L'incontro
tra ArcelorMittal e i sindacati sull'appalto tenutosi ieri - come
dicono gli stessi sindacati Fim, Fiom, Uilm, Usb - è stato
"interlocutorio".
Tradotto,
mentre sono alle porte nelle prossime settimane centinaia di
lavoratori a rischio licenziamento, non si è concluso nulla circa le
certezze che non verrà operato nessun taglio dei posti di lavoro,
che continueranno a lavorare gli operai che già sono stati
licenziati (vedi i 200 della Ditta Castiglia), che saranno migliorate
le condizioni contrattuali.
"E'
servito - come viene scritto nei comunicati - a fare chiarezza
ed avere delucidazioni
in merito al processo di riorganizzazione che coinvolge migliaia di
lavoratori dell’indotto". Cioè.
ArcelorMittal ha spiegato la sua
riorganizzazione, come peraltro aveva già spiegato alla stampa.
Fim,
Fiom e Uilm hanno richiesto una mappatura delle aziende e dei
lavoratori che operano all’interno dello stabilimento di Taranto
con relativo prospetto delle attività per settore e applicazione del
contratto nazionale di riferimento.
Inoltre,
resta non chiara la richiesta dell’istituzione
di un bacino occupazionale dei lavoratori
"necessario a tutelare la professionalità di ogni singolo
lavoratore, attraverso la salvaguardia occupazionale, con condizioni
normative, contrattuali ed economiche di riferimento che non
subiscano variazioni durante l’eventuale cambio di appalto".
Che
significa? E' la richiesta - necessaria - della clausola sociale
inserita in ogni appalto, o la costituzione di un "parcheggio di
lavoratori", da cui le aziende prioritariamente devono
attingere?
LE
INDICAZIONI DELLO SLAI COBAS
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