Dall'inizio dell'anno stanno
riprendendo i processi per le lotte fatte dai Disoccupati Organizzati negli
anni passati.
In questo modo lo Stato vorrebbe intimidire i disoccupati che hanno lottato e continuano a lottare per il diritto al lavoro e al salario. Ma si sono illusi e si illudono! Ai "vecchi" disoccupati, se ne sono aggiunti dei nuovi e dalla fine del 2009 ad oggi non passa settimana in cui le Istituzioni, la polizia, i Vigili sceriffo non debbano avere il "grosso problema" della mobilitazione dei Disoccupati Organizzati, che in questo, con coraggio, determinazione, indipendentemente dai periodi di grandi o piccoli numeri, si fanno avanguardia a Taranto della lotta per il lavoro che oggettivamente coinvolge decine di migliaia di disoccupati, tra cui tante donne e, sempre più, migliaia di licenziati.
Essi dimostrano che è necessaria la lotta dura per essere realmente visibili e pesare, non le iniziative pacifiche e innocue; essi dimostrano che nonostante questi processi, queste lotte pagano - buona parte degli uomini, donne, giovani che riempiono gli elenchi dei processi, grazie a quelle lotte oggi lavorano, diventando una sfida verso le Istituzioni e indicando a tutti coloro che stanno male che non siamo noi a dover avere paura ma chi nega lavoro, reddito, vita.
Questi processi dimostrano anche come la Magistratura pure a Taranto, nonostante i suoi tanti elogiatori in città, verso chi lotta, verso i disoccupati, i lavoratori, si comporta come tutte le Magistrature, rispondendo con la repressione a chi osa mettere in discussioni le regole di questo sistema (nonostante tutto Riva che ha causato la morte di tanti operai e cittadini, non si è fatto un giorno di galera, mentre i disoccupati, sì!).
Per tutto questo i disoccupati organizzati non devono essere lasciati soli nei processi. Occorre sviluppare solidarietà, per chi viene processato, ma nell'interesse di tutti coloro che lottano. Su questo costruiremo un'iniziativa in uno dei momenti più decisivi di questi processi.
Chiamiamo a sostenere la "cassa di resistenza", inviando contributi - grandi o piccoli che siano - a:
c/c bancario UNICREDIT BANCA ROMA agenzia Taranto via Marche, 52 intestato a:
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, coordinate bancarie: IT 49 W - ABI 02008 - CAB 15807 n. conto 000011056357. Causale: cassa di resistenza lotta per il lavoro.
In questo modo lo Stato vorrebbe intimidire i disoccupati che hanno lottato e continuano a lottare per il diritto al lavoro e al salario. Ma si sono illusi e si illudono! Ai "vecchi" disoccupati, se ne sono aggiunti dei nuovi e dalla fine del 2009 ad oggi non passa settimana in cui le Istituzioni, la polizia, i Vigili sceriffo non debbano avere il "grosso problema" della mobilitazione dei Disoccupati Organizzati, che in questo, con coraggio, determinazione, indipendentemente dai periodi di grandi o piccoli numeri, si fanno avanguardia a Taranto della lotta per il lavoro che oggettivamente coinvolge decine di migliaia di disoccupati, tra cui tante donne e, sempre più, migliaia di licenziati.
Essi dimostrano che è necessaria la lotta dura per essere realmente visibili e pesare, non le iniziative pacifiche e innocue; essi dimostrano che nonostante questi processi, queste lotte pagano - buona parte degli uomini, donne, giovani che riempiono gli elenchi dei processi, grazie a quelle lotte oggi lavorano, diventando una sfida verso le Istituzioni e indicando a tutti coloro che stanno male che non siamo noi a dover avere paura ma chi nega lavoro, reddito, vita.
Questi processi dimostrano anche come la Magistratura pure a Taranto, nonostante i suoi tanti elogiatori in città, verso chi lotta, verso i disoccupati, i lavoratori, si comporta come tutte le Magistrature, rispondendo con la repressione a chi osa mettere in discussioni le regole di questo sistema (nonostante tutto Riva che ha causato la morte di tanti operai e cittadini, non si è fatto un giorno di galera, mentre i disoccupati, sì!).
Per tutto questo i disoccupati organizzati non devono essere lasciati soli nei processi. Occorre sviluppare solidarietà, per chi viene processato, ma nell'interesse di tutti coloro che lottano. Su questo costruiremo un'iniziativa in uno dei momenti più decisivi di questi processi.
Chiamiamo a sostenere la "cassa di resistenza", inviando contributi - grandi o piccoli che siano - a:
c/c bancario UNICREDIT BANCA ROMA agenzia Taranto via Marche, 52 intestato a:
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, coordinate bancarie: IT 49 W - ABI 02008 - CAB 15807 n. conto 000011056357. Causale: cassa di resistenza lotta per il lavoro.
Dagli atti processuali
Il 17
febbraio vengono processati 21 disoccupate e disoccupati
perchè: “usavano violenza per opporsi a Pubblici Ufficiali mentre compivano atti del proprio ufficio... mentre i PP.UU. Presidiavano l'ingresso del Palazzo di città a causa dei disordini posti in essere da alcuni cittadini... approfittando dell'ingresso nel Palazzo di un agente della Polizia di Stato, forzavano il battente etserno del cancello di ingresso, riuscendo a spalancare il predetto cancello e consentendo l'ingresso dei restanti manifestanti all'interno di Palazzo di città...”.
Il 23 febbraio vengono processati 25 disoccupati e disoccupate
perchè: “...inscenando una manifestazione di dimostranti aderenti alla sigla sindacale Slai cobas disoccupati organizzati, salendo a bordo di convogli ferrovieri in partenza,ovvero in transito dalla stazione ferroviarie per portarsi a Bari benchè sprovvisti dei titoli di viaggio e rifiutandosi di scendereper un considerevole lasso di tempo, cagionavano l'interruzione del pubblico servizio di trasporto.... (e) perchè in concorso tra loro... promuovevano la riunione... cui partecipavano 30 dimostranti con al seguito striscioni e megafono, senza preventivo avviso al Questore...”.
perchè: “usavano violenza per opporsi a Pubblici Ufficiali mentre compivano atti del proprio ufficio... mentre i PP.UU. Presidiavano l'ingresso del Palazzo di città a causa dei disordini posti in essere da alcuni cittadini... approfittando dell'ingresso nel Palazzo di un agente della Polizia di Stato, forzavano il battente etserno del cancello di ingresso, riuscendo a spalancare il predetto cancello e consentendo l'ingresso dei restanti manifestanti all'interno di Palazzo di città...”.
Il 23 febbraio vengono processati 25 disoccupati e disoccupate
perchè: “...inscenando una manifestazione di dimostranti aderenti alla sigla sindacale Slai cobas disoccupati organizzati, salendo a bordo di convogli ferrovieri in partenza,ovvero in transito dalla stazione ferroviarie per portarsi a Bari benchè sprovvisti dei titoli di viaggio e rifiutandosi di scendereper un considerevole lasso di tempo, cagionavano l'interruzione del pubblico servizio di trasporto.... (e) perchè in concorso tra loro... promuovevano la riunione... cui partecipavano 30 dimostranti con al seguito striscioni e megafono, senza preventivo avviso al Questore...”.
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