di
Carlo
Soricelli *
Come fa un paese civile e moderno sopportare che in
soli due giorni (17/18 gennaio 2024) ci siano 10 lavoratori morti sul
lavoro? Per poi ricordare che ce ne sono già moltissimi anche in
itinere.
La strage occultata da interessi e menefreghismo.
Voglio citare la Senatrice Liliana Segre quando diceva nel caso della
deportazione che quello che faceva più male era l’indifferenza
verso quello che accadeva: Tutti sapevano e anche oggi sanno che c’è
un’autentica strage di lavoratori, mai stati così tanti, ma alla
nostra classe dirigente non importa nulla.
Ecco le province della strage. ma vorrei dire la mia
sul limite ai 30 all’ora nella mia città.. E’ un limite
sacrosanto, vi faccio l’esempio: cinque degli ultimi morti sul
lavoro sono autotrasportatori, muoiono per malori, per la stanchezza
per turni di lavori massacranti e in questo coinvolgono tanti altri
cittadini e lavoratori; alla guida di altri mezzi, pedoni, ciclisti,
soprattutto nelle aree urbane. Ai 30 all’ora è facile che si
salvino, ai 50 muoiono.
Ma come si vede dalle polemiche strumentali, le vite
di chi lavora e in generale dei cittadini, e anche di bambini, non
contano niente.
Report morti sul lavoro nell’intero 2023
E’ finito il sedicesimo anno di monitoraggio dell’Osservatorio
Nazionale di Bologna morti sul lavoro; un 2023 orribile che si è
concluso con 985 morti sui luoghi di lavoro uno spaventoso aumento
del 23,2% rispetto ai morti sui luoghi di lavoro del 2022 dove
registrammo 755 morti. Se si aggiungono tutti i morti sul lavoro,
compreso l’itinere, così come li conta INAIL arriviamo a contarne
1467.
Mai stati così tanti da quando ho aperto
l’Osservatorio il 1° gennaio 2008, con un aumento rispetto a
quell’anno del 36% se si contano tutti i morti sul lavoro, anche
quelli in nero e che hanno un’assicurazione diversa da INAIL.
Percentualmente le morti nelle varie categorie sono sempre le stesse
e colpiscono in ordine decrescente: agricoltura, che ha avuto
quest’anno 167 agricoltori schiacciati dal trattore, edilizia, con
le cadute dall’alto che sono la stragrande maggioranza i morti di
questa categoria, autotrasporto, lavori domestici; negli infortuni
domestici muoiono diverse casalinghe, ma anche parecchi uomini che si
improvvisano elettricisti, antennisti, fabbri, imbianchini,
giardinieri ecc. Esiste un grandissimo problema di sensibilizzazione
sui rischi che si corrono improvvisandosi “esperti” in lavori
pericolosissimi, che richiedono una grande preparazione. Prevenzione
e sensibilizzazione che dovrebbe fare lo Stato nelle sue
articolazioni: purtroppo non sanno neppure quanti sono i morti in
queste categorie e in nero. L’industria (tutta l’industria) che,
avendo presenti sindacati e rappresentanti della Sicurezza, ha un
numero di morti relativamente molto basso sui luoghi di lavoro e
questo nonostante un numero enorme di addetti. Tantissimi però
muoiono in itinere, che è cosa diversa da chi muore sui
luoghi di lavoro. Con l’itinere aumenta in modo notevole il numero
di morti nella categoria, ma è anche forviante, se parliamo dei
morti sul lavoro propriamente detti. Per lo Stato anche l’itinere è
considerato, giustamente, come parte del lavoro, ma richiede
interventi diversi e un cambiamento nell’organizzazione del lavoro
in entrata e in uscita con orari flessibili per chi deve gestire un
carico familiare e non dover correre uccidendosi per le strade.
Caporalato anche di Stato negli appalti, i 5 morti di Brandizzo che
lavoravano sulla rete ferroviaria non erano dipendenti delle Ferrovie
di Stato, ma dipendenti di una ditta esterna: sono lavoratori ridotti
in uno stato che ricorda i lavoratori dei primi del novecento.
Emblematica in questo senso la morte di qualche mese fa di un
operaio, che è stato travolto da un escavatore di una ditta diversa
pur lavorando nello stesso cantiere: il lavoratore morto era andato a
parlare con quello dell’altra ditta, probabilmente per vedere come
procedere coi lavori comuni. I lavoratori morti itineranti: sono i
tantissimi residenti del Sud Italia che vanno a morire al
centro-nord, ma ci sono anche quelli che muoiono nel sud e
che abitano al nord, anche se è una quota minoritaria, questo
pendolarismo provoca anche tanti morti sulle strade. Percentualmente
le donne morte sui luoghi di lavoro sono relativamente poche, ma
perdono la vita numerosissimi in itinere, delle 108 monitorate, quasi
tutte sono morte in itinere, ma tante come per gli uomini sfuggono a
queste statistiche, come del resto gli uomini perché lavorano sulle
strade come le rappresentanti e le agenti di commercio, le donne
sulle strade muoiono quasi quanto gli uomini. Le donne svolgono
spesso un doppio o il triplo lavoro, corrono sulle strade per
arrivare in tempo sui luoghi di lavoro, dopo aver accudito la
famiglia, i figli, a volte gli anziani genitori: lo stesso quando
finiscono il turno di lavoro. Allucinante il caso di una mamma che
aveva chiesto un quarto d’ora di orario flessibile per riuscire a
portare i figli a scuola, ma gli è stato negato dall’azienda nella
quale lavorava ed è stata costretta a licenziarsi, poi non
lamentiamoci che in Italia non si fanno più figli, le donne mica
sono votate al martirio. Anche Eurostat, conteggia come morti sul
lavoro solo quelli che muoiono sul posto di lavoro. E’ per questo
che l’Osservatorio tiene separate nettamente queste due tipologie
di morti sul lavoro, i morti sui luoghi di lavoro sono concentrati
nelle piccolissime aziende, tra gli stessi artigiani dove muoiono
numerosissimi, tra i morti in nero, soprattutto anziani che perdono
il lavoro in tarda età, che continuano a lavorare per le magre
pensioni e perché spesso sono l’unico sostentamento, per aiutare
con il loro lavoro i figli e le famiglie dei figli, che continuano a
lavorare la terra nonostante l’età, per le basse pensioni,
ma anche per non vedere andare in malora il lavoro di una vita: il
33% dei morti sui Luoghi in Italia hanno più di 60 anni Sconvolgente
vedere che i morti schiacciati dal trattore sono stati nel 2023 167,
lo stesso numero del 2022, e oltre 2300 da quando ho aperto
l’Osservatorio, Avvertenza speciale, i morti sono addebitati nella
provincia dove è accaduta la disgrazia o la strage e non a
quella di residenza: sono molti i lavoratori che sono morti in
trasferta in altre Province e Regioni. Complessivamente le donne
morti sul lavoro hanno superato quest’anno il numero di 100, con un
leggero decremento rispetto al 2022, dove sono state complessivamente
137
La nazionalità dei morti sui luoghi di lavoro
sotto i 60 anni e non italiani sono: Albania 24 morti, Romania 20.
Marocco 10, India 6, Moldavia 5, Serbia 4, Egitto 3, Ghana 3, Polonia
2, Bulgaria 2, Grecia 2, Ucraina 2, Tunisia 2, Kenya 1, Mali 1,
Nigeria, Perù 1, Russia 1, Sri Lanka 1, Slovacchia 1, Stati Uniti 1,
Colombia, 1 Argentina, Gambia 1, Bangladesh 1 Bosnia 1, Cina 1, Costa
D’avorio 1, Croazia 1, poi altri 9 stranieri che però non è stato
possibile risalire alla nazionalità, a volte è difficilissimo
riuscire a sapere addirittura chi sono.
Gli stranieri sotto i 60 anni i morti sui luoghi
di lavoro sono già il 28% sul totale e siccome svolgono i lavori che
gli italiani non fanno più diventeranno la maggioranza in pochi
anni. E’ una situazione che dovrebbe essere ben valutata e cercare
di rimediare, per non trovarci tra qualche anno a fare i conti con
questa realtà: basta vedere le Banlieue francesi per rendersi conto
di come potrà essere il nostro Paese tra qualche anno. Sono a darvi
i morti sui luoghi di lavoro di tutte le province e regioni italiane
con le percentuali dei morti sui luoghi di lavoro rispetto al numero
di abitanti, che riteniamo l’unico parametro valido. Non si possono
fare statistiche e indici occupazionali e dare colori diversi a
Regioni o Province quando a morire sono per il 40% lavoratori che non
dispongono di nessuna assicurazione specifica, o che sono assicurati
a istituti diversi da INAIL, che soprattutto muoiono in nero.
Abbiamo fatto questo per fare chiarezza su quanti in realtà muoiono
sui luoghi di lavoro, separandoli dai morti in itinere, che
richiedono interventi diversi, soprattutto per chi ha un carico
famigliare, che dovrebbe sempre avere un orario flessibile di entrata
e uscita dal lavoro. In allegato le Regioni e le Province italiane
che hanno più morti sul lavoro per numero di abitanti, così come fa
Eurostat. Partendo dalle più virtuose Facendo diversamente sommando
i morti sui luoghi di lavoro e sulle strade si inquinano i parametri,
e si fanno interventi dove ce n’è meno bisogno. Buon 2024 per i
lavoratori italiani, sperando che quest’anno sia migliore del 2023.
Chiedo all’Europa di interessarsi a queste
tragedie italiane: con le Istituzioni italiane non è possibile
avere nessuna collaborazione e ascolto: non si sono mai degnate di
rispondere e commentare le migliaia di mai spedite dall’Osservatorio
in queste 17 anni di monitoraggio, e questo perché contestavo la
loro narrazione minimalistica che è poi la stessa che viene mandata
in Europa da INAIL. E’ questa la democrazia in Italia? Non c’è
che da sperare nell’Europa per farsi finalmente ascoltare.
* Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio
Nazionale di Bologna morti sul lavoro sito Internet
http://cadutisullavoro.
in allegato i morti sui luoghi di lavoro nelle Regioni e nelle
province italiane nel 2023