sabato 3 novembre 2018

3 novembre - per il dibattito, ma anche per l'azione: FASCIO-POPULISMO E OPERAI: CHIAREZZA MA ANCHE LOTTA - Parla un operaio della Tenaris di Bergamo di proletari comunisti

Il governo Salvini/Di Maio è il peggiore possibile, perchè come diceva Lenin: “I demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia”.
I peggiori, perché risvegliano i cattivi istinti della folla e perché è difficile, per la devastazione della coscienza di classe operata dalla “sinistra”, dalla Cgil, per gli operai arretrati riconoscere questi nemici che si presentano qualche volta anche come amici.
Ora i padroni si rivolgono alle forze fascio-populiste, perché le ritengono più adatte ad ingannarci; ma queste forze sono come e peggio di quelle che ci hanno governato finora e usano il razzismo per ingannarci, per deviare la nostra lotta e metterci al carro dei padroni sfruttatori.
Lega e 5stelle fanno gli interessi della media e piccola borghesia, di padroncini e padroni di medie/piccole industrie che costituiscono la maggioranza del tessuto produttivo che nel periodo di crisi ha ristretto margini di profitto.
Bergamo, per ragioni storiche e basi di classe è diventata il cuore della Lega. Il fascio-populismo, con
al centro la questione razzista dei migranti, è penetrato anche nelle fila operaie, e in particolare nell'aristocrazia operaia che ha paura di perdere qualche privilegio.

Un operaio in una maniglieria diceva: «Matteo Salvini mi piace di più perchè è moderno. Adesso mi aspetto che faccia quello che ha promesso. In Italia ci sono troppi clandestini. Quelli che lavorano in fabbrica con me vanno bene. Gli altri che vanno in giro per il paese senza fare niente è meglio che tornino a casa loro. Il colore della pelle non c’entra. C’entra che noi non possiamo lavorare per far star bene anche loro». A Odolo uno su quattro è straniero. Chi lavora in fabbrica è accettato. Poi si vorrebbe che sparisse:
Un operaio alla Ferriera Valsabbia, una delle due fonderie rimaste in questo paese che il ferro lo lavora da dieci secoli. Dopo una vita, questa è la prima volta che non ha votato Lega. Ma lo spirito è sempre quello lì: «Ho votato i 5 stelle. Avevo voglia di cambiare. Avrei potuto votare chiunque non del centrosinistra e di questo governo. Cosa mi aspetto adesso? Che cancellino la riforma della signora Fornero che mi vuole a lavorare ancora in fonderia per altri sedici anni».
Altri operai che hanno votato Lega dicevano: «Il nostro non è stato solo un voto di protesta. È stato un voto di cambiamento. E adesso mi aspetto che cambi tutto».
Ma tutto questo è stato anche il frutto negli anni del ruolo nefasto della falsa sinistra, riformista e opportunista, e dei sindacati confederali che hanno azzerato la coscienza di classe degli operai e la loro funzione storica di essere i becchini di questa società capitalista/imperialista che genera sfruttamento miseria e guerra. Tra gli operai dobbiamo fare chiarezza ma è necessaria anche una lotta. Sono i padroni, i borghesi che sfruttano noi operai al di là del colore della pelle, e che attraverso la concorrenza fra proletari abbassano a tutti il salario e creano un enorme esercito di riserva - “Se ci sono tanti disoccupati la colpa è dei padroni e non degli immigrati”. Noi operai, siamo italiani o stranieri, lavoriamo finchè il nostro lavoro/sfruttamento accresce il capitale e veniamo gettati in strada quando non serviamo più al capitale. Il nemico è in casa nostra e noi dobbiamo fare la guerra ai padroni e ai loro governi, non ai migranti che oggi possono essere il miglior alleato degli operai per ribaltare questo sistema. Così come dobbiamo apertamente contrastare nelle fila degli operai il cancro del nazionalismo, portato in realtà non solo dalla Lega ma anche da settori dei sindacati confederali e da una parte della “sinistra” (eurostop, ecc.). Nazionalismo in questo sistema vuol dire solo difendere gli interessi nazionali della classe che ha il potere. Occorre la riorganizzazione del sindacalismo di classe e del partito del proletariato, altrimenti lasciamo la parte più arretrata dei lavoratori all’influenza reazionaria che fa danni non tanto sul piano elettorale quanto sul piano sociale, in quanto indebolisce la battaglia come classe operaia e ci pone ancora più alla mercè dei padroni e delle forze reazionarie che sono le più radicali sostenitrici del potere dittatoriale del capitale.
Ma come diceva Marx, gli operai sono il motore della storia, siamo quelli che produciamo tutta la ricchezza di questo sistema e che non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene.


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