lunedì 24 marzo 2025

24 marzo - info: Ferrovie in lotta - lavoro, stress, morti e contratto

redazione Ancora In Marcia (*)

Nonostante 157 macchinisti morti, un’emergenza sonno e la Risoluzione del Senato, si parla ancora di peggiorare la normativa di lavoro

157 morti. Fino ad oggi.

Nel 2015, preoccupati per le notizie di macchinisti prematuramente deceduti che ricevevamo di continuo, abbiamo deciso di tenere aggiornato il triste conteggio dei colleghi che, troppo presto, ci hanno lasciato. Ad oggi siamo arrivati a 157. Quasi tutti sono morti ad un’età compresa tra i 53 e i 63 anni. Si tratta di colleghi che erano ancora in servizio o da poco andati in pensione. Non di tutti siamo riusciti a sapere le cause del decesso, ma possiamo affermare che almeno il 12% di loro è morto per malattie cardio circolatorie, almeno il 43% di tumori. Tutte le nostre ripetute denunce, per segnalare l’evidente collegamento con le condizioni di lavoro, divenute esageratamente più pesanti negli ultimi 15 anni, sono fino ad oggi rimaste inascoltate. Così come nessun governo, nonostante tante morti precoci, si è impegnato nel ristabilire la possibilità di andare in pensione a 58 anni, ingiustamente negata a macchinisti, capitreno e manovratori. Eppure tantissimi fattori indicavano e indicano tuttora la necessità di un alleggerimento delle condizioni di lavoro della categoria e del ripristino di un’età equa per la pensione:

– i già citati 157 macchinisti morti in dieci anni;

– i risultati del questionario sul sonno, somministrato dal nostro giornale a un campione di 1672 lavoratori, tra macchinisti, capitreno e TPT cargo viaggianti, dal quale è emerso che “più della metà dei lavoratori (56,3%) ritiene la qualità del proprio sonno insoddisfacente”; inoltre “addirittura il 64,4% del personale molto spesso (alcuni sempre) affronta il servizio senza aver potuto riposare nella maniera adeguata” e “Il 9,1% ha sofferto o soffre di patologie del sonno”;

  • – i contenuti della Risoluzione della Commissione Lavoro del Senato (Atto n. 149, XVIII Legislatura, approvata il 22 febbraio 2021), che ha segnalato che nel settore ferroviario “gli infortuni complessivamente denunciati all’Inail nel quinquennio 2015-2019 sono stati mediamente 2.400 l’anno, con circa 5 casi per anno di infortuni con esito mortale.”, e che “è emerso che le professioni maggiormente coinvolte sono: capo treno ferroviario, aggiustatore meccanico di utensili, perito meccanico, capo stazione ferroviario per gli infortuni in complesso e macchinista ferroviario per gli eventi mortali”.

A fronte di tanti incidenti e infortuni, la Risoluzione del Senato ha impegnato il governo:

a) a porre in essere interventi legislativi volti a disciplinare in modo più coerente con quanto esposto la gestione dei turni e dei riposi del personale viaggiante con specifico riguardo alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori interessatiponendo un occhio di riguardo ai lavoratori particolarmente fragili;

b) a colmare il vuoto normativo esistente in ordine al soccorso al macchinista sia nei treni viaggiatori che nei treni merci;

c) a prevedere una differente disciplina dei turni di lavoro dei macchinisti e capitreno, in considerazione dei rischi cui sono costantemente sottoposti; d) a includere i lavoratori turnisti del settore ferroviario tra le categorie usuranti di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67.”

Nonostante tutto ciò, nelle trattative sul rinnovo del contratto non si sente parlare di concreti miglioramenti e, anzi, addirittura per quanto riguarda il settore merci la controparte avrebbe richiesto ulteriori gravi peggioramenti, come l’equipaggio misto (cioè macchinista solo) notturno, l’incremento del numero degli RFR e la facoltà di poter comandare servizi senza la pausa per il pranzo o la cena. I lavoratori hanno ben compreso la drammaticità della situazione: lo dimostra la serie di scioperi proclamati autonomamente dai ferrovieri, sostenuti dai sindacati di base. In un contesto storico e sociale dove i dirigenti delle grande imprese corrono verso il profitto (per pochi) mettendo in secondo piano la salute e la sicurezza di chi lavora, noi continueremo, finché avremo voce, a denunciare questo abominio, perché i lavoratori sono persone con dignità e diritti, e non schiavi. Ci permettiamo inoltre di suggerire alla politica, ai mass media e agli utenti in generale di prendere atto di questa situazione, perché se chi lavora sui treni non dorme, non riposa e non mangia, e ogni tanto muore, è la sicurezza stessa dei treni che viene messa a repentaglio.


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