domenica 9 gennaio 2022

9 gennaio - INTERVENTO DA GENOVA ALL'ASSEMBLEA AUTOCONVOCATA DI SABATO 8 GENNAIO

 

Questi ultimi due anni, dominati dalla pandemia, non hanno però visto lo stravolgimento dell'andazzo delle attività lavorative: i licenziamenti non si sono fermati, e le delocalizzazioni tanto meno.

Come tutti i territori italiani, anche le province di Genova e Alessandria hanno visto crisi aziendali, anche profonde, che però, in generale, non hanno visto adeguate risposte sindacali.

Per quanto riguarda il capoluogo ligure, oltre a tutte le problematiche legate all'ex Ilva a livello nazionale - che inevitabilmente si riverberano anche sullo stabilimento di Cornigliano - si deve registrare una pericolosa mancanza di sicurezza anche nella ferrovia interna, dove recentemente si è registrato un deragliamento.

Un'altra ormai annosa questione è legata al trasferimento dei siti produttivi, di Sestri Ponente e Savona, della Piaggio Aero Industries nei pressi dell'aeroporto - voluto da Claudio Scajola per facilitarsi l'andata e ritorno, da Imperia a Roma, quando era ministro degli Affari Interni - di Villanova d'Albenga (SV).

L'obiettivo, sin dall'inizio di questa vicenda, era chiaramente quello di svendere l'azienda a nuovi padroni, con l'avallo dei sindacati confederali: al momento alcune produzioni - legate all'ambito militare, soprttutto droni - sembrano aver congelato i piani, ma ci si aspetta una accelerazione improvvisa.

Nel resto della regione assistiamo ad alcune altre problematiche: in particolare alla ex Oto Melara della Spezia c'è stata recentemente una mobilitazione operaia, contro il pericolo di svendita dell'azienda all'estero, in favore di un suo acquisto da parte dalla Fincantieri.

Dall'altra parte del territorio, in provincia di Savona son invece due le vertenze maggiori aperte; la prima riguarda la Sanac di Vado Ligure, un'azienda che dovrebbe, secondo gli accordi firmati con il governo, finire nelle mani di Arcelor Mittal: peccato che questa non si decide a provvedere in tal senso.

Mi sembra doveroso, in questo caso, segnalare il fatto che lo stabilimento gemello di Massa ha visto la mobilitazione delle maestranze, per quanto ridotta alla richiesta di intervento urgente alle istituzioni borghesi, mentre i liguri sembrano inerti anche in questo senso.

Infine, sempre nella stessa provincia, esiste un'altra realtà in sofferenza: si tratta della Funivia che collega il porto di Vado Ligure con Cairo Montenotte, dove approda il carbone necessario al funzionamento delle aziende del territorio, quale l'Italiana Coke: da inizio dell'anno l'azienda è in liquidazione, ed i posti di lavoro sono a rischio.

Per quanto concerne il Basso Piemonte, al netto delle lotte nel settore della logistica che investono da tempo la zona del tortonese, possiamo aggiungere le problematiche legate ad un altro preciso centro di zona: Novi Ligure.

Qui insiste un altro sito dell'ex Ilva che, come già precisato per quello genovese, risente ovviamente delle poblematiche legate a Taranto: la differenza principale con i lavoratori liguri è che - mentre a Genova la Fiom è scesa in piazza massicciamente per contrastare le scelte del governo centrale - qui non si sono segnalati analoghi movimenti.

Restano da segnalare due importanti lotte sul territorio: soprattutto quella che ha visto i lavoratori dell'industria dolciaria Pernigotti difendere con successo il sito produttivo dalle mire di delocalizzazione e chiusura dello stabilimento, ad opera dei padroni turchi della Toksoz.

Va segnalato che la mobilitazione non deve in alcun modo esaurirsi, visto che la proprietà gioca sporco: un esempio si è avuto in occasione di queste festività appena trascorse, quando sul mercato sono stati immessi cestini con il logo dell'azienda e l'indicazione del luogo di produzione a Novi Ligure, mentre i lavoratori hanno denunciato il fatto che non sono stati prodotti lì; inoltre, mentre accadeva questo, i padroni annunciavano la perdita della produzione prevista per le feste pasquali.

Infine, mi occorre segnalare la lotta che ha investito il Consorzio Intercomunale Trasporti, un'azienda partecipata da oltre venti Comuni della zona; qui si sono svolte - tra ottobre e novembre scorso - svariate giornate di sciopero con blocco TOTALE delle corse: il risultato è stato che i lavoratori hanno ottenuto il pagamento delle due mensilità nelle quali hanno svolto la propria mansione senza ricevere lo stipendio, e la cessione dell'azienda alla romana Trotta Bus Service.

Per concludere, adesso anche l'azienda che si occupa del trasporto pubblico nella zona dell'ovadese è in forte sofferenza, essendo entrata in regime di liquidazione nei primi giorni dell'anno: anche in questo caso sembra che il destino della Società Autolinee Alto Monferrato Ovadese sia quello di finire nel portafogli di Trotta Bus Service.

Ultimo, ma di certo non per importanza, è un dato allarmante che viene dalla provincia di Alessandria: secondo quanto scrive il giornale Il Piccolo di lunedì tre gennaio (questo il link https://www.ilpiccolo.net/generic/2022/01/03/news/infortuni-mortali-sul-lavoro-alessandria-e-tra-le-peggiori-134421, n.d.r.), in tema di morti sul lavoro il territorio sarebbe uno dei peggiori, nel rapporto tra il numero dei morti e quello degli occupati.

Questo dimostra, ancora una volta, la necessità della rivitalizzazione della battaglia contro questa piaga dovuta al sistema capitalista, attuabile soltanto con lo sviluppo della Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro e sul territorio.

Slai Cobas per il sindacato di classe - Genova Alessandria


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