da
Operai Contro 2
Se non si ha il coraggio di lottare, si dovrebbe avere almeno il
coraggio di dire le cose come stanno agli operai. L’aristocrazia
operaia all’interno delle fabbriche a Melfi non sta combinando
niente se non ciclicamente farsi eleggere per continuare a non
lavorare sulle linee dove gli operai sono costretti a sgobbare con
tempi sempre più ridotti e carichi di lavoro sempre più
aumentati.
Quando gli operai entrano nello stabilimento centrale
con la paura di non farcela fino a fine giornata, quando sudano per
correre dietro le operazioni di lavoro assegnate, non ci vuole molto
per capire cosa stanno passando.
Nello stabilimento centrale,
come in tante fabbriche dell’indotto, è una giungla, il leone è
il padrone e il resto deve fare tutto quello che lui decide.
Il
padrone ha deciso di smantellare una linea e così ha fatto.
Il
padrone ha deciso di mandare a casa gli operai mettendo nelle loro
tasche un po’ di soldi e così ha fatto.
Il padrone ha deciso
che gli operai devono andare in trasferta forzata e così ha
fatto.
Il padrone ha deciso chi deve lavorare e chi non deve
lavorare e stare in cassa integrazione e così ha fatto.
Il
padrone decide quale fabbrica deve chiudere prima delle altre
nell’indotto e così sta facendo.
I burocrati che si sono
fatti strada nel sindacato insieme all’aristocrazia operaia
lasciano fare tutto quello che vuole Stellantis. Invece di
organizzare tutti gli operai dell’indotto, gestiscono la chiusura
delle fabbriche, una alla volta.
Il compromesso servile dei
bidelli con il padrone per forza di cose non può dare risultati
contrari agli interessi del padrone.
I bidelli non possono fare
altro che limitarsi a piazzare gli striscioni di parrocchia nelle
varie fumose iniziative, eseguire l’arte degli sbandieratori e
pubblicizzare il tutto.
Chi ha accettato da sempre i compromessi
con il padrone e si è assoggettato non può ovviamente organizzare
tutti gli operai dell’indotto, può solo continuare a gestire il
gestibile.
E’ il padrone quello che comanda, quelli intorno a
lui devono e possono solo gestire quello che ha deciso: la politica
della chiusura di una fabbrica alla volta nell’indotto e il
licenziamento degli operai ammorbidito con il paracadute della cassa
integrazione fino a quando non precipiteranno sul lastrico.
A
Melfi sono mesi che si assiste a scene teatrali. I commedianti nelle
fila del sindacato chiedono in continuazione l’apertura di tavoli
in Regione per far credere agli operai che si danno da fare, ma
l’unica cosa che riescono a fare è aprire e chiudere i tavoli,
portando a casa gli operai con la cassa integrazione. Cassa
integrazione che, al di là delle chiacchiere e delle trombonate dei
bidelli, non sarà a tempo indeterminato.
I bidelli con il
sostegno della burocrazia sindacale e il padrone hanno ancora
l’abilità di immobilizzare e incantare gli operai. Molti operai si
illudono, ancora li seguono e li foraggiano con le tessere, con la
speranza di salvarsi da un futuro che appare sempre più nero. I
sindacalisti invece di organizzare gli operai, bloccare tutta l’area
industriale e chiedere conto a Stellantis, chiedono al governo di
aprire la borsa per continuare a foraggiare il padrone che ci sta
affamando.
Con questo andazzo, se gli operai non si
sveglieranno, Stellantis continuerà a fare quello che vuole e a
procedere con il suo piano industriale.
Crocco, operaio
di Melfi
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