sabato 10 dicembre 2022

11 dicembre - Gatteo: morire (da senegalese) di lavoro notturno e…

 

i Cobas chiedono di scioperare.

massimo sostegno Rete Nazionale Salute e Sicurezza

 

di Davide Fabbri. Con una nota della “bottega”

Una nuova tragedia mortale sul lavoro notturno squarcia la tranquillità di sabato nel comune di Gatteo, vicino Cesena. Venerdì notte – erano circa le 2:30 – l’operaio senegalese Ndiaye Massamba ha perso la vita nella ditta Orlandi (azienda di imballaggi industriali in legno di Gatteo). «La dinamica dell’incidente mortale è al vaglio degli inquirenti». Si apprende dalle prime informazioni che l’operaio era salito sulle “forche” di un carrello elevatore, a circa 5-6 metri, per sistemare una serranda mobile che si era bloccata. Aveva freddo e voleva chiuderla.

Ndiaye Massamba aveva 51 anni ed era residente con moglie e figli a Rimini. Il sindacato Cobas riferisce che lavorava in quella ditta da circa quattro anni.

Indetta una mattinata di sciopero per lunedì. «E’ ora di dire basta» spiega SI Cobas: «non possiamo e non vogliamo rincorrere altri morti sul lavoro in nome di un profitto che non si cura della salute e della sicurezza dei lavoratori e che considera la vita degli operai meno importante della merce che chiede loro di movimentare. Per tutti questi motivi, per Massamba, nel dolore e nella rabbia il sindacato Si Cobas proclama immediata apertura dello stato di agitazione e sciopero immediato».

UNA NOTA DELLA BOTTEGA

Pubblichiamo l’articolo inviatoci ma francamente non riusciamo a capire le ragioni dell’agitarsi di Davide Fabbri e dei locali Cobas, come – in moltissime occasioni simili – di Vito Totire, di Carlo Soricelli e persino di “pezzi” della Cgil.

E’ morto un operaccio: cose che capitano tutti i giorni, no? Un negraccio, venuto magari a fare uno di quei lavori che alcuni italiani rifiutano perchè sono pagati poco o per paura di morire. Ma se tutti facessero così dove finirebbe il “nostro” PIL ? ‘E poi queste tute blu d’estate hanno caldo e d’inverno hanno freddo, voglono rallentare i ritmi, persino fare la pipì: tutte scuse per rompere i coglioni ai poveri imprenditori, santi uomini che, nel pieno della crisi, fanno lo stesso un po’ di elemosina ogni domenica ai poveri con certificato doc. Forse Fabbri è rimasto colpito per la coincidenza con la «Giornata mondiale dei diritti umani» proclamata dall’Onu e che ieri tutti i tromboni (a partire da Mattarella, pur provato dal Covid; povera stella: quello sì che è un vero eroe) hanno detto essere cosa buona e giusta. L’ingenuo Fabbri avrà pensato: “il primo fra i diritti umani è quello di vivere”… Certo è così ma bisogna leggere anche le parti in piccolo dei documenti e nelle copie (depositate nei luoghi importanti) integrali del testo sulla “Proclamazione dei diritti umani” c’è scritto a chiare lettere: «vale solo per chi è ricco; non importa se sia bianco, nero, giallo o a pallini ma conta che abbia i soldi». Gli altri crepino, meglio se in silenzio: “l’azienza Italia” (di Draghi) – come la “Nazione” (di Meloni) o come “Il sistema Paese” (del Pd) – ha creato tanti altri poveri in modo da rimpiazzare chi muore sul lavoro senza perdere tempo.

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