardi nella corresponsione della cassaintegrazione e si pensi ad una integrazione salariale.
Basta con le chiacchiere, è tempo dei fatti, basta localizzazioni, lavoro per tutti!
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