mercoledì 26 febbraio 2020

26 febbraio - Martedì 25.2 Con i lavoratori di diverse aziende è stato fatto un primo punto sulla situazione coronavirus nelle fabbriche e non della zona di Bergamo

Tutti gli operai hanno riconosciuto e denunciano che la produzione sta prevalendo sulla tutela della
salute e della sicurezza per i lavoratori nei reparti
le indicazioni e le azioni aziendali rispetto al virus vanno da quelle formali che riprendono i comunicati
sanitari ufficiali a quelle restrittive per limitare la presenza di lavoratori provenienti dalle cosiddette zone
‘rosse’, ma sono indicazioni che anche quando esprimono una correttezza formale, risultano
contraddittorie sul piano dell’efficacia pratica.
Per fare alcuni esempi,
vengono allontanati dal lavoro gli operai provenienti dalle zone infette dopo che hanno lavorato gomito a
gomito con molti altri operai sulle linee, che continuano a produrre normalmente
vengono date indicazioni sulle distanze da tenere tra colleghi, diverse per ogni settore, ma la distanza si
riduce a seconda delle mansioni, ovvero il principio non è più quello sanitario ma il non ostacolare la
produzione;
Anche quando procedono a svuotare la fabbrica le direzioni lasciano i problemi, compreso quello
salariale, sulle spalle degli operai, che non possono certo essere reimpiegati nel telelavoro, scaricandosi
delle loro responsabilità a cui dovrebbero invece fare fronte e garantire la produzione in sicurezza.
Palese il caso Same che sta attuando una ristrutturazione attraverso i cds, ha chiuso per una settimana.
Per arrivare a quelle palesemente inadatte, vero fumo negli occhi per i lavoratori,
come la distribuzione e l’uso di mascherine cosiddette chirurgiche del tutto inadatte, fatto avvenuto anche
tra le corsie degli ospedali per mancanza di quelle appropriate;
vengono date le mascherine comunemente usate in alcune aree di produzione anche agli operai di altri
reparti ma solo per farli produrre tranquilli, dal momento che non hanno i filtri e non sono del modello
indicato come efficace.
Manca persino il sapone in alcune fabbriche, ma in generale non esiste il tempo materiale per lavarsi le
mani stetti dai ‘normali’ ritmi di lavoro sulle affollate linee di produzione!
Nel complesso le aziende hanno la coda di paglia. Quando si chiedono chiarimenti fanno seguire
comunicati arrangiati nelle vetrinette aziendali, o autocertificazioni con le quali i lavoratori si dovrebbero
assumere la responsabilità della prevenzione nel luogo di lavoro garantendo persino di non essere venuti
in contatto con persone a rischio.
Davanti ai padroni che come appare evidente anche oggi al tempo del virus, cercano di usare la loro
autorità, il loro comando sulla massa degli operai, per millantare una tutela della salute che non fanno, per
garantirsi invece la produzione regolare,
gli operai in massa e organizzati devono reagire, rivoltare questa sottomissione, prendere nelle loro mani
la salute e la sicurezza nelle fabbriche senza fiducia ne’ delega alle aziende che agiscono solo per
garantirsi il profitto sulla pelle degli operai.
In questa direzione prosegue e si sviluppa l’attività del sindacato,
con interventi specifici nelle aziende dove si è presenti,
facendo leva sui gruppi già organizzati di operai, prezioso il contributo dei lavoratori della sanità, per
raccogliere più forze, al servizio di un’azione che vorrebbe arrivare, non solo nei reparti, ma anche tra le
mass popolari dei paesi, per costruire un orientamento e una posizione di classe, contro la gestione emergenziale che governo e parte delle strutture sanitarie
stanno facendo del corona virus a base di disinformazione, quarantene, isolamento, coprifuoco sanitario
che alimenta solo paure, sparate e speculazioni, quando non aperto razzismo alla Salvini.
Slai Cobas per il sindacato di classe
Dalmine via Marconi 1

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