domenica 24 dicembre 2023

24 dicembre - NON SI PUÒ VIVERE CON QUESTI STIPENDI DA FAME, lettera di una lavoratrice: Dopo sette anni nelle scuole un’educatrice si licenzia: “Non ci pago affitto e bollette”

 

“Sono una donna di 29 anni compiuti, lavoro come educatrice professionale da 7 anni, laureata da 7 anni, ho avuto riscontri positivi da parte delle scuole con cui ho collaborato, mai avuto problemi sul mio comportamento o il mio lavorato all’interno della cooperativa. Oggi mi vedo costretta a cambiare totalmente mestiere per le condizioni in cui versano i contratti in questo settore”.

“Mi sono posta delle domande a cui mi sono data una risposta, ma le rivolgo anche a voi che leggete. Davvero una persona che vuole semplicemente lavorare e avere una vita dignitosa può pensare di fare un’esistenza lavorativa così precaria pur non essendolo di fatto? Davvero una donna di 29 anni si deve ridurre ad avere o un compagno/a o una famiglia benestante per poter anche solo permettersi un monolocale? Davvero nel 2023 il lavoro dell’educatore professionale nelle scuole, che ci vede impegnati con bambini e ragazzi portatori di grandi fragilità dove succede non così raramente di essere coinvolti in situazioni pericolose per la nostra salute (ossa rotte, calci, pugni, lesioni a noi e ai nostri oggetti personali come occhiali da vista vestiti ecc.), non viene riconosciuto come lavoro professionale e meritevole di tutte le tutele economiche e sociali al pari di – per esempio – un insegnante di sostegno? Davvero una lavoratrice che ama follemente questo lavoro, che ha studiato e continua a farlo, che si impegna, che non si è mai alzata pensando ‘che due scatole devo lavorare’, che ha sempre cercato di sopravvivere con questo mestiere si deve ritrovare a dimettersi per scegliere un lavoro che odierà ma che le permetterà di pagare una bolletta e un affitto? Sì”.


Nessun commento:

Posta un commento