Dall'intervento del compagno operaio dello Slai Cobas sc della Tenaris Dalmine all'assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi tenutasi in via telematica il 29 novembre: "Unità nella chiarezza".
"Partiamo dal fatto che in tantissime fabbriche, ad esempio la Tenaris Dalmine è una di queste, ci troviamo a contrastare i piani di ristrutturazione dei padroni che stanno cogestendo con una parte dei confederali gli interessi dei padroni e governo. In sostanza, piani in cui gli operai, che non sono più in grado di produrre al 110% e che hanno avuto negli anni migliori condizioni contrattuali, vengono sostituiti con apprendisti, con accordi che stabiliscono un prezzo per una “buona uscita” per una vita di sfruttamento, e li chiamano “volontari”... Ci troviamo di fronte ad una duplice problematica: da un lato c'è il peggioramento e l'attacco alle condizioni di lavoro per quelli che restano, ma c'è anche un attacco sul piano ideologico e di forza dei lavoratori. La forza-lavoro che rimane è quella che praticamente dice: ok, noi siamo sulla stessa barca dei padroni... Questi operai, quindi, sono quelli che quando vai fuori dalla fabbrica con l'iniziativa del Patto d'azione per rilanciare la piattaforma – che non dimentichiamo è quella che è stata assunta anche dall'assemblea di Bologna di 500 lavoratori – ci troviamo con operai che ci dicono: “eh, ma se chiudono i padroni...”, che sposano ideologicamente le questioni che pongono i padroni; in questo senso non è possibile secondo noi non fare chiarezza sui confederali e anche sul ruolo di coloro che stanno all'opposizione dei sindacati confederali. Questi
dell'"opposizione" non possono dire - rispetto ai sindacati confederali - che è un problema di “burocrazia”, non possono venire a questa assemblea come se niente fosse; perchè l'unità deve partire da dei presupposti, che tutti vogliamo costruire un'opposizione politico, sociale, sindacale nella situazione concreta. Non ci sono due piani di azione. Il piano importantissimo dell'assemblea dei lavoratori e delegati combattivi ha una sua funzione se è appunto in funzione di alimentare effettivamente con le lotte concrete attraverso i punti della piattaforma una lotta vera. Non ci devono essere differenze di linea. Se, per esempio, in una fabbrica come la Dalmine, come in tante altre, i sindacati confederali ti vengono a dire: licenziamenti volontari, la battaglia fondamentale è quella per la riduzione dell'orario di lavoro, per sostenere la battaglia patrimoniale; così come si deve far parte come lavoratori combattivi del Patto d'azione, perchè bisogna attrezzarsi, non possiamo aspettare... Certo, tutti auspichiamo che si arrivi ad una grande protesta, sempre più forte, e più larga ma questa protesta, questo sciopero, queste iniziative di lotta non possono venire che attraverso due cose: una, che l'unità si fa con la chiarezza, e la chiarezza si fa con quelli che tutti i giorni devono combattere in fabbrica i padroni e anche quei sindacati di base che praticamente utilizzano le stesse modalità dei confederali, e non sono sicuramente interessati a costruire un fronte di classe contro padroni, governo per ribaltare questo stato, non sono interessati a lottare contro i decreti sicurezza e a stare contro la repressione, ma, anzi, fanno parte della repressione dello Stato contro gli operai combattivi. Questo è un punto dirimente. Due, è chiaro che si vuole l'unità, ma l'unità si deve fare sui principi. Non dobbiamo fare un'intersindacale ne pensare che indichiamo una data dello sciopero generale e si fa; bisogna mettere in campo un percorso in particolare nelle fabbriche in cui la situazione non è semplice, però bisogna cominciare a portare la contraddizione, la posizione di classe. Questo è già iniziato in embrione anche con lo sciopero dei metalmeccanici, però deve proseguire, perchè dall'altro lato è vero che le condizioni nelle fabbriche sono pessime, ma sono anche buone perchè le condizioni concrete e materiali sono più forti di quello che sono le nostre idee.
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