Turandot del Primo maggio,
l'ala dura: l'opera dipende dai tecnici
Teatro alla
Scala, si aprono le buste con la decisione dei dipendenti. Intanto c'è chi
propone di chiamare un service esterno, cambiare spettacolo o data
Milano, 9 febbraio 2015 - Le parole del premier
Matteo Renzi hanno lasciato il segno. E hanno fatto riflettere una volta di
più i lavoratori della Scala. Sia quelli che hanno deciso di essere in teatro
il Primo maggio per l’inaugurazione di Expo, sia quelli che continuano a
rivendicare il diritto di stare a casa. Una cosa è certa: in pochi si sono
sorpresi della presa di posizione del presidente del Consiglio («Pronti a
interventi normativi per evitare figuracce») su una telenovela che va
avanti da settimane. Oggi potrebbe essere (il condizionale resta d’obbligo) un
giorno-chiave per il Piermarini: stamattina, infatti, la dirigenza del teatro,
che ha atteso il rientro da Parigi del dg Maria Di Freda, aprirà le buste
che contengono le risposte dei dipendenti alle lettere inviate dal
sovrintendente Alexander Pereira. Sul responso si possono fare almeno
due pronostici. Il primo: la stragrande maggioranza di professori d’orchestra e
coristi ha risposto affermativamente alla domanda del manager austriaco, dando
seguito a una raccolta-firme consegnata in direzione due mesi fa. Il secondo: ci
saranno parecchie defezioni, forse meno del previsto, tra le maestranze. E sono
proprio quei «no» a mettere in difficoltà la macchina organizzativa.
Sì, perché l’allestimento di un’opera – a maggior ragione la Turandot, seppur
in versione meno mastodontica rispetto al passato e con pochi cambi di scena –
richiede la presenza di tutti i protagonisti. Un esempio su tutti: lo scorso
4 dicembre, il Fidelio per i ragazzi è iniziato un quarto d’ora dopo per
attendere il primo oboe (treno in ritardo), insostituibile nella prima
parte della rappresentazione. Stavolta, invece, tutto o quasi dipende dai
tecnici di palcoscenico, in particolare dagli elettricisti fedeli a Cgil e Cub.
Così qualche delegato pro-Turandot prova a suggerire: «Perché non li prendono
da un service esterno?». In teoria si potrebbe fare: non trattandosi di
una giornata di sciopero, non si profilerebbero gli estremi della condotta
antisindacale. In pratica, però, pare improbabile che Pereira, sempre
attento a non alzare la tensione («Alla fine ciascuno decide per sé e spero
vinca il buon senso, abbiamo bisogno di parlare con tranquillità in queste
settimane » ha detto ieri al Tg1), avalli una decisione simile. Anche perché
nei prossimi mesi arriverà sul tavolo un’altra questione non da poco: il
contratto unico della Scala, da firmare entro gennaio 2016 pena la perdita
dell’autonomia. Meglio evitare strappi. E allora è la Fials a proporre
un’altra soluzione: «Se non ci sono tecnici sufficienti per la Turandot –
ribadisce Giuseppe Nastasi, segretario della sigla maggioritaria tra gli
artisti del Piermarini – possiamo sempre fare un concerto o un altro tipo di
spettacolo». Ipotesi praticabile. Perde quota invece quella caldeggiata
dagli irriducibili Cgil («Non ci faremo intimidire da Renzi» continuano a
ripetere), vale a dire lo spostamento della data. Non sembrano esserci i
margini in calendario: il 30 aprile c’è lo show di Andrea Bocelli sul sito
di Rho-Pero, il 2 maggio l’esibizione dei Berliner diretti da Simon Rattle.
nicola.palma@ilgiorno.net
....e quanto siano false le "ragioni" messe in campo da Renzi e soci lo dimostra la denuncia di altri lavoratori dello spettacolo, che mostra che ci sono in pericolo 850 posti di lavoro
laVerdi, i sindacati a
Franceschini: "Niente contributo, a rischio 850 lavoratori"
Appello dei sindacati la ministro della Cultura
Franceschini: "Non risulta pervenuto il contributo statale, sopravvivenza
a rischio"
Milano, 7 febbraio 2015 - Un appello da
parte dei sindacati al ministro Franceschini per laVerdi, storica orchestra
sinfonica milanese, prima che la situazione precipiti per la mancanza
di fondi: a tutt'oggi non risulta pervenuto il milione di
euro stanziato nel 2013. La richiesta di un incontro "per
illustrare la situazione milanese" e' contenuta in una lettera che
porta la firma di Graziano Gorla, Segretario generale Cgil
Milano, Danilo Galvagni, Segretario Generale Cisl Milano
Metropoli, Paolo Puglisi, Segretario generale SLC-Cgil Milano e Silvio Belleni,
Segretario generale FISTel CISL Milano Metropoli, e che denuncia il
rischio della perdita di posti di lavoro per 850 persone. "Il
fatto che nel 2014 non sia stato erogato il contributo ordinario
annuale, a suo tempo concordato - scrivono - mette a repentaglio
la vita de laVerdi, e con essa 150 posti di lavoro a tempo indeterminato e
altre 700 posizioni di lavoro a tempo determinato. Cio' sarebbe un fatto gravissimo,
in un settore affetto da una cronica disoccupazione, creata da
una domanda di impiego ben al di sopra dell' offerta
occupazionale. Il nostro auspicio e' che, con il Suo impegno, si
risolva concretamente una situazione che rischia di
precipitare". (Fonte AGI)
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