Lavoro volontario per i
cassintegrati. Ma per Poletti “non saranno nuovi Lsu”
Ministero del Lavoro, Anci e Forum del terzo settore
hanno firmato, sulla base del decreto Madia, un protocollo che introduce uno
"scambio" tra ammortizzatori sociali e servizi utili alla
collettività. Le associazioni posteranno sul sito del ministero le attività in
cui vogliono coinvolgere chi riceve un sostegno al reddito. Stanziati 5 milioni
per pagare all'Inail la copertura assicurativa
Uno scambio tra il sostegno in forma di ammortizzatore
sociale e un servizio utile alla collettività. Con il fine di coinvolgere
i lavoratori in difficoltà in attività di volontariato. Questo, in
sintesi, è l’obiettivo di #diamociunamano, il progetto lanciato dal
ministero del Lavoro in collaborazione con Anci e Forum del terzo
settore. L’iniziativa, che nasce come misura sperimentale della
durata di due anni, partirà ufficialmente il 2 febbraio, con la creazione di
una sezione ad hoc sul sito del dicastero. Il progetto è riservato ai
lavoratori in cassa integrazione, contratto di solidarietà, mobilità,
Aspi, mini Aspi e altre forme di sostegno al reddito. L’adesione
è solo su base volontaria: sarà lo stesso cittadino interessato a
doversi attivare per accedere a #diamociunamano e non riceverà alcuna
retribuzione per le attività svolte. Nella sezione dedicata sul sito del ministero,
da lunedì le organizzazioni di volontariato potranno inserire i progetti che
intendono aprire ai lavoratori in difficoltà. Chi fosse interessato
all’iniziativa, dovrà mettersi in contatto direttamente con l’associazione e
comunicare la propria disponibilità. Una volta presi gli accordi, sarà
l’organizzazione a rivolgersi all’Inail per attivare la copertura
assicurativa. L’iniziativa prende le mosse dal decreto Madia,
approvato lo scorso giugno, che all’articolo 12 descrive le linee guida del
progetto e stanzia le risorse necessarie. La norma istituisce presso il
ministero del Lavoro un fondo di 5 milioni di euro per ciascuno dei due
anni interessati, finalizzato a pagare all’Inail la copertura assicurativa da
garantire a quanti aderiranno. Risorse con cui sarà possibile assicurare ogni
anno la partecipazione di circa 18mila persone. Centomila euro sono
riservati alle attività in territori montani. Un altro articolo del decreto
Madia stabilisce, inoltre, che “i Comuni e gli altri enti locali interessati
promuovono le opportune iniziative informative e pubblicitarie finalizzate a
rendere noti i progetti di utilità sociale in corso con le associazioni di
volontariato”. Per questo motivo, Anci e Forum del terzo settore hanno firmato
un protocollo d’intesa per “realizzare la necessaria promozione e
diffusione della misura sperimentale”. Le parti si sono impegnate anche a
portare avanti un monitoraggio dei risultati che darà l’iniziativa. Il
progetto, pur non essendo inquadrato all’interno del Jobs Act, si muove
nella direzione indicata dal governo con la riforma del lavoro. La legge
delega, infatti, annovera tra i principi e criteri direttivi del provvedimento
la “individuazione di meccanismi che prevedano un coinvolgimento attivo”
del soggetto beneficiario di ammortizzatori sociali “al fine di favorirne
l’attività a beneficio delle comunità locali”. I contorni della misura possono
ricordare la vicenda poco confortante degli Lsu, i lavoratori
socialmente utili, fruitori di ammortizzatori sociali e impiegati in servizi di
pubblica utilità che hanno finito per formare un esercito di precari
storici. Non per niente durante la conferenza stampa di presentazione
il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parlando dei futuri aderenti a
#diamociunamano, ha precisato che “non si tratterà di nuovi Lsu”: nel caso
della nuova misura sperimentale, si parla di volontari non retribuiti che si
relazionano con associazioni del terzo settore, mentre gli Lsu sono
lavoratori a tutti gli effetti che prestano il loro servizio per conto di un
ente pubblico.
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