dimenticavo di aggiungere un altro fatto: tutta l'area no green pass era
praticamente assente intenta a parlare solo della sentenza della corte costituzionale
cari\e, vi giriamo questa riflessione con qualche premessa lo sciopero nella Pa non è riuscito, è inutile raccontarci delle storie se perfino
alcuni delegati del sindacato di base hanno fatto i crumiri la questione è rilevante
perchè non si è capito in quale fase siamo e anche gli argomenti utilizzati per
invitare allo sciopero hanno palesato la incapacità di leggere quanto accade settore
per settore la vecchia metodologia della convocazione degli scioperi generale è ormai
al capolinea sigle come i cobas della confederazione hanno scelto di sottrarsi alla
manifestazione del 3, la cub manco è stata capace di fare uno spezzone da pisa siamo andati una decina, nessuno delle realtà antagoniste eravamo o della
cub locale o di un comitato comunista che opera lungo la costa ovest della Toscana da molte realtà lo scontro tra sicobas e usb è stato letto in maniera semplicistica
ed errata come lotta intestina per la presa del corteo quando invece c'era ben altro di certo la decisione di non fare una manifestazione unitaria è stata ostacolata
fin dalla preparazione del 2 perchè alcuni pensavano di fare la manifestazione
romana proprio quel giorno è comunque difficile mobilitare i lavoratori due giorni
di seguito specie se langue il dibattito sindacale e politico all'interno di certe
aree e sigle non aggiungo altro se non la richiesta di una chiaccherata on line
"fuori dai denti" federico OPPOSIZIONE SOCIALE AL GOVERNO MELONI: SUCCESSO PER LA 2 GIORNI DI LOTTA Si sono conclusi due giorni di lotta contro il neo-Nato governo Meloni: lo sciopero
generale del 2 dicembre, indetto da tutto il sindacalismo di base e la
manifestazione nazionale di Roma del 3 dicembre, che ha visto oltre 10,000
partecipanti convergere da tutta Italia. Il bilancio è positivo: si è iniziato a delineare quel blocco sociale di opposizione
al governo delle destre che avrà il compito di tenere la barra dritta nei prossimi
anni, rifuggendo dalle scorciatoie di palazzo che le altre forze “progressiste”
tenteranno (da Sinistra Italiani verso destra).
Lo sciopero è riuscito in alcuni settori privati, trasporti ad esempio, mentre più
bassa è apparsa la partecipazione nella Pubblica amministrazione, nonostante il
mancato finanziamento dei contratti della Pa, i tagli delle risorse alla sanità e
alla scuola, la tassazione di favore agli autonomi rispetto ai dipendenti, sono
elementi imprescindibili di una manovra che penalizza il Pubblico impiego, i servizi
pubblici e il loro personale. Bella e partecipata la manifestazione di Roma, con un’ampia partecipazione operaia,
che ha visto uniti lavoratori italiani e migranti sotto le bandiere del sindacalismo
di base; vivace e combattivo anche lo spezzone di opposizione sociale, animato da
centri sociali, FGC e forze politiche antagoniste. Infine, importante presenza dei
compagni anarchici, che assieme alla piazza hanno gridato slogan contro il 41 bis e
in favore della liberazione del compagno Alfredo Cospito, ormai giunto al
quarantaquattresimo giorno di sciopero della fame. Le linee d’azione emerse da questa due giorni di lotta sono chiare, così come gli
indirizzi per ricomporre una soggettività all’altezza di questa fase storica. Il primo campo di azione è l’opposizione dura e intransigente alle politiche
economiche della destra. Le piazze hanno scandito un no chiaro e forte a tutte le
misure di guerra a poveri e lavoratori messe in cantiere dal governo: no ai tagli al
RdC, no ai tagli alla sanità pubblica, stop all’invio di armi. Il tema della guerra
in Ucraina, che vede l’intero arco parlamentare schierato compattamente al fianco
delle politiche belliciste degli Usa (e della Nato), è stato affrontato in modo
chiaro e semplice: stop all’invio di armi e all’incremento delle spese militari!
Poche, semplici parole, per ribadire che le guerre le pagano, da sempre, i
lavoratori e le lavoratrici, attraverso il carovita e i tagli alle spese sociali. Il secondo campo di azione è quello della repressione, sia quello di Stato che quella
aziendale. La vicenda di Alfredo Cospito e dell’accanimento giudiziario nei suoi
confronti è un monito a tutte quelle forze che non accettano lo stato di cose
presenti: lo Stato italiano è pronto a ricorrere ad ogni mezzo, legale e no, pur di
silenziare qualunque forma di dissenso. Del resto, di fronte ad un impoverimento
generalizzato e ad una crescente esclusione sociale, il Palazzo non può correre
rischi: il contesto di guerra non consente mezze misure, perciò la guerra interna
alle opposizioni non può che intensificarsi. Il terzo dato emerso è il protagonismo operaio di questa due giorni. Le piazze erano
piene di operai della logistica, delle campagne, dei servizi, che si sono assunti
il compito di una sintesi politica (in assenza di soggetti “organizzati” in grado di
svolgere questo compito) rispetto al governo: siamo noi che produciamo la ricchezza
di questo paese; quindi, dovrete fare i conti con le nostre richieste e le nostre
esigenze. Ancora una volta, la lotta diffusa e capillare è l’unico strumento in mano agli
sfruttati. Le piazze hanno dimostrato che sulla base della solidarietà si possono
aggregare tutti i segmenti del mondo del lavoro, degli sfruttati, dei subalterni. La solidarietà è un’arma, usiamola! REDAZIONE LOTTA CONTINUA
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