LA REPRESSIONE NON CI FERMERA’
Questa mattina Eddy ed Omero sono stati informati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – tramite notifica – dell’ennesimo atto di indagini preliminari per l’ennesimo processo che vorrebbe continuare criminalizzare la lotta per il lavoro e per il salario a Napoli. Ciò avviene in un momento importante in cui continuano le iniziative, gli incontri e gli appuntamenti per far avanzare la nostra vertenza per la finalizzazione e la valorizzazione del percorso che centinaia e centinaia di famiglie, donne e uomini, stanno svolgendo per emanciparsi dalla marginalità sociale dei nostri quartieri proletari tramite lavori socialmente necessari per soddisfare la necessità di un salario tramite il potenziamento di servizi sempre più smantellati in una città oramai travolta solo dal turismo mordi e fuggi mentre la precarietà, la disoccupazione e gli sfratti restano. Siamo abituati alle denunce, ai processi, alle multe che coinvolgono molti compagni/e oggi sotto accusa per vari episodi di lotta, tanti delegati e disoccupati/e, attorno ai quali abbiamo costruito mobilitazioni generali che hanno visto una grande partecipazione.
Abbiamo esperienza e memoria: quando alcune vertenze affrontano fasi delicate le esperienze di lotta vengono attaccate sia dal fronte repressivo e criminalizzante sia dalla politica politicante tramite tentativi clientelari ed opportunistici di chi vorrebbe – sulla pelle dei disoccupati/e – concludere un percorso con accordi e compromessi al ribasso. Nello specifico sarebbero responsabili di aver prodotto manifestazioni non autorizzate, incitando “manifestanti a rovesciare violentemente contenitori di rifiuti, bloccando la strada e creando disagio e pericolo per le persone, minacciando ed aggredendo personale della Polizia di Stato e della Polizia Metropolitana impegnata a bloccare il corteo…”
Come sempre un idea molto particolare del nostro movimento, come se la massa di disoccupati/e seguisse precise indicazioni da poche persone. E non proletari/e che hanno preso coscienza che con la lotta possono cambiare il loro presente ed il loro futuro, tramite la vertenza ed anche oltre tramite l’unità delle lotte e della classe sfruttata. Precisiamo, inoltre, che al fianco di quei compagni/e che vengono individuati come “referenti” c’è un intero collettivo di compagni/e che sono alla testa del movimento che le controparti farebbero bene a riconoscere. Ma forse è proprio per questo che si preoccupano di fermare un movimento che proseguirà fino alla vittoria.
Capi di niente, servi di nessuno.
Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”
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