L'azienda Tessitura Albini di Mottola srl ci riprova. Questa mattina alle 9 si sono ripresentati gli incaricati dell'azienda per far uscire i macchinari dalla fabbrica, questa volta presenti anche i carabinieri. Ma il presidio compatto e unitario dei lavoratori li ha nuovamente rimandati a "casa".
I lavoratori stanno dalla parte della ragione. L’azienda Albini aveva promesso di lavorare a una soluzione che permettesse ai lavoratori a fine cassa integrazione a dicembre di ottenere nuova occupazione per tutti e 93 lavoratori e lavoratrici, tutelando redditi e diritti. La task force regionale con l’impegno del presidente Caroli aveva lavorato e lavora ancora per questo. Ma i patti non sono mantenuti e per i lavoratori invece che lavoro c'è licenziamento e Naspi, da cui gli acquirenti del Capannone svuotato, l'azienda Ekasa, poi attingerebbe in tempi ‘biblici’ e a "spizzichi e mozzichi".
Così non va! È giusto e legittimo che i lavoratori a questo punto si oppongano pacificamente e democraticamente allo svuotamento della fabbrica rivendicando un lavoro garantito per tutti e, nel tempo necessario a questa soluzione, una cassa integrazione a tutela del reddito.
Quello che è in gioco oltre che il lavoro e il destino di 93 famiglie è il futuro industriale della zona di Mottola e della provincia di Taranto per la quale Tessitura Albini aveva costituito una importante speranza, poi però sacrificata sull’altare del profitto e delle delocalizzazioni. Non si specula sulla vita dei lavoratori e delle loro famiglie!
Il presidio continua anche domani 7 novembre - i macchinari non escono senza vere soluzioni! L’incontro alla Regione del 14 novembre deve portarle.
Invitiamo stampa e tv a venire al presidio e dare voce alla lotta dei lavoratori. i
Invitiamo Prefettura e Governo ad occuparsene.
Invitiamo le segreterie provinciali di tutte le OO.SS a metterci la faccia anche presentandosi al presidio e mettendo in campo tutte le iniziative necessarie a livello provinciale e regionale.
info dal presidio 6 novembre 2023
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