sabato 8 ottobre 2022

8 ottobre - Interventi all'Assemblea proletaria anticapitalista 17/9 Roma: 5 interventi sulle questioni sicurezza, salute - sanità

 

Abbiamo riunito questi cinque interventi che trattano di fatto un unico tema centrale per i proletari e le masse popolari. Le articolazioni dei vari interventi rappresentano una ricchezza di lavoro, di aspetti di mobilitazione politica e sindacale necessari, che l'assemblea proletaria anticapitalista permette di unire vero il comune obiettivo. 


COORDINAMENTO SANITA’ LAZIO

Il coordinamento sanità è nato oramai sei anni fa ed è nato come coordinamento cittadino, poi con la pandemia abbiamo visto che la questione della salute sarebbe stato uno dei terreni sui quali si sarebbe sviluppato lo scontro di classe. Nella questione della sanità e della salute noi non vediamo un fatto ristretto alle politiche sanitarie, ma li vediamo sotto tanti aspetti politicamente importanti. In particolare durante la pandemia il ruolo criminale che il governo ha avuto nella gestione delle prime fasi del contagio, con la determinazione a non far chiudere le fabbriche e a far morire. Non a caso la zona di Bergamo e Brescia è stato uno degli epicentri di mortalità. Il settore sanitario è uno dei nuovi settori nel quale il capitale cerca di rilanciare i suoi processi di valorizzazione e quindi l'abbiamo visto anche come un terreno di lotta immediato per il recupero del salario indiretto e l’aspetto del welfare in particolare. Prima si ricordava la questione degli immigrati, credo per le compagne e compagni sia chiaro che le politiche sull'immigrazione sono politiche di disciplinamento della forza lavoro e come tali a nostro avviso vanno affrontate; e quindi è normale che se si sviluppi una lotta di riappropriazione. Questa lotta deve vedere protagonisti i lavoratori, le lavoratrici nelle loro varie forme, e senz'altro la questione dell'accesso ai servizi sanitari dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate è un aspetto rilevante perché significa escludere una quota crescente di popolazione dall'accesso a pezzi di welfare. Ultimamente abbiamo costituito un'assemblea per la salute del Lazio dove convergono tante realtà anche con impostazioni politiche differenti ma che provano a rilanciare il tema della salute come un tema che travalica l'aspetto sanitario e si determina nella condizione proletaria complessiva, perché siamo tutti ben consapevoli che non ci può essere salute se non si ha una casa, non ci può essere salute se non si ha un reddito, non ci può essere se non si hanno relazioni degne, e così via. Vogliamo appunto confrontarci su come si va a conquistare la salute a partire da quelli che sono gli aspetti che oggi più aggrediscono la condizione proletaria, la questione delle bollette, la questione dell'insicurezza nei luoghi di lavoro - si ricordava prima l'ennesimo crimine operato ai danni di un ragazzo in alternanza scuola-lavoro con il suo assassinio. Ebbene questo aspetto della insicurezza nei luoghi di lavoro è un aspetto che sta emergendo in maniera sempre più forte perché con la crescita della crisi del capitale aumentano i ritmi e lo sfruttamento, si abbatte qualunque spesa cosiddetta “improduttiva”, e quindi naturalmente a farne le spese siamo noi lavoratori e lavoratrici. Per questo nel momento in cui noi abbiamo avviato questo percorso come Coordinamento regionale sanità - e non a caso all'epoca quando l'abbiamo avviato facevamo parte dell'assemblea di sostegno alle lotte della logistica qui a Roma che il Cobas faceva all'interno dei vari magazzini e di Roma e dintorni - questa proposta di intervento sulla questione sanitaria l'abbiamo fatta sia ai compagni della logistica sia ai compagni e alle compagne dei movimenti di lotta per la casa proprio, perché non lo abbiamo mai pensato come un intervento che si limitasse alle cose, comunque essenziali, come richiedere di avere un accesso ai servizi sanitari gratuiti universali anche umanizzato, ma abbiamo sempre pensato che dovesse essere una battaglia fra le masse per riappropriarci di quello che è nostro e che ci viene quotidianamente rubato. E in questo senso abbiamo ritenuto naturale portare il nostro contributo, la nostra partecipazione a questa giornata.

CONTRIBUTO INVIATO DA VITO TOTIRE PORTAVOCE PRO TEMPORE DELLA RETE NAZIONALE LAVORO SICURO


Cari compagni,

Stiamo costruendo una RETE NAZIONALE LAVORO SICURO, una iniziativa che parte dalla necessità di organizzare una strategia di prevenzione delle stragi che periodicamente si consumano nei luoghi di lavoro, a volte improvvise (ma prevedibili) altre volte meno eclatanti perché differite nel tempo (parlo delle malattie professionali); la RETE parte da una questione e da due obiettivi:
la prima questione è prendere atto della drammatica mortalità delle persone che appartengono alla classe operaia; la seconda è la necessità di “arrivare il giorno prima” cioè il giorno prima dell’evento che pregiudica la salute.

DUNQUE IL PRIMO OBIETTIVO E’ GARANTIRE A TUTTI LA STESSA SPERANZA DI SALUTE DI VITA E D BENESSERE; nessuna persona ragionevole può, almeno a parole , dissentire da questo obbiettivo. Ovviamente alle parole troppo spesso non seguono i fatti e non seguono percorsi socialmente condivisi per il raggiungimento dello scopo dichiarato.
LA SECONDA INEVITABILE QUESTIONE E’ NON RIDURSI A PROTESTE, COMUNICATI STAMPA O PEGGIO alle
LACRIME DI COCCODRILLO IL GIORNO DOPO L’EVENTO; i vertici istituzionali, ad ogni strage, recitano ipocritamente “mai più” ma poi non cambia nulla.
Addirittura una associazione organizzata dai padroni ha “inventato” l’obiettivo di ridurre la mortalità sul lavoro (in Italia circa 1300 morti all’anno,
i casi “ufficiali”…) del 50% entro il 2030; ci vogliono abituare alla idea che un certo numero di morti è inevitabile, quasi naturale…
Noi protestiamo contro questa mistificazione e teniamo alto l’obiettivo dell’azzeramento immediato.
La RETE NAZIONALE LAVORO SICURO ADOTTA UN PROGRAMMA DI AZIONE CHE PASSA ATTRAVERSO LA COLLABORAZIONE E LA SINERGIA SISTEMATICA CON I LAVORATORI SINGOLI E ORGANIZZATI IN GRUPPI OMOGENEI; la rete dunque non è una associazione di tecnici o un patronato che supporta “benevolmente” i lavoratori fornendo loro servizi ancorchè gratuiti; la svolta in Italia e nel mondo, nel campo della prevenzione, non sarà mai il risultato di interventi tecnici ma sarà un obiettivo realizzabile solo con il riequilibrio degli attuali rapporti di forza tra capitale e lavoro;
la forza dei lavoratori è la leva determinante e più importante in assoluto che porterà ad effettuare valutazioni del rischio realistiche, che porterà alla eliminazione del rischio alla fonte e alla possibilità di un ambiente di lavoro salubre, dignitoso, fonte di reddito, di benessere e di crescita della autostima dei lavoratori.
Viceversa oggi il documento di valutazione del rischio, “autogestito” dal padrone minimizza il rischio stesso, a volte lo nega e, paradossalmente, diventa uno strumento poi gestito dall’Inail (il cui esautoramento è uno dei pilastri del programma della RETE in ragione della organica azione filo padronale dell’ente) persino per respingere il riconoscimento della causa professionale della malattia. Nei casi peggiori il disconoscimento del rischio è alla origine della causa di morte immediata. Ovviamente per giungere ad affermare il diritto alla salute bisognerà eliminare ogni forma di schiavismo, di vulnerabilità, di precarietà e ricattabilità (pensiamo a tutte le forme di precariato schiavistico e alle condizioni di lavoro degli immigrati); senza questa premessa sarebbe illusorio pensare di affermare il criterio della eliminazione del rischio alla fonte e la sostituzione di quello che è nocivo (non solo rispetto alle sostanze ma anche rispetto al “modo di produzione”) con quello che non lo è. Dunque la RETE non si propone nel ruolo di “tecnici di fiducia” dei lavoratori (anche se ha in programma il consolidamento e lo sviluppo e della conoscenze tecniche) e pur con la garanzia (se si struttura a rilevante componente tecnica si dovesse trattare) di relazionarsi secondo la prassi della “non delega” e della “validazione consensuale”;
la RETE è invece UNA ORGANIZZAZIONE DI LAVORATORI CHE ENTRA IN SINERGIA CON ALTRI LAVORATORI E CON I LORO RAPPRESENTANTI PRIVILEGIANDO IL RAPPORTO CON I “GRUPPI OMOGENEI” E INCLUDENDO NEI RAPPORTI DI SINERGIA E DI LAVORO COMUNE GLI RRLLSS dove essi siano eletti dai lavoratori e li rappresentino davvero in maniera corretta. Considerato che la RETE non rappresenta l’unica risorsa in campo né ha il programma velleitario di rappresentare e/o di includere altre realtà mettendone in discussione l’autonomia, siamo disponibili a realizzare programmi di lavoro con tutti i soggetti disponibili e dunque con le realtà presenti oggi in questa riunione a Roma; già ai lavoratori della GKN abbiamo fatto una proposta; per essere chiari: non una nostra “geniale idea” e unilaterale ma una ipotesi nata nel dibattito della assemblea fondativa della RETE tenutasi a Modena il 26 maggio 2022; la proposta verte su tre temi: a) valutazione critica del DVR (documentazione di valutazione del rischio) redatto dal padrone 2) analisi dei materiali presenti nel ciclo produttivo alla ricerca di ipotesi di fattibilità tecnologica della “
eliminazione dei rischi alla fonte” 3) valutazione dell’impatto psicosociale della condizione di incertezza occupazionale in termini di distress (questo tema potrebbe certamente essere pertinente anche per altre realtà oggi presenti a Roma, per esempio i lavoratori della Tessitura Albini). Con ognuna delle realtà presenti oggi a Roma quindi –in piena sinergia e cooperazione con SLAI Cobas sc - potremmo costruire un programma di azione sui temi della salute, sicurezza e benessere lavorativo al fine di elaborare una strategia di difesa contro la nocività non solo fisica ma anche psicologia (mobbing e molestie morali) della organizzazione capitalistica. Grazie alla circolazione delle notizie tra realtà operaie e solidali abbiamo informazioni sulle lotte di cui tutti i presenti alla riunione sono stati protagonisti (le operaie della Beretta, gli operai di Taranto, Fincantieri, Stellantis, i lavoratori agricoli e tutti gli altri) e siamo convinti che dalla convergenza tra la forza operaia e la messa in campo di stimoli adeguati agli organi di vigilanza potremmo riuscire, quantomeno, ad imporre azioni di miglioramento che ci avvicinerebbero a garantire la stessa speranza di salute e benessere lavorativo per tutti.
Certamente SLAI COBAS avranno un ruolo di trait-d’union e di protagonisti e altrettanto sicuramente potremo organizzare altri incontri (anche in presenza); saremo a Monfalcone a discutere della RETE il 27 ottobre né sarà difficile organizzare a breve un incontro anche a Ravenna. Unità tra i lavoratori per cancellare dal pianeta il lavoro coatto, lo schiavismo e la guerra.
Un augurio si buon lavoro e un abbraccio

INTERVENTO (non potuto fare per mancanza di tempo) RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO - Da Ravenna (aderente alla rete per il lavoro sicuro)

Contro le morti sul lavoro è sempre più necessario costruire l’unità delle lotte, per una battaglia di lunga durata, che è politica, che ha a che fare con i rapporti di forza, con la questione del potere che, fino a che comanderanno i padroni, impone la “normalità” di 4 morti al giorno, una lotta che, in definitiva, non può che puntare sulla causa prima che genera contemporaneamente profitti per i padroni e peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per i proletari e per i lavoratori in generale, cioè fare avanzare le lotte per il rovesciamento di questo sistema basato sul profitto padronale, che è un “sistema”, appunto, composto da tanti soggetti politici/istituzionali/sociali/repressivi che aiutano il fronte padronale. E’ molto positivo che a livello nazionale alcune realtà impegnate sulla salute e sicurezza hanno cominciato a mettersi in Rete e a portare la lotta sul piano nazionale. Ci riferiamo alle realtà che hanno fondato la Rete nazionale lavoro sicuro, dietro impulso dei macchinisti del Comu, assieme ad alcuni esponenti Medicina Democratica con Totire, il 26 maggio a Modena, e i compagni e le realtà di lotta nella Sanità e per il diritto alla casa, comitati disoccupati che hanno organizzato il secondo appuntamento del Congresso della salute, "la salute non è una merce", qui al Metropoliz, il 28-29 maggio, per la difesa della salute e per la difesa del Servizio Sanitario pubblico, inteso come bene comune, pubblico, gratuito e universale. Realtà che fanno parte di questa Assemblea proletaria anticapitalista.
A Ravenna interveniamo alla Marcegaglia: non è un caso che gli enormi profitti dello scorso anno, un risultato “storico” per i padroni, hanno avuto come contraltare un operaio morto a luglio 2021 e una situazione che, per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro, è sempre più di emergenza, con pinze che si staccano dai carroponte e coils stipati in spazi che non lasciano vie d’uscita, una grave situazione denunciata varie volte dagli operai che ha costretto persino i confederali ad indire uno sciopero. Morti ed infortuni avvengono perché sono i padroni i primi a violare le leggi, dal Testo Unico sulla sicurezza allo Statuto dei lavoratori. I padroni vanno denunciati e combattuti per la "mancata applicazione" di queste leggi, così come dobbiamo rilanciare la lotta perché i DVR non rimangano di competenza esclusiva del padrone, come hanno denunciato gli operai GKN all’Assemblea di Modena della Rete Lavoro Sicuro: è il padrone che redige i moduli in maniera burocratica e, soprattutto, lo fa senza il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze. Così, di conseguenza, anche il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi ( RSPP ) è legato a questo documento redatto dal padrone. Bisogna che i lavoratori si riprendano e organizzino in prima persona le assemblee di reparto e di azienda e che supportino gli Rls nella stesura anche dei DVR. Il controllo della produzione, l’ispezione senza preavviso, il potere di prendere decisioni immediate che fermino la produzione in caso di rischio-sicurezza per la vita degli operai, devono tornare in mano agli operai, come in mano agli operai deve tornare l’elezione degli RLS dal basso, non nominati da Rsu/Rsa, e in tutte le aziende, anche in quelle sotto i 15 dipendenti, realtà dove le avvengono maggiormente infortuni ed infortuni mortali, dove i padroni, per incrementare produttività e profitti, tolgono perfino le misure protettive sugli impianti, formando una lista di operai che intendono metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori del sito così da avere un mandato forte che risponde ai lavoratori e non alle RSU o RSA o ai capi. Sviluppiamo un forte e combattivo fronte anticapitalista per modificare i rapporti di forza a favore dei lavoratori, non abbiamo altre strade. Sono i salari che non bastano, sono i contratti precari, è la sicurezza sul lavoro concepita come un costo da parte dei padroni, è lo sfruttamento che porta gli studenti a morire nell’alternanza scuola-lavoro, è la concezione del mondo e l’organizzazione del lavoro da parte dei capitalisti le cause materiali da rimuovere, formazione/informazione dei lavoratori non sono elementi sufficienti, non è certo la soluzione la cosiddetta “cultura della sicurezza” tanto cara a confederali, ai partiti della sinistra istituzionale, che poi la traducono in Tavoli concertativi per realizzare accordi su protocolli che rimangono sulla carta, oppure in monitoraggi/osservatori che significano un conteggio degli infortuni, invece che organizzare la lotta di lunga durata contro l'organizzazione capitalistica del lavoro, controllare dal basso e fermare la produzione nel caso di esposizione al rischio-sicurezza da parte dei lavoratori, e non invece, lasciare cadere sempre nel vuoto le denunce degli operai. Durante queste elezioni, i confederali, che sono stati il puntello del governo Draghi così come prima con gli altri governi, hanno lanciato un pietoso e inutile appello ai partiti perché si occupino della sicurezza nei luoghi di lavoro. Solitamente, durante le elezioni politiche, i candidati dei partiti politici si sperticano in promesse, ma in questa tornata elettorale nemmeno quelle, la questione delle morti operaie, della sicurezza sul lavoro non è neppure nell’”agenda” della borghesia, grande e piccola, e questo non ci sorprende. Fa parte di questa guerra contro gli operai. Nell'Autunno caldo gli operai hanno strappato con dure lotte accordi sulla sicurezza contro la sua monetizzazione da parte dei padroni, i rapporti di forza raggiunti dalle lotte operaie che hanno conquistato le norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ grazie a queste lotte che abbiamo avuto lo Statuto dei lavoratori del 1970 e l’articolo 9 sulla Tutela della salute e dell’integrità fisica: “i lavoratori mediante le loro rappresentanze hanno diritto di contrattare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro integrità fisica”. Padroni e governi, con la complicità dei confederali e dei partiti parlamentari, hanno smantellato gli organi di vigilanza ispettivi e sanitari che invece noi, invece, rivendichiamo: abbiamo bisogno di postazioni permanenti di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle zone industriali, nelle campagne, per un intervento continuo e preventivo, con un rapporto costante con lavoratori e Rls. Dobbiamo unirci alle lotte studentesche che vogliono cancellare l’alternanza scuola-lavoro che sfrutta e uccide i figli dei lavoratori negli stage aziendali.
I processi per gli infortuni o la morte di un lavoratore durano molto tempo e si risolvono spesso con pene irrisorie o con la prescrizione, i padroni assassini se la cavano sempre e restano impuniti, è evidente che i processi fanno parte di questa guerra e richiedono una mobilitazione davanti ai Tribunali. Abbiamo bisogno anche di leggi pesanti per i padroni che violano la sicurezza ma che possiamo ottenere solo con la lotta, l’unità, l’organizzazione, le manifestazioni, non di certo con la delega. Dove siamo presenti sviluppiamo Reti per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e nei territori, organizziamo la partecipazione attiva dei lavoratori e delle loro rappresentanze assieme alle realtà a loro vicine, dai famigliari che vogliono verità e giustizia sulle morti dei loro cari, agli avvocati, agli studenti che scendono in piazza, agli artisti/intellettuali che mettono la loro attività militante al servizio di questa lotta, ad altre energie. E portiamo questa battaglia sul piano nazionale, una battaglia che potrà fare passi in avanti se saremo in grado di mettere in campo una “polarizzazione” dello scontro tra proletari da un lato e governi/Stato/padroni dall’altro su queste questioni.

CLA - COORDINAMENTO LAVORATORI E LAVORATRICI AUTOCONVOCATI

Siamo venuti da Viareggio. Siamo contenti di poter essere qui ed entrare in relazione con voi. Il mio intervento parte dal volantino che è stato distribuito agli operai della Marcegaglia, che parte dalla fabbrica verso una piattaforma di lotta sul piano nazionale. Questo metodo sembra a noi particolarmente giusto, cioè partire dall'aspetto specifico conosciuto, sperimentato e andare a comprendere quale strada seguire in generale. Un altro punto è quello che voi scrivete: unire le lotte per ricostruire la forza degli operai nella società, noi diciamo l'unità della classe per ricostruire la forza degli operai in una società. Questo noi l'abbiamo tradotto nel dar vita appunto a questo coordinamento per costruire l'unità d'azione, perché solo insieme possiamo fare cose che da soli non possiamo fare. Siamo impegnati da 13 anni dalla strage di Viareggio del 29 giugno 2009 che ha causato 32 morti e feriti inguaribili, un intero quartiere distrutto. Siamo impegnati nella lotta sulla questione della salute e della sicurezza nei posti di lavoro per le stragi ambientali da profitto e contro la repressione. Alla Marcegaglia il peggioramento delle condizioni di lavoro hanno portato alla morte di un operaio degli appalti; c’è il rischio di attrezzature che si schiantano sul carro ponte; sulla repressione vi è stato l'attacco a due operai per aver chiesto il giorno di permesso per la donazione del sangue. Questo lavoro si riflette nel nostro percorso per la sicurezza, per averla assunta come priorità anche insieme ai familiari di Viareggio che chiedono l'accertamento delle responsabilità quali familiari; quello che si può si deve strappare. Noi spingiamo i familiari a essere protagonisti essi stessi dell'unità con loro le iniziative. Questo lo abbiamo constatato per esempio con il licenziamento di Riccardo Antonini che per essersi schierato incondizionatamente dalla parte dei familiari è stato licenziato. Sapevamo che c’è un costo da pagare. Noi seguiamo e siamo a fianco della lotta dei macchinisti che si sono auto organizzati e stanno lottando per le loro condizioni di lavoro al di fuori delle organizzazioni sindacali, al di là delle appartenenze, lottare per le condizioni di lavoro vuol dire sicurezza, loro trasportano anche merci pericolose e e questa è una cosa grave; insieme a loro ci siamo impegnati a denunciarla in ogni occasione opportuna. 
Siamo andati a Coltano dove c'è stata una manifestazione contro la Base. 
Nell'anniversario della strage di Viareggio ci sono stati migliaia e migliaia di partecipanti. Prima della strage erano successi in pochissime settimane incidenti che solo per miracolo non avevano e causato morti e non hanno fatto nulla perché ciò non accadesse, se ci fosse stato per esempio un dispositivo avrebbe evitato le dimensioni della strage. A questo oggi si aggiunge il fatto che non è cambiata la tipologia dei treni anche di merci, ne hanno preso fuoco tutta una serie in Italia in Europa, uno vicinissimo a Viareggio. Rispetto a questo i macchinisti denunciano di percepire rumori anomali di un treno, le frenate particolari, ma il capro espiatorio diventano i macchinisti. Ecco noi insieme ai familiari dei 32 morti pensiamo che rispetto al dolore. alle lotte nei processi questo è un'ulteriore gravissimo oltraggio. Ma noi non ci siamo chiusi nella strage ma anzi questo ci ha spinto ad organizzarci come coordinamento, ad entrare in azione con tutti, non ci interessa la sigla, neanche la nostra, e sviluppare attività nel territorio. Ultimamente è morto Valerio caduto dal tetto delle Poste e noi siamo andati, abbiamo fatto i volantini, non ci siamo limitati a mettere sui social, siamo andati dai lavoratori delle Poste e dalla popolazione così come abbiamo fatto quando c’è stato l'infortunio alla Piaggio per sostenere la loro lotta. Chiudo ricordando Giuliano morto ieri in alternanza scuola-lavoro.

CONTRIBUTO INVIATO DA FABRIZIO CHIODO, RICERCATORE CNR ED ISTITUTO VACCINI FINLAY (CUBA)

Lotta di classe, vaccini e pandemie.

La pandemia ha avuto ed avrà un impatto notevole soprattutto sulla classe operaia. Negli Stati Uniti, per esempio, sono state le classi lavoratrici e subalterne, a subire il maggior numero di decessi, di bambini resi orfani e di ospedalizzazioni. Oltre al concetto fascista della legge del più forte, le politiche ultra liberiste e Governi, non hanno fatto altro che inasprire, durante la pandemia, la lotta di classe. Tra gli strumenti più utili nella Storia per diminuire le diseguaglianze sociali tra i diversi Paesi ma anche tra le diverse classi sociali dei Paesi più ricchi, vi sono i vaccini. Uno strumento che nella storia ha evitato ricoveri, pressione sui sistemi sanitari, proteggendo principalmente quelle classi sociali che non sarebbero state in grado di ricevere cure negli Ospedali privati come succede nella maggior parte dei Paesi. Le grandi compagnie farmaceutiche, che hanno fatto extra profitti record durante la pandemia, non sono mai state interessate al concetto di vaccino: Perché devo proteggere qualcuno quando poi posso accumulare capitale con i ricoveri, farmaci, esami, apparecchiature ospedaliere etc.? E così, durante i primi anni della pandemia COVID-19, i vaccini hanno comunque protetto tutte le classi sociali, almeno in quei Paesi i cui governi sono stati in grado di poter pagare le dosi giuste. Ma poi, cosa è successo? Tra il concetto del più forte e le politiche ultra liberiste, entrambi funzionali al capitalismo ed allo sfruttamento della classe operaia, si è scelto di fare circolare il virus, di non proteggere i posti di lavoro, i mezzi di trasporto etc. e si è fatta una scarsa comunicazione scientifica. Cosi, oggi con 700$ per ogni trattamento con farmaci contro SARS-CoV-2, con le migliaia di euro per trattamenti con anticorpi monoclonali e con i costi sul sistema sanitario, BigPharma sta accumulando molta ricchezza aumentando le differenze sociali tra i Paesi e tra gli operai, i lavoratori e le classi più ricche. Cosi, i più ricchi potranno pagare le analisi e cure legate ai postumi da COVID-19 (LongCOVID), cosi i più ricchi potranno essere ricoverati in cliniche private, mentre la classe operaia ed i loro figli, subiscono e subiranno gli impatti di SARS-CoV-2. E’ stato imbarazzante vedere in questi anni sedicenti comunisti trasformarsi in novax complottisti. Certo, bisogna differenziare tra chi aveva paura dei vaccini a mRNA e chi invece facendo il gioco di BigPharma, fomentava teorie complottiste, negazioniste e novax che sono nemiche delle classe operaia. Non capire la forza che ha la vaccinazione nel proteggere i più deboli e le classi più oppresse è stato un errore grave. Sicuramente le classi dominanti aspirano a tenere la classe operaia lontana dalle conoscenze tecnico-scientifiche e su questo bisogna lottare e lavorare, ma i movimenti anti-scienza ed anti-vaccini, da almeno 135 anni, sono legate a lobbies di destra, fanno il gioco delle grosse compagnie farmaceutiche e sono nemici della classe operaia, come scrisse anche Engels nel 1894. Bisogna lottare per garantire alla classe operaia una giusta formazione ed informazione scientifica e bisogna lottare per una Biotecnologia di Stato in grado di garantire farmaci e vaccini. Da un punto di vista globale, ad oggi solo il 20% delle persone nei Paesi più poveri ha ricevuto una dose di vaccino contro SARS-CoV-2 mentre in Europa, per esempio, si sono utilizzate dosi di vaccino per vaccinare animali come i furetti. Allo stesso tempo gli Stati Uniti da qualche giorno non forniranno più vaccini o test che quindi saranno accessibili solo alle classi più ricche. Il capitalismo sfruttando in primo luogo la natura ed i suoi equilibri ha portato e porterà a nuove pandemie che non faranno altro che aumentare le diseguaglianze sociali. La lotta di classe in epoche pandemiche sarà ancora più forte e serve una formazione scientifica per la classe operaia, una scienza delle e per le masse popolari, che potranno difendersi dalle teorie complottiste reazionarie e potranno lottare per vaccini Pubblici.

17.9.22


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