Può sembrare una follia, ma sappiamo benissimo che la marcia inarrestabile verso una nuova devastante guerra vede per questa Europa reazionaria come necessario passo per uscire da questo impasse un nuovo riarmo volto ad essere parte determinante di un ennesimo conflitto con lo scopo di rapina dei territori e delle risorse dei Paesi non allineati alle politiche predatorie di questo Occidente ipocrita, oramai nel pieno della sua fase calante.
L’apparente pace che si prospetta avvenire nel teatro di guerra ucraino non è altro che l’accordo tra due banditi (Trump e Putin) per una equa spartizione delle proprietà del popolo ucraino; arrivati entrambi a dettare le condizioni di vita di enormi masse di popolazioni grazie all’appoggio ricevuto negli scorsi decenni dalle più grosse famiglie mafiose dei rispettivi Paesi. Questa inedita alleanza stabilitasi tra queste due enormi potenze ha preso in contropiede i governi di questo vecchio ed ammuffito continente, dove da un giorno all’altro si è ritrovato a fare i conti con i reali interessi di rapina della più grande potenza mondiale, che mostra chiaramente (e finalmente diremmo noi) il suo vero volto di rapace predatore, dove ha messo nero su bianco che a difendere i suoi privati interessi deve essere un intero continente che dal termine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi non ha fatto altro che servirlo come un cane pastore serve il suo padrone.
Questa difesa adesso deve avvenire a spese dei cittadini, di noi cittadini, che ci ritroviamo di nostro già a fare i conti con un caro vita ed una privatizzazione della pubblica amministrazione che non ha eguali nel corso della Storia ed ha prosciugato da tempo tutti i risparmi delle famiglie meno abbienti.
Questo riarmo, come si diceva più su, potrebbe sembrare folle, ma è evidente come sia l’unica strada che l’economia stagnante (che non vuol dire impoverita, ma con una crescita inferiore alle aspettative) che questo Occidente in declino ha è quella di distruggere tutto, anche le vite degli esseri umani, e ripartire in seguito a folle velocità per recuperare nel più breve tempo possibile i capitali distrutti. La goffa ed assurda giustificazione, che trova in quella statua di cera della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen la sua massima espressione, non è altro che un arrampicarsi sugli specchi per alimentare le manie di crescita infinita che il sistema capitalista ha nella sua natura. La narrazione che vuole come l’occidente libero e democratico sia paladino dei giusti e le nazioni ai suoi confini orientali come bruti, barbari da civilizzare, ormai non regge più, neanche l’ultimo tra gli sprovveduti può dare credito ad un racconto così pieno di balle e castronerie.
È risaltato agli occhi del mondo intero l’incontro avvenuto lo scorso mese tra il presidente degli Stati Uniti Trump ed il suo omologo ucraino Zelensky, uno gnomo da giardino che della consistenza del gesso ha fatto il suo tratto distintivo. Quell’incontro ha messo definitivamente nero su bianco quanto la spavalderia del presidente ucraino fosse dettata null’altro che dalla copertura del governo americano sino a poco fa, da questo momento dovrà però fare i conti con il taglio agli armamenti da parte degli USA. Il suddetto incontro ha chiarito che l’appropriazione delle risorse appartenenti di diritto al popolo ucraino avverrà dai predoni dei governi russo ed americano.
Di fronte a questa inedita alleanza i governi europei, esclusi di fatto dalla spartizione del bottino, ora sono nell’imbarazzo del dover giustificare la menzogna perpetrata nel corso degli ultimi tre anni sulla questione degli aiuti militari che sono costati ai popoli lacrime e sangue.
Come giustificare d’altronde ad oggi la dissennata e continua richiesta di aumento delle spese militari? I governanti di questo piccolo pezzo di mondo sono completamente avulsi dalle necessità ed i bisogni dei popoli che sono chiamati a governare; gli esseri umani necessitano di cibo, istruzione, cure, vite dignitose, loro ricambiano con armi, armi, armi ed ancora armi. Domattina a colazione latte cereali calibro 9.
Ogni popolo di ogni nazione è chiamato al sacro compito di contestare, protestare, lottare contro gli interessi dell’industria bellica. Deve essere colta ogni pur minima occasione per trasformare le guerre di carattere imperialista in guerre civili che siano proiettate al rovesciamento di questo sistema improntato sul profitto ad ogni costo, che vede donne e uomini solo come risorse per aumentare illimitatamente il prodotto interno lordo.
Nel nostro caso vuol dire lottare contro uno Stato che ora replica in forma di farsa la tragedia che cento anni fa portò il nome di fascismo. Il preoccupante, pericolosissimo revisionismo storico galoppante che in questi anni ci sta conducendo sull’orlo del baratro trova sponda attraverso il controllo asfissiante dei mezzi di comunicazione di massa e con esso il consenso, un consenso di una parte delle masse ignare delle devastanti conseguenze di queste politiche interventiste, belliciste, che prosciugano le nostre vite e le rendono miserabili.
Il nostro compito ora è quello di risvegliare le coscienze dormienti di questa parte delle masse. Tocca porre l’attenzione sulla rinnovata minaccia che corrisponde al governo ed alla sua nera maggioranza parlamentare, un cumulo di rifiuti della società che vede nella figura mefistofelica della servetta presidente del consiglio Giorgia Meloni la sua massima espressione. Un putrido avanzo, un rifiuto organico a capo di una poco coesa coalizione di maggioranza che vede gli esponenti di Fratelli d’Italia in bilico tra le istanze guerrafondaie del ministro della guerra Crosetto, derivanti dai profitti enormi dell’industria bellica che lui stesso rappresenta, ed il nauseante servilismo della fascistella stessa in odor di santificazione dai suoi endorser Trump e Musk, che, ripeto, pretendono con la forza che l’Europa faccia da baluardo della difesa agli americani a proprie spese; Forza Italia, nella figura del ministro Tajani, in prima fila nella foga bellicista di questo moderno medioevo, mentre gli alleati infami della Lega, con a capo il nullafacente carabiniere mancato Salvini, contrari al nuovo piano di riarmo europeo nell’ottica sia di uno spostamento di fondi dalle spese sociali ad un rafforzamento delle spese verso le forze dell’ordine in funzione repressiva del dissenso (cosa che trova comunque pieno consenso negli alleati), a causa della loro vicinanza ideologica e non solo ideologica verso i due criminali Trump e Putin di cui sopra. Nella coalizione di maggioranza ci sarebbero anche gli scaldapoltrone di Noi Moderati, ma sfidiamo chiunque a ricordarsene l’esistenza.
A questa schifosa quaterna non vanno dimenticate le opposizioni, che ognuna a modo loro, non rappresentano le necessità delle masse. Si parte dal pieno collaborazionismo di Azione, Italia Viva e Partito Democratico, sempre in prima linea nell’opportunismo che da sempre li contraddistingue, sempre in evidenza quando si tratta di difendere gli interessi dell’Italia capitalista/imperialista e dei propri gruppi d’interesse.
Questi partiti hanno sempre mostrato il loro vero volto da accattoni, anche quando blateravano di pace, sia che fosse il sostegno all’Arabia Saudita contro lo Yemen, sia nell’appoggio allo Stato terrorista di Israele, senza dimenticare la continua aderenza all’invio di armi a Kiev, né gli accordi con i signori della guerra libici di minnitiana memoria. Noi non dimentichiamo l’eterna ipocrisia del PD, che durante la settimana votava in parlamento per l’invio di armi all’Ucraina, il sabato successivo manifestava con le bandiere della pace ed alla nuova settimana votava per un nuovo pacchetto di armi da inviare ancora in Ucraina. A questi scempi di partiti dobbiamo aggiungere i cerchiobottisti del Movimento 5 Stelle, un partito pigliatutto dove al suo interno troviamo tutto ed il contrario di tutto, dove ai loro proclami di pace non sempre corrispondono i fatti, basti vedere il loro voto favorevole dato lo scorso anno alla missione Aspides, un partito che più volte in passato non ha fatto mistero del proprio appoggio all’atlantismo. Discorso leggermente diverso va fatto con AVS. Pur avendo sempre coerentemente votato contro ogni invio di armi, contro ogni deriva bellicista delle borghesie parassitarie presenti in parlamento, non possiamo non criticare come raramente si siano sporcati le mani scendendo nelle piazze e manifestando, aderendo alle iniziative di lotta assieme ai nostri compagni. La loro azione si limita a dei timidi interventi, seppur in parte condivisibili, durante le discussioni parlamentari. Ci sarebbe anche da nominare Più Europa, ma vale lo stesso discorso fatto prima con Noi Moderati, sono il loro equivalente nelle opposizioni.
A tutto lo scibile parlamentare e governativo aggiungiamo che non c’è nessuna alta carica dello Stato a cui possiamo fare riferimento, meno che meno che al presidente Mattarella. Totalmente inappropriate sono state le sue parole lo scorso anno di pieno sostegno all’Alleanza Atlantica, parole che in maniera totalmente inesatta mostravano come la Nato fosse garanzia di pace, parole mai minimamente rettificate. Siamo in grado di dimostrare come la Nato sia invece la causa di molteplici conflitti.
In questi rinnovati e violenti venti di guerra, raffiche per l’esattezza, che spirano nel nostro continente, impossibile non fare neanche un cenno alla catastrofe che il popolo palestinese subisce da quasi ottant’anni e che da circa un anno e mezzo e precipitata nel baratro più profondo. Anche qui il nostro continente si è dimostrato il covo delle ideologie più reazionarie, dove l’appoggio al boia Netanyahu è stato incondizionato, dove da più parti sono state pronunciate parole accomodanti sennonché di vero e proprio benvenuto, non ultime dal nostro nero governo, verso un criminale sulla cui testa pende un mandato di cattura internazionale, responsabile di alcune delle più grandi atrocità che la Storia recente ricordi, e dire che abbiamo solo l’imbarazzo della scelta a riguardo.
Ed in questa immane tragedia non dobbiamo dimenticare che anche l’ONU, che oggi attraverso i rapporti e le per nulla incisive dichiarazioni del suo presidente Guterres muove delle blande accuse a quella metastasi tumorale che risponde al nome di Israele, ha il suo livello di responsabilità. Le chiacchiere stanno a zero, i fatti dimostrano tutt’altro, e mostrano come oltre ad aver contribuito alla nascita del terrore nel Medio Oriente lo difende attraverso il suo esercito in pianta stabile all’interno dei confini dello Stato confinante del Libano.
Fare questo elenco, seppur largamente incompleto, di partiti, stati, figure apicali ed organizzazioni non è per fare i bastian contrari a prescindere da tutto e tutti, ma è per mettere in evidenza come noi proletari non abbiamo alleati nelle borghesie, qualsiasi cosa se ne dica. Il compito storico del proletariato è quello di abbattere per sempre la società capitalista.
La classe operaia, in quanto classe che produce la ricchezza ha nelle proprie mani la capacità di determinare quale deve essere il fine di questa ricchezza.
Il riarmo europeo già deciso sta prendendo in considerazione la riconversione delle fabbriche dell’auto in produzione militare, questo porta ad un facile ragionamento: se al principio del profitto c’è il soddisfacimento dei bisogni attraverso la produzione di massa, la conseguenza naturale è che non saranno più le automobili a soddisfare le necessità ma bensì le armi. La guerra dunque diviene una necessità da perpetrare all’infinito per poter accrescere continuamente il capitale. Dovremo morire, dovremo soffrire per poter vivere. O meglio, sopravvivere.
Davanti a questa prospettiva terrificante i burocrati rappresentanti dei lavoratori dei sindacati confederali non hanno opposto e continuano a non opporre alcuna resistenza, basti semplicemente vedere il totale e colpevole silenzio sul Medio Oriente, sul massacro del popolo palestinese. Basti vedere la da sempre incoerenza dell’amico del PD Landini, dove alle parole di critica verso il riarmo non si è mai visto una scesa in piazza con i proPal ma è sceso con i guerrafondai il 15 marzo. Ci sono i maggiordomi della CISL, quasi quasi incuriositi dalla prospettiva di riconversione delle fabbriche e c’è la UIL, con il suo instancabile motto “armiamoci e partite”. In colpevole silenzio anche una parte del sindacalismo di base.
A fronte di queste considerazioni la nostra risposta è sempre è soltanto una: la necessità dell’autorganizzazione dal basso della classe operaia, della sua totale emancipazione dalla burocrazia del confederalismo sindacale e di una rinnovata partecipazione alle lotte che è venuta mano mano sempre meno negli ultimi anni. Sappiamo che non è una strada di semplice percorrenza, sappiamo che il lassismo prodotto dall’arretramento delle lotte negli ultimi anni è una tendenza di difficile inversione, e sappiamo che per cambiare rotta bisogna in primis eliminare le cause di questa situazione. Cause che abbiamo appena visto poco sopra.
Le contraddizioni all’interno delle classi borghesi prima elencate, ad esempio quella che vede l’alleanza forzata nella maggioranza di governo, dove, come si diceva, si è in bilico tra le istanze guerrafondaie e di riarmo europeo da una parte, e la vicinanza all’imperialismo russo nella figura del tiranno Putin dall’altra, sono l’anello debole della catena dell’imperialismo, ed è da ricercare in queste contraddizioni l’elemento scatenante di una nuova ondata di lotte nelle classe operaia.
Il socialsciovinismo (come lo avrebbe definito Lenin) della pseudosinistra parlamentare e di alcuni elementi della sinistra extraparlamentare, assieme ai sindacati confederali ed alcuni sindacati di base, è una malattia infettiva che deve essere debellata, e la Storia può insegnarci come combatterla. Guardare indietro alle grandi stagioni di lotta del nostro Paese, come ad esempio al glorioso Biennio Rosso oppure alle lotte degli anni 70, mostra come la classe operaia sia stata motrice del cambiamento progressivo dello stato sociale, mentre oggi il suo cambiamento in ordine regressivo dimostra come sia proporzionale alla regressione della lotta, degli scioperi. Dunque il fulcro su cui fare leva restano le fabbriche.
La classe lavoratrice detiene una forza latente, una capacità intrinseca di poter essere il motore del cambiamento della società intera, e di questo le classi borghesi ne sono pienamente consapevoli, basti vedere l’inasprimento quotidiano della repressione verso le rivendicazioni della stessa, ma non tutto il male viene per nuocere. Gli 800 miliardi previsti in armamenti non sono altro che la cartina di tornasole della profonda crisi e del fallimento dell’Europa che tenta disperatamente, con ogni mezzo, di strappare con le unghie e con i denti gli ultimi pezzi di menzogna che le restano da pronunciare. L’Europa imperialista per come la conosciamo è oramai arrivata al capolinea, e di questo dobbiamo approfittarne. Questa tendenza alla guerra della società odierna può essere infatti la scintilla che da l’avvio al motore della rivolta, a noi il compito di alimentarla.
A noi il compito di trasformare la spietatezza della guerra di carattere imperialista in gloria della guerra civile, con gli operai nuovamente in primissima linea, chiudendo definitivamente i ponti con il riformismo che ha inquinato e continua ad inquinare il fuoco della rivolta.
Sono ottimista a riguardo, guardandoci indietro possiamo vedere come la parte giusta dell’umanità ha sempre saputo affrontare le grandi catastrofi, e pur perdendo le battaglie ha infine vinto le guerre.