“Il denaro, come mediatore
della circolazione delle merci, riceve la funzione di mezzo della
circolazione.”
Questa funzione si sviluppa tra le molte contraddizioni in cui si dibatte il sistema sociale fondato sul capitale. Una delle contraddizioni, come abbiamo visto fin dal principio, è la presenza all’interno della merce di due “valori” il valore d’uso e il valore (valore di scambio), questa opposizione interna, questa contraddizione immanente, che la merce ha per così dire quando sta ferma, nello “stato di quiete”, si manifesta apertamente durante il processo di scambio in varie forme; nello scambio la merce si raddoppia fisicamente, da una parte la merce che deve cambiare di mano e dall’altra la merce-denaro.
Dice Marx “…Lo svolgimento della merce non supera tali contraddizioni, ma crea la forma entro la quale esse si possono muovere. Questo è, in genere, il metodo col quale si risolvono le contraddizioni reali. Per esempio, è una contraddizione che un corpo cada costantemente su di un altro e ne sfugga via con altrettanta costanza. L'ellisse è una delle forme del moto nelle quali quella contraddizione si realizza e insieme si risolve.”
Questa funzione si sviluppa tra le molte contraddizioni in cui si dibatte il sistema sociale fondato sul capitale. Una delle contraddizioni, come abbiamo visto fin dal principio, è la presenza all’interno della merce di due “valori” il valore d’uso e il valore (valore di scambio), questa opposizione interna, questa contraddizione immanente, che la merce ha per così dire quando sta ferma, nello “stato di quiete”, si manifesta apertamente durante il processo di scambio in varie forme; nello scambio la merce si raddoppia fisicamente, da una parte la merce che deve cambiare di mano e dall’altra la merce-denaro.
Dice Marx “…Lo svolgimento della merce non supera tali contraddizioni, ma crea la forma entro la quale esse si possono muovere. Questo è, in genere, il metodo col quale si risolvono le contraddizioni reali. Per esempio, è una contraddizione che un corpo cada costantemente su di un altro e ne sfugga via con altrettanta costanza. L'ellisse è una delle forme del moto nelle quali quella contraddizione si realizza e insieme si risolve.”
“Finché il
processo di scambio fa passare merci dalla mano nella quale sono valori non
d'uso alla mano nella quale sono valori d'uso, esso è ricambio
organico sociale. Il prodotto d'un modo di lavoro utile
sostituisce il prodotto d'un altro modo di lavoro utile. Una volta giunta al
luogo dove serve come valore d'uso, la merce cade dalla sfera dello scambio di
merci nella sfera del consumo. Qui c’interessa solo la prima…” la sfera
dello scambio.
Nello
scambio quindi la merce cambia forma: uno aveva nelle mani una merce e si
ritrova denaro e poi di nuovo una merce.
“Accompagniamo
ora un qualsiasi possessore di merci, per es. il tessitore di lino” dice Marx,
che va al mercato per vendere a qualcuno che deve comprare. “Dunque il processo
di scambio si compie in due metamorfosi opposte e integrantisi
reciprocamente: trasformazione della merce in denaro e retrotrasformazione del
denaro in merce… unità dei due atti: vendere per comprare.”
“Dal suo
punto di vista l'intero processo procura soltanto lo scambio del prodotto
del suo lavoro con prodotto di lavoro altrui, lo scambio dei prodotti.” Ha
scambiato la sua tela (la vende e riceve in cambio del denaro) per es. con un
libro,una Bibbia (lo compera con il denaro).
“Il processo
di scambio della merce si compie dunque nei seguenti mutamenti di forme:
Merce — Denaro — Merce
M — D — M
“Quanto
al contenuto materiale il movimento è M-M, scambio di merce con merce, ricambio
organico del lavoro sociale, nel cui risultato si estingue il processo
stesso.”
Dunque
vendita e compera: “Le due fasi inverse del movimento della metamorfosi delle
merci costituiscono un ciclo… Il ciclo percorso dalla serie di
metamorfosi di ogni merce s'intreccia così inestricabilmente con i cicli
d'altre merci. Il processo complessivo si rappresenta come circolazione
delle merci.”
Ma questo
scambio, nella realtà del sistema capitalistico, non avviene
direttamente tra i due possessori di merci.
“La
circolazione delle merci differisce dallo scambio immediato dei prodotti, essenzialmente,
e non soltanto formalmente. Basta dare uno sguardo retrospettivo al
processo. Il tessitore ha certo scambiato tela con Bibbia, merce propria con
merce altrui. Ma questo fenomeno è vero solo per lui. Il rivenditore di
Bibbie, che preferisce il caldo al freddo, non pensava di scambiare tela con
Bibbia, mentre il tessitore non sa nulla del fatto che contro la sua tela è
stato scambiato grano, ecc. La merce di B sostituisce la tela di A, ma A e B
non scambiano reciprocamente le loro merci. Di fatto può
accadere che A e B comprino vicendevolmente l'uno dall'altro, ma tale
relazione particolare non ha affatto la sua condizione nei rapporti generali
della circolazione delle merci.” Infatti considerando “… la metamorfosi
complessiva d'una merce… Come la stessa merce percorre successivamente le
due trasformazioni reciproche, e da merce diviene denaro, da denaro merce, così
lo stesso possessore di merci cambia successivamente le parti di venditore e
compratore. Dunque questi non sono caratteri fissi, anzi sono
caratteri che variano continuamente di persona…”
Per questo è
insensato nel sistema del capitale pensare che per ovviare ai problemi della
“mancanza di denaro”, per esempio, si possa ricorrere al baratto, allo scambio
diretto!
Una cosa
molto importante succede nello sviluppo del capitalismo, che costringe gli
esseri umani a relazionarsi l’uno con l’altro.
Dice Marx: “Da una parte si vede qui come lo
scambio di merci spezzi i limiti individuali e locali dello
scambio immediato di prodotti e sviluppi il ricambio organico del lavoro umano.
Dall'altra parte si sviluppa tutta una sfera di nessi sociali naturali
incontrollabili dalle persone che agiscono. Il tessitore può vendere
soltanto tela, perché il contadino può vendere solo grano…”
E, inoltre,
è vero, dice Marx, che “Nessuno può vendere senza che un altro compri. Ma
nessuno ha bisogno di comprare subito, per il solo fatto di aver venduto.”
Perciò, altro fattore importantissimo: “La circolazione spezza i limiti
cronologici, spaziali e individuali dello scambio di prodotti proprio
perché nell'opposizione di vendita e compera scinde l'identità immediata
presente nel dare in cambio il prodotto del proprio lavoro e nel prendere in
cambio il prodotto del lavoro altrui.”
Tutto questo
perché: “… La divisione sociale del lavoro rende il suo lavoro
tanto unilaterale quanto ha reso molteplici i suoi bisogni…” e la sua vendita
infatti si risolve non in una sola, ma in una serie di compere. “Ma
la divisione del lavoro è un organismo spontaneo di produzione, le cui
fila si sono tessute e continuano a tessersi alle spalle dei produttori di
merci.”
Da questa
condizione oggettiva viene anche la difficoltà di realizzazione della vendita:
“Anche se il lavoro, come quello del nostro tessitore di lino, è membro
patentato della divisione sociale del lavoro, con ciò non è ancora garantito
affatto il valore d’uso proprio delle sue braccia di tela. Se il
bisogno sociale di tela, che ha la sua misura come tutto il resto, è
soddisfatto già da tessitori rivali, il prodotto del nostro amico diventa
sovrabbondante, superfluo e con ciò inutile… [si ha sovrapproduzione, ndr]
e il tessitore non si reca al mercato per fare regali. Ma poniamo che il valore
d’uso del suo prodotto faccia buona prova, e che quindi dalla merce si tragga
denaro. Ora si domanda: quanto denaro? Certo, la risposta è anticipata nel
prezzo della merce, esponente della sua grandezza di valore. Prescindiamo da
eventuali errori soggettivi di calcolo del possessore di merce, che vengono
subito corretti oggettivamente sul mercato; [cioè, è inutile che il
venditore provi ad alzare o ad abbassare il prezzo a proprio piacimento, perché
anche gli altri faranno lo stesso! E alla fine il prezzo oscilla attorno al
valore reale della merce, ndr] ed abbia il possessore di merce speso nel
suo prodotto soltanto la media socialmente necessaria di tempo di lavoro.
Quindi il prezzo della merce è soltanto nome di denaro della quantità di
lavoro sociale oggettivata in essa. Ma le nostre antiche e patentate
condizioni di produzione della tessitura sono entrate in fermento, senza
permesso e all'insaputa del nostro tessitore. Quel che ieri era, senza
possibilità di dubbio, tempo di lavoro socialmente necessario alla produzione
d'un braccio di tela, oggi ha cessato di esser tale, come il possessore di
denaro dimostra zelantemente con le quotazioni dei prezzi di vari rivali del
nostro amico. Per sua disgrazia ci sono molti tessitori al mondo.”
Se al posto
di tessitori mettiamo per esempio “produttori di petrolio” abbiamo davanti agli
occhi il “fenomeno economico” visibile a tutti che si può seguire in diretta,
per così dire, in questi giorni.
“Poniamo
infine che ogni pezza di tela disponibile sul mercato contenga soltanto tempo
di lavoro socialmente necessario. Tuttavia, la somma complessiva di queste
pezze può contenere tempo di lavoro speso in modo superfluo. Se lo stomaco
del mercato non è in grado di assorbire la quantità complessiva di tela al
prezzo normale… [facciamo ancora l’esempio del petrolio: i vari produttori,
dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti stanno producendo troppo per lo stomaco
del mercato! In questo caso, per la lunga crisi, e il prezzo scende. ndr]
di nuovo ciò prova che è stata spesa in forma di tessitura una parte troppo
grande del tempo complessivo sociale di lavoro. L'effetto è lo stesso che se
ogni singolo tessitore avesse impiegato nel suo prodotto individuale più del
tempo di lavoro socialmente necessario… Tutta la tela sul mercato vale
soltanto come un solo articolo di commercio, ogni pezza vale soltanto
come parte aliquota di esso.” Abbiamo già detto per il petrolio, ma questo tipo
di esperienza la si può fare in piccolo anche quando si va ai mercatini
rionali: durante la giornata i prezzi soprattutto di alcune merci si
assomigliano sempre più e calano progressivamente… è più difficile naturalmente
percepire questi movimenti quando sono a livello di mercato mondiale.
Quindi in
questa divisione sociale del lavoro non è casuale soltanto ciò che si
produce ma anche in quanti producono lo stesso tipo di merce e ciò
comporta che “I nostri possessori di merci scoprono quindi che quella stessa
divisione del lavoro che li aveva resi produttori privati indipendenti,
rende poi indipendente anche proprio da loro il processo sociale di
produzione e i loro rapporti entro questo processo, e che l'indipendenza delle
persone l'una dall'altra s'integra in un sistema di dipendenza onnilaterale e
imposta dalle cose.”
Con buona
pace di tutte le chiacchiere e la retorica dei capitalisti e dei loro lacchè
sul singolo, sulla capacità degli individui, sul “farsi da soli” ecc.
Questo
scambio generale, questa circolazione di merci, abbiamo visto, viene
mediata dal denaro.
Come dice
Marx: “La divisione del lavoro trasforma il prodotto del lavoro in merce e
così rende necessaria la trasformazione di esso in denaro….”
“Per
funzionare come denaro, l'oro deve, naturalmente, entrare nel mercato delle
merci, in un qualche punto…” dice Marx, ma “Fino a questo punto [dello
svolgimento dell’analisi del capitale, ndr] noi non conosciamo altro
rapporto economico fra gli uomini all'infuori di quello fra possessori di
merci: rapporto per il quale essi si appropriano prodotto di lavoro altrui
soltanto alienando il proprio. Quindi un possessore di merci si può presentare
ad un altro soltanto come possessore di denaro, o perché il suo
prodotto di lavoro possiede per natura la forma di denaro, e dunque
è materiale di denaro, oro, ecc.; oppure perché la sua merce ha già cambiato
pelle e s'è spogliata della sua forma d'uso originaria. Per funzionare come
denaro, l'oro deve, naturalmente, entrare nel mercato delle merci, in un
qualche punto. Questo punto sta alla sua fonte di produzione, [abbiamo
già detto che oggi la “fonte di produzione” sono le banche statali che stampano
moneta, ndr] dove esso si scambia come prodotto immediato di lavoro, con
un altro prodotto di lavoro dello stesso valore. Da questo momento in poi, però,
esso rappresenta costantemente prezzi realizzati di merci. Astrazione
fatta dallo scambio dell'oro con merce alla sua fonte di produzione, l'oro
in mano di ogni possessore di merci è la forma mutata della sua merce alienata,
prodotto della vendita ossia della prima metamorfosi della
merce M-D.”
Quindi, se
uno ha denaro in mano vuol dire che ha venduto una merce, ma se uno non ha
merci da vendere, cosa vende?
Nella forma
di denaro, perciò la merce si è spogliata della forma originaria, “Quindi
– dice Marx - nel denaro non si vede di che stampo è la merce in esso
trasformata. Una merce, nella sua forma di moneta, ha l'identico
aspetto dell'altra. Quindi il denaro può essere sterco, benché lo sterco non
sia denaro…” e, ancora “…Poiché la merce scompare nel suo farsi denaro, dall'aspetto
del denaro non si vede come esso arrivi nelle mani del suo possessore, o che
cosa si sia trasformato in denaro. Non olet, quale che sia la sua
origine. Da una parte rappresenta merce venduta, dall'altra merci acquistabili.”
E che fine
fa questo denaro una volta acquistata la merce, una volta che l’ha fatta
circolare?
“Il processo
di circolazione non si estingue perciò, come lo scambio immediato di prodotti,
col cambiamento di luogo e di mano dei valori d'uso. Il denaro non scompare
per il fatto che alla fine cade fuori della serie di metamorfosi di una merce.
Esso torna sempre a precipitare su un punto della circolazione sgombrato
dalle merci. Per esempio, nella metamorfosi complessiva della tela: tela-denaro-Bibbia,
la prima a cadere fuori della circolazione è la tela; il denaro le
subentra; poi cade dalla circolazione la Bibbia; il denaro le subentra. La
sostituzione di merce con merce lascia contemporaneamente il denaro attaccato
alla mano di un terzo. La circolazione essuda continuamente denaro.”
Le merci
circolano, il denaro è il mezzo della loro circolazione, il capitale non sta
mai fermo, è la contraddizione vivente e trova le sue forme di movimento,
ma
“Che i
processi contrapponentisi indipendentemente l'uno dall'altro costituiscano una
unità interna, significa però anche che la loro unità interna si muove in opposizioni
esterne. Se il farsi esteriormente indipendenti dei due momenti, che internamente non sono
indipendenti perché s'integrano reciprocamente, prosegue fino ad un certo
punto, l'unità si fa valere con la violenza, attraverso ad una crisi.
L'opposizione immanente alla merce,
-
di valore
d'uso e valore,
-
di lavoro
privato che si deve allo stesso tempo presentare come lavoro immediatamente sociale,
-
di lavoro
concreto particolare che allo stesso tempo vale solo come lavoro astrattamente
generale,
-
di
personificazione dell'oggetto e oggettivazione della persona;
questa
contraddizione immanente riceve le sue forme sviluppate di movimento
nelle opposizioni della metamorfosi delle merci. Quindi queste forme
includono la possibilità, ma soltanto la possibilità delle crisi. Lo
sviluppo di tale possibilità a realtà esige tutto un ambito di rapporti che dal
punto di vista della circolazione semplice delle merci non esistono ancora.”
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