da Controinformazione rossoperaia del 21/02
Oggi (ieri), proprio mentre stiamo parlando, è stato trovato il corpo del quinto operaio che da venerdì 16 Febbraio si trovava sotto le macerie del cantiere di quella che è la strage operaia di Firenze per il profitto.Secondo la stampa, tra l'altro, stanno ancora cercando di capire, di identificare la presenza degli operai. Come ha scritto il procuratore, “è una situazione in cui c'è il problema di abbinare i nomi ai corpi. Perciò è iniziata anche una complessa attività di identificazione su ciò che resta di questi poveri operai, avviata con l'ausilio di esperti e che richiede competenze specifiche anche di tipo genetico. Perchè i corpi sono davvero in condizioni drammatiche. “
Solo questo dovrebbe far inorridire e ci fa capire il sistema in cui viviamo, un sistema in cui in un grandissimo cantiere non si sa neppure chi ci stia lavorando. Ma questo è lo specchio della condizione che vogliono portare tutta la classe operaia, tutti gli operai. Per questo sistema imperialista siamo degli schiavi e che ci porta a morire ogni giorno come gli schiavi.
E’ vero, come denuncia un ispettore, che il “lavoro è cambiato”. Ma il lavoro è cambiato perché si è adeguato alla sete di profitto e di sfruttamento che ha portato alle deregolamentazioni sul posto di lavoro.
E’ bene mettere al centro, come è stato detto anche qua dai sindacati, che c'è un legame tra Bergamo e quello che è successo a Firenze.
Certo che c'è un legame! E il legame è quello che Bergamo/Brescia sono un bacino di manodopera di
migliaia di lavoratori sfruttati e sottopagati al nero, di cui l'edilizia è uno dei principali centri. Teniamo conto che a Bergamo ci sono tra le più importanti imprese edili nazionali, quelle, per capirci, del signor padrone Percassi, e intorno c'è tutto un indotto di imprese e prestatori di lavoro, un bacino di caporalato, di cui tutti sono a conoscenza, fatto dai padroni ma avallato anche dai sindacati confederali.
“8 operai in una squadra di lavoro, ma dipendenti di tre diverse imprese”. E il giornalista si domanda: “imprese o prestatori di manodopera, quindi caporali?” Perché questo è il problema: non può esistere un padrone di un'azienda di 23 dipendenti che si arroga di dire, come ha detto quello della società Go Costruzioni , il signor Ghezzi, “i miei dipendenti tra i morti? non mi risulta”!
Ma torniamo alla premessa, cioè che il lavoro è cambiato. Vediamo la situazione in particolare a Bergamo, denunciata già dal 2016 dalla Cisl, il sindacato che oggi non fa nemmeno le 2 vergognose ore di sciopero. Dicono questi ******* bastardi della Cisl che: “la situazione naturalmente è figlia della crisi che ha colpito duramente il settore edilizio in provincia di Bergamo. In 7 anni, secondo i dati del sindacato, sono venuti a mancare 13.000 posti di lavoro nel settore…” ma dall'altro lato dicono che fioriscono - secondo il segretario Danilo Mazzola - “in edilizia sempre più, il lavoro dipendente diventa un lusso e l'evasione contributiva dagli enti è in costante rialzo”.
Le partite IVA nascono come i funghi nella stagione autunnale e i voucher sono utilizzati anche in situazione e in quantità non ammissibili. Quindi è una condizione che tutto il sindacato non può accettare...”.
Come, il sindacato "non lo può accettare" quando in questa situazione c'è stata tutta la questione dei bonus per rifare le case, si è dato il via libera ad un aumento sfrenato dello sfruttamento e delle condizioni di lavoro in tempi ristretti e che sono la principale causa degli infortuni e che il sindacato ha avallato.
Se questa è la situazione del sindacato vediamo cosa dice l'Ispettorato del lavoro sempre su Bergamo: “imprese edili: per l’Ispettorato del lavoro l'irregolarità è la regola, l'80% è fuori norma secondo l'ispezione effettuata lo scorso anno e il 62% delle aziende non rispetta le regole per la sicurezza. “
Alcuni brevi dati per dare un'idea di questa immensa situazione: 5000 imprese edili ispezionate nel 2021, di cui l'80% trovate irregolari, 1605 imprese sospese nei primi 3 mesi dell'anno per il mancato rispetto delle nome di sicurezza, i 200 infortuni uno al minuto.
Chiaramente la cosa più scandalosa è che queste denunce vengono fatte nel Congresso nazionale della Filca Cisl a Bergamo e i sindacalisti sapevano benissimo della situazione di irregolarità. E vengono poi giustificate, sempre in questo Congresso nazionale, da questa sorta di unità nazionale: istituzioni, Ispettorato del lavoro, sindacati conniventi e padroni…
Ecco cosa dice Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo, che ribadisce essere “una ferita inaccettabile per il paese e per ognuno di noi.”
Ma vaffanculo, noi diciamo! ma com'è possibile trovare una soluzione se non si rompono questi tavoli istituzionali, questo muro di gomma, che ci ritroviamo nei posti di lavoro quando cerchiamo, con fatica, di far uscire all'esterno quelle che sono le condizioni di lavoro e di sfruttamento! Questo vale nei cantieri edili, ma vale anche nelle fabbriche, perché all'interno dei posti di lavoro, in tutti i posti di lavoro non ci sono i sindacati che sarebbero i primi che devono controllare, i rappresentanti dei lavoratori della sicurezza sono solo quattro mosche bianche quelle che fanno il loro lavoro e non so se neanche ci sono in questo momento a Bergamo.
Quando la nostra attività quotidiana in fabbrica esce dal posto di lavoro e viene denunciata negli enti preposti - e che dovremmo intensificare, organizzare, anche attraverso un'organizzazione di lotta superiore che è quella della Rete per la sicurezza - cosa ci troviamo davanti? Cosa si trovano davanti gli operai o i sindacati combattivi che cercano di far uscire queste condizioni? Si trovano il muro di gomma degli enti preposti, dell'Ausl, degli ispettorati del lavoro che ogni tanto denunciano, come quando scoppia il caso come Firenze, come tanti altri, per poi non cambiare più niente, perché fanno quadrato tra di loro i sindacati confederali, i padroni e i vari governi che si sono succeduti, tra cui l'ultimo, che hanno depotenziato qualsiasi aspetto sulla sicurezza. Non basta condannare “le modifiche della normativa che ha portato a una deregolamentazione nella catena degli appalti ha discapito della sicurezza” come dice un sindacato come la Cgil.
Il problema non è solamente quest'ultimo governo ma è tutto il sistema che va messo in discussione ed è proprio per questo che serve una battaglia nazionale, ma una battaglia che parte in ogni singolo posto di lavoro e che veda coinvolti, appunto, dai lavoratori agli ispettori, dai delegati, RLS, ai giornalisti, agli intellettuali, tutti quelli che capiscono che questa continua strage, questa guerra quotidiana nei posti di lavoro è lo specchio di una società in putrefazione che deve essere ribaltata per poter veramente mettere al centro il lavoro.
Perché il problema è che il Capitale rende il lavoro nocivo, non il lavoro in sé.
Abbiamo iniziato con con questi lavoratori “invisibili” di cui non si conosce ancora adesso il nome, e vogliamo dire alcune cose rispetto alla loro condizione di lavoro riportate dai fratelli e dai familiari: “Mohamed lavorava sempre. Viveva a Bergamo - spiega il fratello - mi raccontava che partiva ogni mattina con un furgone guidato da altri per raggiungere il cantiere di Firenze. Poi la sera tornava a casa per poi ripartire la mattina dopo. Era un lavoro duro, così diceva, non guadagnava tanto, metà soldi glieli davano regolarmente, l'altra metà invece era in nero.
Un'altra storia è quella raccontata dal fratello del ragazzo tunisino:”aveva solo soltanto 19 anni quando era partito dalla Tunisia per venire in Italia. Ricordo quel giorno, quando si lasciò le spalle la nostra città, salutando i nostri genitori, era contento di partire. Voleva un futuro diverso, si imbarcò su quella nave e se ne andò. A quel tempo si poteva viaggiare liberamente tra una sponda e l'altra del Mediterraneo.”
Questo, per chiudere, è il legame tra Bergamo e Firenze. Con il governo con la Lega, i razzisti, i fascisti, i padroni si sentono sempre più liberi di sfruttare sempre più gli operai, ma dall'altro lato ci sono questi altri proletari, questi nostri fratelli, per cui dobbiamo trasformare questo dolore in rabbia e in organizzazione per rispondere alle loro morti.
Quindi quello che stiamo facendo l'abbiamo sintetizzato prima, quello che comunque continueremo a fare, oltre che a portare la denuncia nei posti di lavoro e anche alle iniziative che si terranno, è quella di portare la necessità dell'organizzazione all'interno dei posti di lavoro rispetto alla sicurezza e alla battaglia da fare contro lo sfruttamento ma anche quella per avere degli aumenti salariali. Perchè un altro dato centrale è anche quello delle paghe da fame dei lavoratori oltre a quello dei contratti precari.
Dobbiamo dare dei segnali permanenti di una lotta quotidiana che non può aspettare la prossima strage dei lavoratori.
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