dal blog
http://tarantocontro.blogspot.it
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Su Il Manifesto di oggi, in una pagina dedicata ai "duri e puri
dell'astensione", una pagina che si butta più sulla sociologia che sulla
politica, vi è una foto degli operai Ilva di Taranto e un articolo di
Gianmario Leone sul fenomeno dell'astensionismo a Taranto.
Scrive Leone: "E' molto probabile che i tarantini che si recheranno ai seggi
per votare saranno pochi, se non pochissimi. Anzi, a guardare i dati delle
amministrative 2012 c'è il rischio concreto di registrare un record storico
dell'astensionismo. Lo scorso maggio al 1° turno votò poco più del 60%... e
al ballottaggio, vinto dal rieletto Stefano appoggiato da tutto il
centrosinistra (e non solo, diciamo noi), votò invece soltanto il 43%; su
174mila aventi diritto, se ne presentarono 74.997, in 100mila preferirono
"andare al mare" (espressione volgare e insultante, stia tranquillo Leone al
mare non ci andarono più di quanto ci andassero gli altri giorni)".
Dopo di che l'articolo si dilunga sull'Ilva, riprendendo l'attuale vicenda e
la lunga tematica che l'attraversa, sulle responsabilità dei partiti
politici e delle istituzioni nella vicenda tragica dell'inquinamento e
sull'attuale allineamento a Riva e al governo - vedi decreto Aia - dei
partiti, cercando di stabilirvi una sorta di causa/effetto.
Qui Leone si sbaglia. Il primato e la crescita dell'astensionismo si
sviluppa a Taranto molto prima, ed è un'astensionismo operaio e popolare che
nasce sui problemi del lavoro innanzittutto, della povertà, dei diritti
negati in fabbrica e in città, nella discarica del dissesto finanziario
sulla povera gente, e naturalmente della sicurezza e salute in fabbrica e
sul territorio. Ma esso trova il suo radicamento anche nel fatto che una
forza politica e sindacale precisea, lo slai cobas per il sindacato di
classe e Proletari comunisti, conducono in forma organizzata e sistematica
la linea e la pratica del non voto e del boicottaggio elettorale,
organizzando negli anni iniziative e forme di lotta quali riconsegna
collettiva di certificati elettorali, proteste e forme di rivolta nei giorni
di campagna elettorale - vedi in particolare negli anni scorsi quelle delle
lavoratrici e lavoratori delle ditte di pulizia delle scuole, degli appalti
comunali e più recentemente quella dei disoccupati organizzati - che
unitamente alla campagna esplicita con volantini all'Ilva e appalto di
Taranto, hanno fatto del non voto e perfino della minaccia credibile di
blocco delle scuole dove stavano i seggi elettorali, una costante arma di
lotta.
A questo, oggi certamente si è aggiunta la vicenda Ilva, ma non nel senso
che ne parla Leone. Perchè qui i sostenitori più spinti della chiusura
dell'Ilva si sono sempre presentati alle elezioni e anche in queste elezioni
esponenti di essi votano e sono candidati. Perfino nelle fila del Comitato
liberi e pensanti, sono non pochi coloro che votano per 'Rivoluzione civile'
o 'Grillo'.
Se fosse tutto un fenomeno "spontaneo e sociologicamente determinato", come
mai non si registra in altre regioni e in altre provincie vicine che sono
toccate dagli stessi problemi di lavoro,precarietà povertà? Come mai non si
registra nelle altre città dove esistono analoghi disastri ambientali? Come
mai Grillo viene a Taranto e non riempie la piazza?
Anche se questa volta anche a Taranto, trainato da tv e Mass media, Grillo
prenderà parecchi voti a Taranto anche tra gli operai dell'Ilva. Ma
certamente anche questi signori non sono in grado di ricucire il distacco
tra masse e Stato borghese che trova le sue ragioni nei problemi sociali e
politici dei proletari e delle masse popolari, e che qui a Taranto ha
trovato una precisa sponda politica e sindacale di classe che contribuisce
ad lalimentarla, orientarla e si sforza di trasformarla nel tempo in
coscienza e organizzazione.
E non si tratta di 'puri e duri' dell'astensionismo, come si dice con
superficialità, ma di comunisti, classisti e antagonisti che lavorano
quotidianamente per trasformare questo rifiuto del voto in rivolta popolare
organizzata e che operano perchè il rifiuto del voto sia embrione di
coscienza da "deviare", indirizzare verso l'unica strada vera e concreta la
rivoluzione (non quella "civile", ma proletaria) per porre fine a un sistema
che nega salute, lavoro, salari, vita dignitosa. Una strada ancora lunga e
tortuosa, ma che avanza determinata
In questo senso, pensiamo che l'altra Taranto, la tarantocontro, farà la sua
parte anche in questa elezione
dal blog tarantocontro
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Noi sul voto la pensiamo come Michele Riondino..
sul 'quotidiano' di oggi Michele Riondino dichiara
"che bello sarebbe se lunedì, tra i risultati che indicheranno il vincitore
di queste elezioni politiche , tra i titoli che documenteranno l'Italia al
voto ci fosse un servizio, un articolo sull'unica città astenuta TARANTO, Un
servizio che parli dei suoi cittadini che rifiutando il bieco gioco e
traditore di falsi rappresentanti politici, rifiutano di prestarsi ancora
una volta alla farsa e recandosi ai seggi si avvalgono di un sacrosanto
diritto, ovvero quello di farsi annullare la scheda "
purtroppo alcuni o molti non lo sappiamo attivi nel 'Comitato liberi e
pensanti' la pensano diversamente, pur avendo nei mesi scorsi sostenuto
Michele nei comizi e assemblee, pure avendo il 15 dicembre attaccato tutti
i partiti e le istituzioni, nell'avvicinarsi delle elezioni non li abbiamo
molto sentiti sulla questione e sappiamo per certo che alcuni sono corsi a
votare Ingroia, altri Grillo..
purtroppo solo noi abbiamo fatto una campagna esplicita e visibile per il
boicottaggio delle elezioni.. nel silenzio e censura reale di stampa e
televisioni...abituati a seguire, mode e folclore mediatico... piuttosto che
argomenti attività militanti costanti, serie e determinate...
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domenica 24 febbraio 2013
elezioni e boicottaggio - il caso taranto
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