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giovedì 29 febbraio 2024
martedì 27 febbraio 2024
lunedì 26 febbraio 2024
26 febbraio - LAVORATRICI DOPPIAMENTE PENALIZZATE: Salari e pensioni inferiori per le donne secondo uno studio dell'Inps
Anche l’ultimo studio dell’Inps conferma la differenza di trattamento delle donne che lavorano in Italia dalle “giovani lavoratrici alle pensionate” come riporta un articolo della Repubblica del 22 febbraio scorso, smentendo ancora una volta, con dati e con forza, la propaganda della Meloni gridata dai palchi elettorali, e non solo per la differenza salariale e delle pensioni, ma anche per il numero di donne al lavoro visto che tra disoccupate e inattive ci sono diversi milioni di donne disoccupate.
Per ciò che concerne il cosiddetto gender pay gap, e cioè la differenza di paga, si arriva per quanto riguarda le pensioni a 40 miliardi!
“Nel 2022 sono stati erogati dall'Inps 322 miliardi in pensioni e prestazioni assistenziali. Alle donne sono andati 141 miliardi. Agli uomini 180 miliardi. Con una differenza di quasi 40 miliardi. Questo nonostante, in media, le donne siano titolari di più di una pensione, come accade quando c'è la reversibilità. E sebbene le pensionate siano più numerose dei pensionati: 8,3 milioni contro 7,8. Le donne sono il 52% ma prendono il 44%.
Le cause, secondo lo studio, ma che le donne vivono quotidianamente sulla propria pelle, sono “le carriere intermittenti, spezzettate da esigenze di maternità e cura. Contratti a termine e a part-time, scelto o per lo più forzato. Ma anche una differenza strutturale nella retribuzione oraria tra uomo e donna (segregazione orizzontale). Pure nella Pubblica Amministrazione. E ovunque ai più alti livelli, quelli della dirigenza, a cui le donne arrivano in poche (segregazione verticale).” Tutto questo finisce “Sul banco degli imputati”.
“Il gender gap inizia dal lavoro. – continua il quotidiano - Sempre nel 2022, il divario di retribuzione annuale tra donna e uomo nel settore privato era in media di 6 mila euro annui: 17.300 euro conto 24.500 euro all'anno, 97 euro contro 106 euro al giorno. Una differenza del 40% che, pur calcolata come fa l'INPS a parità di condizioni (età, contratti, ore lavorate), non si azzera mai e arriva a un 12-13% stabile.
Quasi la metà delle donne italiane lavora a part-time (47,7%) contro meno di un quinto degli uomini (17,4%). Le giornate retribuite in un anno alle donne sono 221 contro 234 degli uomini. E questo spiega molto dei divari.”
E non si salva nemmeno il settore pubblico, dice il giornalista, “considerato sicuro e al riparo da diseguaglianze. Invece no.” Perché: “Il gap retributivo, seppur più basso del privato esiste: 5.200 euro all'anno, 15-20 euro al giorno: 28.400 euro contro 33.600 euro all'anno, 95 euro contro 114 euro al giorno. Il divario si viene a creare dal ricorso crescente nella Pa di contratti brevi, soprattutto nella scuola e sanità, laddove la presenza delle donne è rilevante. Anche il part-time, di sicuro meno presente che nel privato, riguarda le donne il doppio degli uomini (6% contro 3%). Due terzi di tutti i lavoratori pubblici sono donne.”
“Non c'è scampo neanche a casa. Il congedo parentale viene chiesto per l'80% dalle donne. E il gap con i compagni è molto ampio, soprattutto fino ai tre anni del figlio. I padri, quando lo chiedono, sono per lo più lavoratori di grandi aziende e a tempo pieno. Mentre il 46% delle madri richiedenti e a part-time. Donne penalizzate sul lavoro, in busta paga, a casa e poi in pensione. Non un bel vedere.” Ma è chiaro che questo studio si limita al salario diretto o differito (le pensioni) e non alle condizioni di lavoro.
Perciò quando il quotidiano degli Agnelli mette “Sul banco degli imputati … le carriere intermittenti, spezzettate da esigenze di maternità e cura. Contratti a termine e a part-time, scelto o per lo più forzato” cerca di dare un quadro “asettico”, “oggettivo” dello stato delle cose, come se tutto questo non dipendesse dal sistema di sfruttamento capitalista-imperialista, un sistema che deve essere rovesciato da una rivoluzione politica e sociale.
domenica 25 febbraio 2024
venerdì 23 febbraio 2024
23 febbraio - NORDIO CONTRO L'INTRODUZIONE DEL REATO DI OMICIDIO SUL LAVORO. LA MAMMA DI LUANA D'ORAZIO SCRIVE
Signor Ministro della Giustizia Nordio vogliamo incontrarla
Abbiamo lavorato per mesi a scrivere la proposta di legge per l'introduzione del reato di Omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime e per raccogliere, con il determinante contributo dell'USB, decine di migliaia di firme nelle piazze, nelle fabbriche, nei cantieri, tra la gente comune.
Abbiamo trovato il sostegno di forze sindacali, politiche, di intellettuali e gente dello spettacolo e dell'arte, abbiamo fatto diventare questa proposta l'unica proposta in campo per cercare di fermare lo sfruttamento dei lavoratori, la precarietà, il sistema degli appalti che sono alla base della mattanza quotidiana sui luoghi di lavoro.
Ci siamo anche un po' ispirati proprio all' introduzione dell'omicidio stradale e di quello nautico. Ci sembrava che non potesse esserci alcun motivo valido, a fronte di migliaia di morti e centinaia di migliaia di mutilati e invalidi ogni anno sui luoghi di lavoro perché non si adottasse la stessa determinazione anche nei confronti degli omicidi sui luoghi di lavoro. Una deterrenza forte, predisponendo una certezza della pena e una pena adeguata, se può esistere una pena adeguata per chi uccide in nome del profitto; aprendo a nuovi e più incisivi poteri per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, prevedendo una procedura d'urgenza nella discussione delle denunce sindacali sul mancato rispetto delle regole in materia di salvaguardia della salute e della sicurezza. Obbligando le aziende a predisporre gli obbligatori documenti di valutazione del rischio in modo che non fossero più solo un pezzo di carta da mostrare agli Ispettori a prescindere dal loro contenuto.
La sua laconica e lapidaria risposta a tutto questo è per noi frettolosa e irricevibile. Cosa sarebbe successo ai lavoratori del cantiere Esselunga se un giorno avessero improvvisamente deciso di fermarsi e uscire sulla strada fermando la circolazione per denunciare le gravi mancanze nel rispetto della tutela della salute sul loro posto di lavoro e magari anche il lavoro nero e l'assurdità del sistema degli appalti? Avrebbero rischiato pene altissime, fino a sei anni di reclusione, grazie alla reintroduzione del reato di blocco stradale. Una reintroduzione tesa a far desistere dal fare blocchi stradali o occupazioni di aziende chi avesse in animo di protestare per le condizioni di lavoro, contro i licenziamenti, a favore dell'ambiente...
Luana d'Orazio è morta perché un orditoio a cui era stata intenzionalmente tolta una protezione l'ha inghiottita. Il processo in corso sta delineando la classica conclusione, condanna irrisoria grazie al patteggiamento, nessuna effettività della pena.
Come Luana tante e tanti altri non vedono nella giustizia la determinazione ad agire per reprimere comportamenti dettati dalla sete di guadagni e dal disprezzo per la salute e la vita dei lavoratori. Il padrone di quella fabbrica, la ditta che gestiva il cantiere di Firenze avrebbe operato nello stesso modo di fronte alla previsione di pene adeguate alla gravità dei fatti?
Signor Ministro le chiediamo di incontrarci, anche solo per dirle che non intendiamo arretrare e che continueremo la nostra battaglia in nome di Luana e di tutte le migliaia di lavoratrici e lavoratori assassinati nei luoghi di lavoro e a cui chiediamo almeno che la giustizia dia ascolto.
Cinzia Della Porta Presidente Rete Iside
Emma Marrazzo mamma di Luana D’Orazio
giovedì 22 febbraio 2024
22 febbraio - QUESTO SISTEMA DELLE STRAGI CONTINUE: Operaio muore schiacciato nella fabbrica Stellantis di Pratola Serra
Domenico Fatigati aveva 52 anni, era addetto alla manutenzione. Dipendente di una ditta esterna, era al lavoro nello stabilimento in provincia di Avellino
Un operaio di 52 anni, Domenico Fatigati, originario di Acerra, è morto nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra, in provincia di Avellino, nell'area industriale di Pianodardine. L'operaio era, dipendente di una ditta esterna, con sede legale a Foggia, secondo una prima ricostruzione sarebbe stata schiacciata da un macchinario intorno alle 07.50 di questa mattina.
Il tecnico manutentore, per motivi ancora da chiarire, ha perso la vita mentre effettuava un intervento nel reparto basamento motore. Vani i tentativi di rianimazione dei colleghi prima e dei sanitari del 118 intervenuti poco dopo. Sul posto i carabinieri di Pratola Serra e Avellino, l'ispettorato del lavoro e l'Asl.
22 febbraio - ANCORA SULLA STRAGE AL CANTIERE ESSELUNGA: Sulla strage operaia al cantiere di Firenze un intervento da Bergamo, la città da cui venivano alcuni dei lavoratori uccisi dal profitto
da Controinformazione rossoperaia del 21/02
Oggi (ieri), proprio mentre stiamo parlando, è stato trovato il corpo del quinto operaio che da venerdì 16 Febbraio si trovava sotto le macerie del cantiere di quella che è la strage operaia di Firenze per il profitto.Secondo la stampa, tra l'altro, stanno ancora cercando di capire, di identificare la presenza degli operai. Come ha scritto il procuratore, “è una situazione in cui c'è il problema di abbinare i nomi ai corpi. Perciò è iniziata anche una complessa attività di identificazione su ciò che resta di questi poveri operai, avviata con l'ausilio di esperti e che richiede competenze specifiche anche di tipo genetico. Perchè i corpi sono davvero in condizioni drammatiche. “
Solo questo dovrebbe far inorridire e ci fa capire il sistema in cui viviamo, un sistema in cui in un grandissimo cantiere non si sa neppure chi ci stia lavorando. Ma questo è lo specchio della condizione che vogliono portare tutta la classe operaia, tutti gli operai. Per questo sistema imperialista siamo degli schiavi e che ci porta a morire ogni giorno come gli schiavi.
E’ vero, come denuncia un ispettore, che il “lavoro è cambiato”. Ma il lavoro è cambiato perché si è adeguato alla sete di profitto e di sfruttamento che ha portato alle deregolamentazioni sul posto di lavoro.
E’ bene mettere al centro, come è stato detto anche qua dai sindacati, che c'è un legame tra Bergamo e quello che è successo a Firenze.
Certo che c'è un legame! E il legame è quello che Bergamo/Brescia sono un bacino di manodopera di
migliaia di lavoratori sfruttati e sottopagati al nero, di cui l'edilizia è uno dei principali centri. Teniamo conto che a Bergamo ci sono tra le più importanti imprese edili nazionali, quelle, per capirci, del signor padrone Percassi, e intorno c'è tutto un indotto di imprese e prestatori di lavoro, un bacino di caporalato, di cui tutti sono a conoscenza, fatto dai padroni ma avallato anche dai sindacati confederali.
“8 operai in una squadra di lavoro, ma dipendenti di tre diverse imprese”. E il giornalista si domanda: “imprese o prestatori di manodopera, quindi caporali?” Perché questo è il problema: non può esistere un padrone di un'azienda di 23 dipendenti che si arroga di dire, come ha detto quello della società Go Costruzioni , il signor Ghezzi, “i miei dipendenti tra i morti? non mi risulta”!
Ma torniamo alla premessa, cioè che il lavoro è cambiato. Vediamo la situazione in particolare a Bergamo, denunciata già dal 2016 dalla Cisl, il sindacato che oggi non fa nemmeno le 2 vergognose ore di sciopero. Dicono questi ******* bastardi della Cisl che: “la situazione naturalmente è figlia della crisi che ha colpito duramente il settore edilizio in provincia di Bergamo. In 7 anni, secondo i dati del sindacato, sono venuti a mancare 13.000 posti di lavoro nel settore…” ma dall'altro lato dicono che fioriscono - secondo il segretario Danilo Mazzola - “in edilizia sempre più, il lavoro dipendente diventa un lusso e l'evasione contributiva dagli enti è in costante rialzo”.
Le partite IVA nascono come i funghi nella stagione autunnale e i voucher sono utilizzati anche in situazione e in quantità non ammissibili. Quindi è una condizione che tutto il sindacato non può accettare...”.
Come, il sindacato "non lo può accettare" quando in questa situazione c'è stata tutta la questione dei bonus per rifare le case, si è dato il via libera ad un aumento sfrenato dello sfruttamento e delle condizioni di lavoro in tempi ristretti e che sono la principale causa degli infortuni e che il sindacato ha avallato.
22 febbraio - dal blog tarantocontro: Ex Ilva - Il Governo: post Amministrazione Straordinaria, nuovi padroni da cercare - Ma chi sono?
Il mercato mondiale dell’acciaio è in crisi di sovrapproduzione da molto tempo; una sovrapproduzione relativa nel sistema capitalista perché la vendita dell’acciaio deve realizzare i profitti per i padroni, non certo perché il bisogno dell’acciaio non cresca nel mondo con tanti paesi che hanno bisogno di un accelerato sviluppo industriale in cui l’acciaio ha un importante utilizzo.
Lo stabilimento di Taranto è collocato strategicamente in un punto chiave verso i nuovi mercati che in prospettiva si aprono nel Nord Africa, nel Medio Oriente. Possedere Taranto significa possedere un anello fondamentale della catena mondiale della produzione dell’acciaio. Ma la verità è che i padroni, tutti, in una fase come questa, gli stabilimenti li vogliono “gratis”, che gli vengano consegnati a quattro soldi e in cui loro possano avere mano libera nel tipo di produzione, nello sfruttamento della forza-lavoro, sulle questioni ambientali e giudiziarie.
Questa è la condizione richiesta oggi da tutti i produttori di acciaio in Italia, Europa, nel mondo.
Il governo ha commissariato l’ex Ilva per poi trovare un nuovo investitore che se la prende e la rilanci.
Ma chi sono i nuovi investitori. Dai giornali si sa che sarebbero la Vulcan Green steel. una multinazionale che sta costruendo un impianto da 5 milioni di tonnellate di preridotto e, come si sa, il preridotto è una delle prospettive per l’ambientalizzazione, per la trasformazione produttiva dell’Ilva di Taranto. L’investimento in Oman è di due miliardi di dollari. Adesso sta cercando una acciaieria in grado di produrre l’acciaio. Il proprietario è Naveen Jindal figlio dei Jindal. In Italia Jindal è stato il rivale di ArcelorMittal per acquisire l’Ilva, ha perso la gara e si è riversato su Piombino, facendo danni.
Quindi VulcanGreenSteel è un ‘sottoprodotto’ di Jindal. Secondo quando scrive Il Sole 24 ore, Jindal sta cercando capacità produttiva per chiudere il ciclo con il preridotto. Sta per aprire ìn Nigeria un impianto con un investimento da tre miliardi di dollari, proprio perché il cuore degli investimenti il gruppo lo ha messo in Nigeria.
Gli indiani di questo gruppo vorrebbero l’Ilva, però mettendoci massimo un miliardo e mezzo di risorse e pensano a una Ilva ridotta con 5.000 addetti in tutto, quindi con un dimezzamento della classe operaia attuale dello stabilimento e altrettanto dell’appalto
L’altro competitor, questo sì molto sponsorizzato anche per il suo carattere nazionale dal governo Meloni, ma anche dalla Federacciai e da una parte consistente del sindacato, è Arvedi.
Scrive il Sole 24 ore: ‘Arvedi viene citato, invocato ogni volta che si prospetta un cambio di azionariato nell’ex Ilva. Il Min. Giorgetti e Arvedi industriale del Nord sono legati.
La posizione di Arvedi è sempre stata di disponibilità a intervenire in combinazione con il socio pubblico, vale a dire se i soldi li mette il socio pubblico, e a patto che ci sia tabula rasa rispetto al pregresso. Cioè le stesse cose che ha chiesto ArcelorMittal. Peraltro, il suo piano sarebbe incentrato soltanto sull’elettrosiderurgia, a Taranto si dovrebbe costruire un nuovo laminatoio e tre forni elettrici ma questo vuol dire che quando sarà a regime tra vari anni, bastano 5.000 operai, non quanti sono oggi a Taranto, con il conseguente netto ridimensionamento dell’indotto. Altri 2.000 potrebbero rimanere a Novi Ligure e Cornigliano.
Arvedi però sta pensando a un accordo sulla vicenda con Tata Stell, indiano anche lui.
Infine arriviamo al gruppo ucraino Metinvest che sta avanzando come interlocutore. Metinvest vede soprattutto in Cornigliano il primo business interessante. Metinvest è di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. L’Ucraina, da tempi non sospetti, ben prima che scoppiasse la guerra, è dominata da un’oligarchia industrial-finanziaria, della stessa natura di quella russa, anche se su scala più ridotta. Il patrimonio personale di Akhmetov è di 5,7 miliardi di dollari, con due centri di interessi, la finanza e la siderurgia. Compare nella lista dei 500 uomini più ricchi del mondo ed ha due scopi: i soldi e la necessità di acquisire capacità prodottiva.
“L’operazione speciale” di Vladimir Putin ha fatto della sua principale acciaieria in Ucraina, Azovstal di Mariupol, una Zombiestan,
Akhmetov ha rilevato Piombino. Il governo Meloni ha proposto Taranto ad Akhmetov e ci sarebbe il gradimento degli americani.
Ecco, cosa c’è poi dietro le spinte nazionaliste del governo Meloni: lo Stato della Meloni è lo stato delle multinazionali che lo sostengono, con cui esso è legato, e quindi secondo questa ipotesi lo Stato che entra nell’Ilva, con il governo Meloni avrebbe come proprietario Akhmetov. Che, come dice sempre il sole 24 ore ‘sta comprando capacita’ produttiva in tutto il mondo’, quello che aveva fatto e continua a fare Mittal. Meetinvest però – sempre secondo questa stampa - non vuole entrare in conflitto con ArcelorMittal, perchè è chiaro che con l’Ilva in mano ad altri sarà guerra tra le multinazionali dell’acciaio.. e gli effetti anche questa volta saranno scaricati sui lavoratori.
mercoledì 21 febbraio 2024
21 febbraio - Quanto vale la vita di un operaio? da Controinformazione rossoperaia del 20/02
Quanto vale la vita di un operaio?
Quanto valgono le vite di 5 operai?
Quanto valgono le vite di centinaia di operai morti solamente in questi primi mesi dell'anno nuovo?
Niente, per i padroni non valgono niente.
Uno dei padroni che utilizzava i migranti morti, feriti, che hanno rischiato la vita al cantiere di Firenze, si è rifiutato pure di rispondere non solo alle domande dei giornalisti ma ha anticipato la linea che padroni, padroncini grandi e piccoli, hanno su questa ennesima strage.
Questo gigantesco cantiere di Firenze dell'appalto Esselunga era in realtà una giungla degli appalti e dei subappalti al massimo ribasso. È chiaro che in questa catena gli operai sono l'ultimo anello, le vittime sacrificali, sfruttati, mal pagati e per di più uccisi se l'incidente, sempre all'orizzonte in questo sistema, si realizza.
I responsabili non sono difficili da individuare, perfino nelle pagine dei giornali si ritrovano: innanzitutto la famiglia Caprotti di Esselunga che proprio in questi giorni si stava auto promuovendo con libri con cui si auto incensava. Una famiglia che ha fatto grandi profitti e questi profitti li ha fatti sulla pelle degli operai, dei lavoratori, non solo quelli diretti che lavorano in Esselunga, le cui condizioni più volte sono state sotto l'attenzione, ma su tutta la catena che porta alla situazione e alla strage di Firenze.
Gli operai – di uno di essi il corpo è stato ritrovato solo dopo molti giorni - non si sapevano neanche chi fossero. Questi morti sono un pezzo della realtà molto grande della classe operaia, della classe operaia più sfruttata che è fatta di tanti immigrati senza permessi di soggiorno e in nero.
Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, Mohamed El Farhane, marocchino di 24 anni, Taoufik Haidar, anch'egli marocchino di 43 anni e sotto le macerie è stato ritrovato il corpo di Bouzekri Rahimi, anche lui marocchino.
Questi lavoratori venivano dalla zona di Bergamo, Brescia, facevano viaggi lunghi per arrivare al
lavoro. Non si sa bene neanche dove alloggiassero nella settimana di lavoro prima di rientrare al loro paese.
Due di essi è sicuro che non avevano neanche il permesso di soggiorno che li poneva in condizioni di dover accettare qualsiasi lavoro per portare il pane a casa. La famiglia e chi li conosce racconta che una parte dei loro soldi andava in Marocco agli stessi familiari rimasti ancora lì.
Mentre sono rumeni i 3 operai gravemente feriti che sono ancora in ospedale e per uno di essi non è stata ancora sciolta la prognosi mentre noi parliamo.
Quanto vale la vita di questi operai? Quanto vale la ricchezza da essi prodotta con il loro lavoro? Vale tanto per i padroni padroncini, grandi, medi e piccoli, della catena dello sfruttamento.
Per noi vale molto di più la vita di questi operai che tutto questo sistema.
21 febbraio - dal blog tarantocontro: EX ILVA, AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA - TUTTI CONTENTI....MA
Ex Ilva Amministrazione straordinaria: Tutti contenti - Ma cosa significa per gli operai?
Il governo ha deciso per l’ex Ilva l’amministrazione
straordinaria con l’appoggio delle organizzazioni sindacali
confederali e Usb. Anche i sindacati, come all'inizio
Palombella della Uilm, dicevano NO all'AS, oggi tutti sono
soddisfatti, perchè è stato mandato via dal governo Mittal e la
famigerata Morselli. Di fatto si è propagandata l’idea che se
governance e management cambiano la gestione di questa fabbrica i
problemi si risolvono. E’ una illusione profonda.
Mentre
non si capisce - o si può capire molto bene - quello che significa
dal punto di vista degli operai della Acciaieria e dell’Appalto.
In tutti questi mesi di incontri romani nessuna piattaforma operaia è stata posta sul tavolo, nessuna rivendicazione concreta a difesa dei lavoratori: dalla minima dell'integrazione salariale alla cassintegrazione (milioni ai padroni e neanche centinaia di euro agli operai); alla ripresa del lavoro sia nell'appalto che per tutti in Acciaieria; dal blocco dei licenziamenti; all'impegno nelle bonifiche area industriale degli operai da più di 5 anni in cig in AS; al contratto unico metalmeccanico e a tempo indeterminato per tutti nell'appalto; da 25 anni bastano per andare in pensione, al rientro nei lavori usuranti/legge amianto; alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga in siderurgia
Noi consideriamo l’amministrazione straordinaria un rimedio peggiore del male.
Saremmo contenti di sbagliarci SE gli operai, a partire dall’appalto ritornassero in massa a lavorare; se finisse la cassa integrazione permanente ad Acciaierie che fa lavorare a volte anche per pochi giorni al mese; se gli operai Ilva in As rientrassero in fabbrica; se l’ambientalizzazione di impianti e attività produttiva avesse una accelerata; se gli operai Acciaieria possano lavorare in sicurezza e i loro diritti rispettati; se nell’appalto si applicasse il contratto unico dei metalmeccanici tutelato da una clausola sociale per tutti e tutti i contratti si trasformassero a Tempo indeterminato, e rispettati da padroni e padroncini dell’appalto; se gli effetti inquinanti in città avessero un freno e una decisa inversione di tendenza e si avviasse seriamente e realmente il piano di bonifiche, ecc.
Ma lo Slai cobas per il sindacato
di classe non pensa che questo avverrà.
Pensiamo invece
che avremo più cassa integrazione permanente; che non vi sarà
ritorno al lavoro degli operai di tante ditte dell'appalto; che vi
saranno esuberi/licenziamenti nel prossimo futuro di operai sia
dell'appalto che di Acciaierie (con numeri di migliaia di operai già
annunciati, al di là delle soluzioni post AS del governo); che vi
saranno peggioramenti delle condizioni salariali/ lavorative/
contrattuali; che per ambientalizzazione, bonifiche,
decarbonizzazione, bene che vada, passeranno anni e anni.
La fabbrica oggi commissariata con un commissario, Giancarlo Quaranta, che in questi anni ha fatto parte delle precedenti gestioni, sarà poi consegnata a nuovi padroni, che metteranno in campo la stessa logica di Mittal: fare il massimo profitto, tagliando posti di lavoro e costi, in primis quelli esosi su una effettiva sicurezza e difesa della salute, avere mani libere.
Noi pensiamo che solo la lotta autonoma e unitaria prolungata e generale degli operai Acciaieria/ appalto/operai cigs in Ilva AS debba e possa difendere gli interessi di classe dei lavoratori su lavoro, salari, condizioni di lavoro, diritti e sicurezza; e che, quindi, sia necessaria un’altra linea e un’altra direzione sindacale da costruire nel fuoco della lotta, ed essere parte della battaglia strategica contro questo governo e ogni governo dei padroni, lo stato del capitale e il sistema capitalistico/imperialistico per un governo operaio, un nuovo stato e un nuovo potere nelle mani dei proletari e masse popolari.
*****
Stralci dall'art. del Corriere di Taranto - Gianmario Leone
(ieri) "...con decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Acciaierie di Italia S.p.A. è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria. E la scelta sul primo commissario straordinario (probabilmente saranno tre come in passato) è ricaduta sul dott. Giancarlo Quaranta, che vanta nel suo curriculum un’esperienza quarantennale nel settore siderurgico. E che ha attraversato tutta la storia del siderurgico tarantino: prima come dipendente dell’Italsider a partire dal gennaio 1984, per poi iniziare a ricoprire una serie di ruoli apicali del gruppo Riva, per poi venire nominato il 2 luglio 2014 dall’ex commissario Ilva Piero Gnudi, CEO (Chief Operations Officer, in pratica un direttore operativo), dell’Ilva. Arrivando all’oggi dove attualmente è il direttore della Divisione tecnica e operativa di Ilva in amministrazione straordinaria. Il governo ha scelto dunque di andare sul sicuro, affidandosi ad una persona che conosce perfettamente l’intero sistema Ilva in ogni suo aspetto e che gode della massima stima dei Commissari Ilva in AS con i quali lavora da anni, delle organizzazioni sindacali, così come di Confindustria Taranto e delle ditte dell’indotto presente nell’associazione Aigi.
il Governo stia studiando due-tre emendamenti al Dl ex Ilva. Le modifiche riguardano due temi: la necessità di raccordare l’amministrazione straordinaria del 2015 dell’Ilva relativa alla proprietà degli impianti con quella su Acciaierie d’Italia che li gestisce. L’altro aspetto riguarda l’indotto: per il rafforzamento delle risorse stanziate, per valutare la praticabilità sull’utilizzo dell’avanzo di amministrazione della Regione. Il Dl, che deve essere convertito in legge entro il 18 marzo.
(in) una nota ufficiale della multinazionale si legge che “con l’amministrazione straordinaria si conclude il coinvolgimento di ArcelorMittal in Acciaierie d’Italia, iniziato nel 2018.
Restano però irrisolti tutti i nodi che adesso si dovrà provare a sciogliere. A cominciare dalla grave crisi di liquidità in cui versa l’azienda (visto che anche qualora fossero subito messi a disposizione del neo commissario i 320 milioni di euro di cui si parla da mesi, quest’ultima evaporerebbero in pochissime settimane), passando per la gestione degli impianti e della loro manutenzione, passando per i crediti vantati dai fornitori e da decine di aziende dell’indotto e dall’autotrasporto: in ballo c’è il presente e il futuro di migliaia di lavoratori.
Infine, non va dimenticato che è in corso il procedimento per il rinnovo dell’Autorizzazione Ambientale Integrata che segnerà inevitabilmente l’eventuale futuro produttivo dell’ex Ilva (sia nella quantità massima che difficilmente supererà i 6 milioni di tonnellate annue, con relativo ridimensionamento occupazionale, che nel processo produttivo che vedrà inevitabilmente l’implementazione dello stesso con l’utilizzo dei forni elettrici). Questo significa che al di là degli annunci e delle promesse, difficilmente si potrà mettere mani sin da subito ad un piano industriale degno di questo nome, ma soprattutto servirà molto tempo per bandire una nuova procedura di gara internazionale per affidare la gestione degli impianti."
martedì 20 febbraio 2024
20 febbraio - UNA NOSTRA COMPAGNA DI TARANTO CI HA LASCIATO. VIVRÀ NELLE NOSTRE LOTTE. CIAO CONCETTA
Con grande tristezza apprendiamo che la compagna Concetta Musio ci ha lasciato questa mattina - compagna per anni attiva nello Slai Cobas e nel movimento femminista proletario rivoluzionario dove ha dato il meglio di se’ con generosità combattività, spirito di ribellione.
Per questo era amata e rispettata da tutti i compagni e compagne a livello nazionale e dell’intero movimento a Taranto.
Nell’ultimo anno il suo stato di salute si è aggravato, ma ogni volta che si è sentita meglio si è presentata e partecipato con il suo sorriso e la sua dolce rabbia come al presidio per la Palestina di novembre scorso.
Ora siamo addolorati e abbiamo solo voglia di ricordarla con i suo volto migliore.
Salutiamo con calore i suoi figli. Non è retorica dire che Concetta vive e lotta insieme a noi.
Per le compagne e i compagni di Taranto Ernesto e Margherita
20 febbraio - LA STRAGE OPERAIA DI FIRENZE
invitiamo compagni, realtà sindacali di base, organizzazioni politiche e sociali a usare in tutte le forme questo materiale
- Min. Calderone: "rendere le leggi più incisive"..
Ma sono state anche le vostre leggi che hanno permesso la strage di operai!
Sui morti, sui feriti operai, sul dolore dei familiari, degli altri lavoratori, ieri la Min. Calderone a Firenze ha messo in scena la sceneggiata del governo, sciorinando: norme più efficaci, forse una nuova norma su "omicidio sul lavoro", stretta sui subappalti, sui contratti, più controlli, più ispettori (ma quelli già programmati, mentre ne mancano 2.600), insieme a premi alle aziende virtuose e formazione sulla sicurezza nelle scuole di ogni ordine e grado...
E' stata in realtà una difesa d'ufficio del governo, e nulla ha detto sul suo codice degli appalti che ha dato il via libera ai subappalti a cascata, agli affidamenti diretti senza una pre verifica, alle denunce e proteste fatte nei mesi scorsi dagli ispettori del lavoro per l'impossibilità di lavorare in pochi e senza strumenti, di avere direttive ministeriali che puntano a limitare la loro funzione pur di avere "pratiche"; nulla ha detto sulla condizione di sfruttamento dei lavoratori immigrati che sono buoni a lavorare e morire ma non ad avere diritti, neanche uno straccio di permesso di soggiorno e, quindi, di contratto.
Siete voi gli assassini! Sono le vostre leggi, di liberalizzazione per i padroni che provocano queste tragedie.
Su questo blog avevamo denunciato il nuovo codice degli appalti quando è stato varato. Ricordiamo i punti principali:
"In data 28 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri, su proposta di Giorgia Meloni e su pressante azione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini ha approvato il nuovo codice degli appalti...
Le parole chiavi della nuova normativa sono: "semplificazione" e "tempestivita'". Sotto la propaganda allettante di snellire le procedure e la burocrazia, si modificano norme, si azzerano una serie di vincoli che quantomeno imponevano dei controlli, e limiti (chiaramente sempre più formali e non sostanziali), affinchè i cantieri siano più rapidi e le opere si realizzino in tempi molto più ristretti.
La mancanza di controlli, o le verifiche solo cartacee porta a far ottenere gli appalti a Ditte
irregolari, quelle create, gestite, o vicino alla criminalita' organizzata che ha il controllo dei territori e le mani nelle amministrazioni pubbliche.
Altro "principio" sarebbe la "fiducia" nell’azione "legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici". Qui se la cosa non fosse tragica, sarebbe grottesca.
Un esempio di questa "trasparenza e correttezza" lo possiamo trovare in quanto sta facendo, in contemporanea al varo di questo codice degli appalti, la Ministra del Lavoro, Calderone – gia' in enorme conflitto di interesse, essendo stata, fino a prima di essere nominata nel governo Meloni, la presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro, che per principio e azione sono a tutela degli interessi delle aziende, dei profitti padronali, del taglio dei costi sulla pelle e diritti dei lavoratori –; questa Ministra, tramite l'Ordine dei consulenti del lavoro (lasciato in eredita' al marito Rosario De Luca) vuole far entrare nell'Ispettorato del Lavoro (l'organo che dovrebbe vigilare sulle violazioni di norme sul lavoro) i suoi consulenti del lavoro attraverso il loro inserimento nel "centro studi attività ispettiva". Gia' questo rapporto Ordine dei consulenti e Ministero del Lavoro nel 2014, come informa il Fatto quotidiano, aveva dato vita ad un protocollo per cui basta che il consulente (cioè il professionista del padrone) certifichi che nell'anno precedente la ditta non ha commesso illeciti ed è in regola col Durc e i CCNL, e per un anno non riceve controlli, sta tranquilla; ora questo legame Ispettorato/consulenti diventa molto più stretto, strutturale, per cui l'attivita' ispettiva viene pianificata insieme a questi "fiduciari" dei padroni. Chi dovrebbe essere controllato, controlla il controllore, che rende conto al controllato.
Andando alla sostanza nuovo codice degli appalti.
Il Codice stabilisce il via libera agli appalti diretti e ai subappalti. Le stazioni appaltanti possono decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti con la liberalizzazione degli appalti sotto soglia fino a 5,3 milioni di euro.
Di fatto avverra' ancora di più una moltiplicazione e frammentazione e degli appalti per favorire tanti padroni (gia' oggi il 98% dei contratti, per un valore di quasi 19 miliardi, riguarda opere di valore inferiore a 5 milioni) per eludere più facilmente il fisco; questo portera' ad un aumento dei costi, altro che risparmio. Certo, questi affidamenti diretti, come i dati dimostrano, gia' avvengono, ma ancor più di adesso, non contera' la competenza, la regolarita' della ditta rispetto a norme sul lavoro, sicurezza, quanto la conoscenza diretta dell'Ente pubblico appaltante, dei suoi funzionari; avranno sempre più gli appalti gli "amici e parenti".
Poi vi sono le "novita": l'appalto integrato, le liberalizzazione del subappalto a cascata, senza limiti.
Quindi, da un lato, i Comuni, gli Enti potranno affidare il contratto a un unico operatore per fare sia la progettazione esecutiva che l'esecuzione dei lavori; dall'altro i subappalti saranno a catena: in cui uno porta un altro. La conseguenza è da un lato un accentramento delle competenze, per cui chi esegue i lavori è lo stesso che ha deciso come farli, con l'inevitabile impossibilita' di verifiche di terzi; dall'altro una difficolta' di controlli data la catena "senza limiti" dei subappalti, l'aumento del lavoro nero o grigio, la maggiore facilita' di nascondere, coprire violazioni di leggi su lavoro, sicurezza..
Il completamento di questo legalizzazione della illegalita' viene poi dalla introduzione nel nuovo codice degli appalti di una forma di depenalizzazione per funzionari e dirigenti pubblici se commettono illeciti.
Non poteva, infine, mancare la ciliegina sulla torta del "nazionalismo". Infatti esiste in questo codice anche una norma definita "prima l'Italia", giustificata come una clausola di "salvaguardia del made in Italy". Tale clausola, prevede criteri premiali per il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei Paesi Ue, rispetto al totale delle forniture necessarie per eseguire l'appalto.
E' scontato che tutto questo dara' ancora di più via libera agli appalti al massimo ribasso – dove il massimo può arrivare addirittura al 99/100% di offerta al ribasso – le cui conseguenze sono evidentemente e immediatamente scaricate sui lavoratori, con peggioramenti delle condizioni di lavoro, per cui si chiede tanto e si danno miserie, attacco ai diritti normali contrattuali; ma anche con taglio dei costi sui materiali, scadenti e a volte pericolosi, attrezzature inesistenti, tutte cose che ancora ricadono sui lavoratori in termini di effetti sulla salute, maggiore fatica nel lavoro, rischi sulla sicurezza.
Il subappalto a cascata in alcuni settori centrali, edilizia, logistica, vorra' dire ancora di più una miriade di ditte, cooperative in cui i lavoratori sono divisi, con la conseguenza, non solo del peggioramento delle condizioni di lavoro e del rischio di perdere il posto di lavoro, soprattutto nei passaggi di appalto, ma anche, sul fronte della lotta, di non poter far pesare rapporti di forza più grandi e uniti.
Ma soprattutto il nuovo codice degli appalti porterà ad un ulteriore e legalizzato taglio dei costi per la sicurezza, quindi più infortuni e più morti operaie, in un palleggio di responsabilità tra appaltatore e subappaltatori.
pc 18 febbraio - Taoufik Haidar, Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Muhamed Toukabri... assassinati nel cantiere di Esselunga
Sfruttamento, paghe basse e in ritardo, forse 2
degli operai anche senza contratto e assicurazione. A parte Luigi
Coclite, erano tutti immigrati - immigrati che vanno bene in Italia
quando possono essere sfruttati, pagati poco; lavoratori immigrati
che se non muoiono nel viaggio per l'Italia, muoiono sul
lavoro.
Maledetti padroni, maledetto governo!
Taoufik Haidar, 43 anni, del Marocco, Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, Mohamed El Farhane, 24 anni, del Marocco, Luigi Coclite, 59 anni, originario di Teramo e residente a Collesalvetti. Ancora disperso è invece Bouzekri Rahimi del Marocco, 56 anni.
Sono originari della Romania i tre feriti.
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Da sinistra: Luigi Coclite, Mohamed El Farhane, Taoufik Haidar |
Haidar era in Italia da almeno 15 anni, per otto anni aveva preso casa a Palazzolo, da poco si era trasferito nella Bergamasca, a Chiuduno e fino allo scorso novembre 2023 era iscritto alla Fillea Cgl di Bergamo. Anche El Farhane risulta essere vissuto a Palazzolo per un paio di anni, e pare essersi spostato nella Bergamasca di recente. Idem gli altri operai. "Lavoravano per un’azienda edile di Chiari Partivano in squadra tutti i lunedì mattina per andare in trasferta a lavorare e rientravano a casa il venerdì sera".
“Mio zio - dice un nipote di Haidar - era una brava persona, lavorava duramente per mandare a sua moglie e ai due figli in Marocco i soldi necessari per vivere"; si lamentava che il datore di lavoro era in
Mohamed El Farhane, marocchino 24 anni, e il suo connazionale Taoufik Haidar, 43 anni, gli operai irregolari Italia. erano sprovvisti di permesso di soggiorno in corso di validità e del contratto. Mohamed El Farhane avrebbe presentato una domanda internazionale di protezione che gli sarebbe stata rifiutata,
Luigi Coclite era specializzato nel lavoro con il calcestruzzo e nella gestione delle betoniere, lavorava in proprio. Lascia due figli, Lucrezia e Alessio, rispettivamente di 18 e 22 anni, che vivono a Vicarello con la madre Simona. Viene descritto da chi lo conosce come una persona forte e gentile.
«Si muore di lavoro con stipendi da fame – è dell’avviso anche Paolo Fantappié, segretario generale Uil Toscana –. Ormai le aziende che vincono gli appalti altro non fanno che organizzare il lavoro, al massimo ne svolgono il 5 per cento, per il resto subappaltano a una rete di ditte. Subappalto equivale a sfruttamento, ed è spesso il comune denominatore delle stragi sul lavoro».
L'azienda committente e la ditta appaltatrice del crollo nel cantiere Esselunga a Firenze sono le stesse degli incidenti avvenuti nel cantiere di un altro supermercato del gruppo lombardo della Gdo a Genova, nella zona di San Benigno avvenuto il 10 febbraio 2023 in cui tre operai erano rimasti feriti a causa del cedimento di una rampa del parcheggio a uso della nuova Esselunga: la Villata spa, l'immobiliare partecipata al 100% da Esselunga, e Aep, attività edilizie pavesi, con sede a Pieve del Cairo (Pavia).
pc 17 febbraio - Siete voi, grandi padroni, governo, i responsabili/assassini degli operai morti a Firenze!
Quattro, e forse ancora di più, al momento non è stato trovato sotto le macerie un altro operaio, sono i morti, i nostri morti operai uccisi nel megacantiere di Firenze, e almeno tre lavoratori sono gravemente feriti.
Una strage di classe!
La nostra rabbia, dolore, la nostra solidarietà agli operai, alle loro famiglie.
Respingiamo con sdegno l'ipocrisia che i responsabili di questi assassinii stanno mettendo in scena: La Esselunga, il cui presidente ieri ha dichiarato: "In segno di lutto nel pomeriggio i negozi Esselunga della città di Firenze verranno chiusi"; La Meloni la cui "coscienza" le fa proclamare "un minuto di silenzio".
I padroni fanno profitti sul sangue degli operai, sul loro sfruttamento, utilizzando lavoratori trasfertisti, alcuni immigrati! Tagliano la sicurezza, risparmiano sui materiali, sui tempi di realizzazione delle strutture, sulle verifiche. Nel megacantiere vi erano ben 30 ditte in subappalto; la società committente è Villata spa è di proprietà proprio di Esselunga e il suo presidente è l'ex Ministro Alfano (dove era andato a finire? qualcuno si chiedeva... Ecco dopo gli incassi da ministro era andato a fare profitti negli appalti)
Il governo Meloni con la riforma del Codice degli appalti ha dato via libera ai subappalti, agli affidamenti dei lavori anche senza gara, "via libera" alle ditte che per fare più utili tagliano i costi della sicurezza, dei contratti, dei diritti dei lavoratori; tagli che soprattutto nei cantieri edili significano infortuni, morti. Quindi di che parla la "ministra dei consulenti aziendali" quando con "profondo
cordoglio" annuncia ulteriori interventi? Dovremmo dire: meglio che questo governo sta fermo..., perchè ogni suo provvedimento è un peggioramento per i lavoratori.
E non lo diciamo tanto per dire. Ora si annunciano i grandi lavori per la realizzazione di interventi infrastrutturali per il G7 in Puglia a giugno e si scrive: "Proprio ieri il commissario straordinario per i lavori per il G7, Fulvio Maria Soccodato, era in prefettura a Bari per fare il punto della situazione. Tempi particolarmente stretti hanno indotto il governo ad optare per appalti senza gara...". (Quotidiano di Puglia del 16/e). Che significherà lo possiamo ben immaginare: lavori fatti da ditte ammanigliate con personaggi politici e istituzionali, al di là delle competenze, subappalti affidati in fretta e furia senza alcun controllo preventivo, lavoratori usati come "carne da macello", ecc. ecc. In una situazione in cui saranno blindate intere città (Brindisi, Bari, ecc.) e quindi i controlli, gli interventi dei sindacati saranno impediti al massimo.
ALTRI OPERAI MORTI? MALEDETTI ASSASSINI!
Massimo sostegno a scioperi, mobilitazioni, ma di chi, i sindacati di base, di classe, lottano ogni giorno per la sicurezza, per i diritti dei lavoratori e vengono per questo repressi; non alle dichiarazioni di chi, i vertici dei sindacati confederali, si ricordano della sicurezza dopo che gli operai muoiono, e negli altri giorni collaborano con le aziende o sono assenti (nel mega cantiere di Esselunga quali interventi sindacali vi erano stati, stavano gli Rls, i delegati?)
20 febbraio - SULLA STRAGE DI FIRENZE
L’ennesima strage operaia avvenuta al cantiere a Firenze di Esselunga richiede l’organizzazione di una Rete nazionale per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro contro i padroni e governo che ne sono i responsabili
5 i nostri morti operai uccisi nel megacantiere di Firenze, e almeno 3 lavoratori sono gravemente feriti: sono morti Luigi Coclite, 60 anni, prossimo alla pensione, l’operaio tunisino, Mohamed Toukabri, 54 anni, e tre marocchini, Mohamed El Farhane, 24 anni, e Taoufik Haidar, 43 anni, residente a Bergamo e Bouzekri Rahimi, di 56 anni. I tre feriti, estratti dalle macerie poco dopo il crollo, sono originari della Romania: hanno 37, 48 e 51 anni.
Si parla anche di operai senza permesso di soggiorno, invisibili per lo Stato ma carne da macello per i profitti dei padroni!
Facevano lo stesso lavoro ma erano di 3 ditte diverse. Una strage di classe!
Come a Brandizzo dove sono morti in 5 e come la lunga scia di morti sul lavoro che solo in quest’anno, fino adesso, a febbraio, è arrivata a 145 lavoratori morti uccisi sull’altare del profitto.
La nostra rabbia, il nostro dolore, la nostra solidarietà agli operai, alle loro famiglie.
“Nelle morti sul lavoro non ci sono fatalità. Solo violazione di regole...Il problema non sono le norme. È il lavoro che è cambiato. Prima entravi in un cantiere e sapevi che c’era una ditta con i suoi carpentieri, gli elettricisti, gli operai, i pittori, chi monta i ponteggi. Poi è arrivato il subappalto a cascata. E tutte le regole sono saltate”: questa è una denuncia di un Ispettore del Lavoro che condividiamo e che sosteniamo.
La vogliamo finire una buona volta con le parole: “fatalità”, “cultura della sicurezza” (che poi viene rovesciata sugli operai)? Negare la sicurezza nei luoghi di lavoro assieme ai contratti precari, ai bassi salari, al lavoro nero: sono tutte condizioni che preparano gli infortuni mortali! Come omicidi premeditati.
Cosa ha portato a questa strage operaia? Ci sono più di 30 ditte di subappalto nello stesso cantiere che vuol dire sottosalario, assenza di formazione, edili assunti come metalmeccanici perché i padroni così risparmiano i costi. E questo avviene in tutti gli appalti, anche nelle fabbriche con i contratti “multiservizi”, con le false cooperative che servono solo a dividere i lavoratori per meglio sfruttarli all’interno del sistema creato dai padroni, dalla Stellantis, all’ex ILVA, alla Marcegaglia, ai magazzini della logistica, nelle ferrovie, nei cantieri.
La ditta committente del cantiere assassino di Firenze è dell’ex ministro Alfano ed è la stessa dell’incidente a Genova nel 2023 in un cantiere sempre per un supermercato Esselunga a San Benigno dove 3 operai rimasero feriti.
Ci sono precise responsabilità ed è per questo che chiamiamo i padroni ASSASSINI!
E come chiamare questo governo dei padroni – il governo Meloni - che più degli altri governi dei padroni è schierato esclusivamente sui loro interessi, i loro profitti?
Il governo Meloni con la riforma del Codice degli appalti di Salvini – che prevede il “subappalto a cascata” - ha dato via libera ai subappalti, agli affidamenti dei lavori anche senza gara, eliminando i vincoli alle ditte che per fare più utili tagliano i costi della sicurezza, dei contratti, dei diritti dei lavoratori; tagli che soprattutto nei cantieri edili significano infortuni, morti.
Quindi di che parla la "ministra dei consulenti aziendali" quando con "profondo cordoglio" annuncia ulteriori interventi del governo?
Non è forse favorire il lavoro nero quando proprio lei, il ministro dei padroni di questo governo, Marina Calderone, intende inserire il condono sui contributi previdenziali evasi dalle imprese nel pacchetto che vuole portare in Consiglio dei ministri? Questo ministro ha eliminato persino le penali per i caporali, norme previste dal piano anti sommerso del governo Draghi! Alle aziende che violano le norme sul lavoro e anche sulla sicurezza e salute vengono negati bonus e benefici normativi. Ma se queste aziende si «regolarizzano», i bonus tornano! Il ministro nulla dice e niente fa per aumentare gli Ispettori ed i controlli! E’ lo stesso ministro che ha tagliato gli importi erogati dal Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro (il minimo da 6 mila a 4 mila euro e quello massimo da 22.400 a 14.500 euro)!
Insistiamo per l’unità autorganizzata in una Rete Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro per portare la lotta su di un piano nazionale, dargli una voce e una visibilità per cambiare i rapporti di forza contro padroni e governo.
C’è bisogno di unire tutti coloro che si impegnano realmente su questo fronte, dai sindacati di base e di classe che lottano ogni ogni giorno per la sicurezza e per i diritti dei lavoratori - mentre i confederali, che si stracciano le vesti il giorno dopo le morti operaie sul lavoro, invece collaborano con le aziende, agli Rls combattivi, così come gli ispettori del lavoro, gli studenti che si ribellano agli omicidi di Stato e padroni dell’alternanza scuola/lavoro, gli avvocati, le associazioni dei famigliari, intellettuali, medici…..
Unirsi su questo per lanciare campagne e manifestazioni per l’elezione degli rls dal basso che siano effettivamente rappresentativi non nominati all’interno delle RSU e che abbiano piena libertà di azione nei reparti, per postazioni ispettive e sanitarie nelle grandi aziende, nei cantieri, nei magazzini.
Nessuna richiesta, nessuna delega, né a governo né ai parlamentari per una legge che introduca il reato di omicidio sul lavoro: questa dev’essere l’obiettivo di una lotta dal basso!
Questa è la strada che indichiamo.
Si vuole capire che è una lotta necessaria che deve puntare alle cause delle morti sul lavoro che è il sistema dei padroni assassini e dei governi che li rappresentano e che il rovesciamento di questo potere che si basa sul profitto è l’unica vera e reale difesa della vita degli operai? Il lavoro in sé non uccide, è il profitto dei padroni che uccide!
Dobbiamo mettere in campo la giustizia vera di parte proletaria che ha bisogno di lotte e di azioni contro i padroni assassini. Basta con la loro oscena impunità!
Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei posti di lavoro
a cura Slai Cobas per il sindacato di classe
wa 3519575628
lunedì 19 febbraio 2024
19 febbraio - NON LO SO - RIPETE IL TITOLARE -, NON LO SO SE ERANO MIEI DIPENDENTI, SIAMO IN TANTI IN CANTIERE
Queste sono le dichiarazioni del responsabile di una ditta di Bergamo sulla strage operaia dell'edilizia a Firenze
dopo la lettura di questo articolo del giornale locale segue un breve scambio con un muratore di Bergamo
È come ti dicevo ....non c'entra la patente a punti, ma bisogna riorganizzare la filiera dei subappaltatori.. non sfruttarli...
Nostra risposta:
Per riorganizzare la filiera serve una rivoluzione perché i grandi dell'edilizia non rinunciano ai loro profitti....
Segue un articolo sul contesto sotto gli occhi di tutti di come si lavora a Bergamo nel settore, all'ombra dei grandi committenti e grandi imprenditori edili sicuramente bacino di voti a sostegno del governo fascista della Meloni...
Chi sapeva? Gli imprenditori edili «certamente» scrive il gip. E i committenti dei lavori? «Il livello di consapevolezza non è noto» anche se «alcuni sono certamente a conoscenza della diversa imputazione soggettiva delle prestazioni fatturate».
domenica 18 febbraio 2024
Assemblea precari Coop Sociali 19 febbraio Palermo - difesa del lavoro, iniziative legate al processo dei precari, quadro più generale con le scadenze di mobilitazione importanti del 23 e 24 febbraio.
18 febbraio - 23/24 febbraio - Indizione dello sciopero del 23/ appello del sindacalismo di base/ manifesto adesione dello Slai Cobas per il sindacato di classe
FERMARE IL GENOCIDIO
Questa la parola d’ordine della mobilitazione indetta dai sindacati di base raccogliendo l’appello dei Giovani Palestinesi che proponevano di realizzare una mobilitazione anche ricorrendo a forme di sciopero per il 23 febbraio e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24 all’unisono con quelle che si terranno in numerosi paesi di tutti i continenti.
Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo per il movimento dei lavoratori e delle classi popolari, che vede crescere il rischio di un conflitto globale alimentati dai tanti
focolai d’incendio alimentati dalla crescente oppressione e spoliazione di interi popoli. Un rischio che ci deve vedere in campo contro i blocchi militari contrapposti, contro le politiche di riarmo e il militarismo crescente.
In questo momento, il movimento di solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese deve concentrarsi intorno alla richiesta del cessate il fuoco immediato, accompagnato dal ritiro dell’esercito israeliano da Gaza, dall’apertura di tutti i corridoi umanitari possibili per garantire il massiccio e necessario afflusso di aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza in cambio della scarcerazione di tutti i prigionieri politici palestinesi, la fine delle incursioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania e il blocco degli insediamenti illegali dei coloni sionisti.
L’economia bellica sta crescendo con percentuali impressionanti, gli USA primo produttore mondiale hanno venduto armi per 238 miliardi nel 2023 con un aumento del 56% rispetto al 22. Anche le industrie italiane con Leonardo stanno traendo grandi benefici da questa situazione mentre la spesa per esercito e armi in Italia nel 2024 toccherà i 24 Mld, oltre al fatto che è stata tolta l’Iva dalle armi, tutti soldi che verranno tolti alle spese sociali, sanità, scuole, pensioni, salari, sussidi ai poveri, solo per citarne alcuni.
Mentre l’economia italiana e europea grazie alle guerre va male, i lavoratori vedono i loro già modesti salari falcidiati dall’inflazione, molte fabbriche stanno chiudendo per il calo dei consumi ed aumenta la precarietà lavorativa l’Italia è sempre più impegnata sui vari fronti di guerra sia indirettamente come in Ucraina ed in Israele che direttamente come in Libano e nel Mar Rosso.
Fermare il genocidio a Gaza con i palestinesi fino alla vittoria
NO al riarmo e alle spedizioni militari!
Sono le parole d’ordine di questa due giorni articolata in questo modo:
il 23 febbraio si svolgeranno scioperi, mobilitazioni, assemblee ed iniziative varie per creare attenzione, informazione, coinvolgimento e partecipazione mentre il 24 si svolgerà una grande manifestazione da Piazza Loreto a Piazza Duomo al pomeriggio con concentramento alle ore 14,30.
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Aderisce lo Slai Cobas per il sindacato di classe - slaicobasta@gmail.com wa 3519575628